52 “disegni alla lavagna” (Wandtafelzeichnungen, gesso colorato su cartoncino nero) di Rudolf Steiner, filosofo austriaco conosciuto come fondatore dell’Antroposofia e architetto sono presentate al Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università di Roma “La Sapienza”, nell’ambito di un complesso progetto di ricerca che fa capo alla cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea di Simonetta Lux e alle peculiarità di questo eccentrico Museo Lab (unico in Italia e in Europa), nel quale ricerca scientifica e storico_critica dell’arte si sposano in un’intimità scandalosa con la teoria della cura critica- cioè con la elaborazione e messa in opera di modalità di creazione comunicazione del pensiero e del concetto, quindi (anche) dell’arte.
Non potevamo non incontrarci, perciò, con una figura di grande interesse come il direttore del Rudolf Steiner Archiv di Dornach, Walter Kugler, grazie al quale questi capolavori dell’arbitrarietà referenziale, questi disegni di Rudolf Steiner furono sdoganati da una sorta di esclusione dal mondo culturale, di esclusività d’uso dei suoi discepoli (la cui eventuale devozione era aspramente temuta dal filosofo stesso), ed inserito finalmente nel duplice contesto delle edizioni dell’opera teorica e progettuale del fondatore dell’antroposofia.
Arte/non_arte, questi disegni di Steiner?
Alla luce dei caratteri dell’arte contemporanea delle avanguardie, antiavanguardie e neoavanguardie del XX secolo ed oltre, si potrebbe definire questo interrogativo retorico, poiché il concetto di corrispondenza assolutamente arbitraria tra significante e significato, e comunque il principio dell’arbitrarietà del segno istituisce tutta l’arte di quest’epoca di cui parliamo : e così dovrebbe vedersi quell’arbitrarietà in Steiner la pluriforme modalità del relazionarsi dei suoi fantasmatici disegni al suo pensiero, ai suoi scritti e alle sue conferenze.
Certo è che proprio all’interessamento di due allievi di un artista (uno dei più grandi artisti del novecento) Joseph Beuys, cioè di Johannes Stuttgen e Walter Dahn, e al supporto tecnico e teorico di Walter Kugler, direttore dell’archivio Steiner a Dornach, i disegni sono divenuti oggetto di esposizione , cioè tracce segni al pari di quelle tracce e segni (di pensieri, azioni, concezioni, ideologie) che sono le opere d’arte contemporanea.
Perciò li abbiamo visti in alcuni nei maggiori musei del mondo (Austria, Finlandia, Germania, Giappone, Stati Uniti, Sud America, Svezia, Svizzera) e in aree di risonanza culturale a livello universitario come l’Art Museum della Berkeley University of California, ed ora qui a “La Sapienza ” di Roma.
Come scrive il curatore senior del MLAC, Domenico Scudero “attraverso l’analisi dei “disegni alla lavagna” Steiner si svela allo sguardo e al pensiero, sottraendosi a qualsiasi riduzionismo, all’interno di un ordine ipotattico e metastorico, rappresentando tutto il portato culturale che ha agito e re-agito all’eterna dicotomia fra arte e scienza, romanticismo e positivismo. Parola e immagine, appartenendo ad un comune piano di metaforicità, si manifestano in una “formazione eterogenea” che eccede lo stesso soggetto discorsivo e nell’eccesso produce, nel segno di un’immagine, l’eventualità di un’opera d’arte”.
Accanto ai 50 disegni di Steiner scelti da Walter Kugler, con lui d’accordo (diciamo poi: tanto per cominciare, dando un segno di proiezione attuale di un immaginario ancora tutto da esplorare) Simonetta Lux propone una scelta di opere di artisti contemporanei nell’intento di tracciare una rete possibile di rapporti elettivi all’interno di un rigoroso percorso ontologico-ermeneutico. Se Joseph Beuys è stato il primo artista concettuale che dopo la seconda guerra mondiale ha esplicitamente accompagnato la sua ricerca formale alle teorie sociali e politiche di Rudolf Steiner. In molti anche inattesi autori contemporanei internazionali si può rintracciare un’attitudine teorico_concettuale se non altro di matrice culturale condivisa od analoga a quella che portò Steiner ai suoi incredibili intuitivi sguardi sulla condizione dell’uomo, sull’intimo intreccio arte/scienza, sulle religioni.
Ecco dunque gli italiani Achille Perilli nelle sue strane sculture pitture e Luigi Ontani un autore incarnante concetti come raramente avvenuto, il montenegrino Ilija Soskic, il Giapponese Ikeda Uemon, e naturalmente Joseph Beuys, le cui biografie ed alcuni testi poetici proponiamo qui a lato.
Al Convegno del 27 febbraio presso il MLAC nuove risposte a tali interrogativi.
Vi interverranno Walter Kugler, filosofo direttore del Rudolf Steiner Archiv di Dornach, Simonetta Lux ordinario di Storia dell’arte contemporanea a “La Sapienza” e direttore del MLAC, Veit Loers, storico dell’arte e già direttore del Museum Abteiberg in Munchengladbach del Museum Fridericianum e di Dokumenta in Kassel, Wolfgang Zumdick storico dell’arte e filosofo, David Auerbach, medico, Università di Graz (Austria), Dragika Cacic Soskic, gli artisti Achille Perilli, Ilija Soskic, Ikeda Uemon, l’architetto Vittorio Leti Messina autore di interessanti libri su Steiner e l’architettura.
ILIJA SOSKIC
Una domanda a Ilija Soskic su Rudolf Steiner
di Vania Granata
Vania Granata: Vorrei che mi precisassi in che modo il tuo percorso espressivo si relaziona al complesso universo antroposofico di Rudolf Steiner.
Ilija Soskic: Conosco Steiner soltanto di riflesso e non lo so se è abbastanza (pur essendo vero che per me il riflesso è sempre molto importante).
Ci sono le due realtà: quella del contenuto dei fatti e l’altra dell’aura-messaggio, la quale considero di urgente importanza perchè si applica all’aura-messaggio-cultura della filosofia della libertà. Il contenuto di un mio “triangolo”, costituito da tre filosofi che precedono il pensiero steineriano (Berdjajev-Jaspers-Kierkegaard) rivela un interpretazione sulle posizioni necessitate.
Stabilita una volta la radice del pensiero moderno della filosofia della libertà si può avere un pensiero più chiaro ed una sintesi analitica sull’ “effetto Steiner”. Come artista trovo molto importante tener presente il anthropos-sofos dalle lavagne disegnate da Steiner con le sue didascalie ipotetico-teoriche sulla “re-definizione del globo” e dei processi dinamici.
Questi fatti approdano indispensabili per la creatività, e quindi per l’arte e l’arte-ente. Sono una cosa di estensionalità di cui si occupano anche i metamatematici come Wittgenstein e, particolarmente, Hilbert con la formula 0?0. Proprio questa formula, d’accordo e disaccordo con ogni cosa (per cui negata dai matematici logici), viene riconosciuta da tutti come una formula di estensionalità, perciò fondamentale per l’arte!, esclusa l’ambiguità e falsità ed altri casi degeneri, ovviamente.
Credo che l’angoscia intellettuale di Steiner fondamentava in questo. Così la (sua) re-definizione del mappamondo suggerisce l’urgenza dell’ontico, che dovrebbe esser un’urgenza di tutti, penso…