L’edizione 2004 dell’ARTE FIERA di Bologna, giunta alla sua ventottesima edizione, ha aperto in uno spazio ampliato rispetto al passato; duecentocinquanta le gallerie specializzate in opere d’arte moderna e contemporanea, provenienti da tutto il mondo, che hanno esposto.
Sotto i migliori auspici dell’organizzazione, e all’insegna della qualità come afferma Luca Cordero Di Montezemolo, si parla di un andamento “effervescente” delle vendite anche se non tutti gli espositori concordano.

La Fiera: uno spazio rinnovato ed ampliato per le opere d’arte diviso in quattro padiglioni, il padiglione 33 dedicato all’arte moderna e alle opere della prima meta’ del ‘900, i padiglioni 31 e 32 dedicati all’arte più vicina a noi ed il 34 che raccoglie multipli d’arte e stampe originali. Trentamila mq, di pitture, sculture, fotografie, installazioni, video, disegni, una panoramica abbastanza completa delle arti visive dall’ottocento ad oggi, o meglio delle arti visive dall’ottocento ad oggi in vendita, davanti alla quale si può rimanere ammirati, indifferenti, inorriditi.
Questa esposizione 2004 oltre la mostra mercato, punto centrale, si è snodata attraverso tre eventi: il convegno su “Investimento in arte e defiscalizzazione: quali opportunità” incentrato sui possibili ampliamenti del mercato attraverso la legislazione vigente o con eventuali modifiche; la scelta di Londra come realta’ artistica metropolitana da investigare, nelle sue gallerie, nelle ricerche condotte dai suoi giovani artisti, nella mostra “Tales of the City” I racconti della città nell’arte contemporanea, organizzata dal British Council in collaborazione con il Master di Creative Curating del Goldsmiths College di Londra ; la realtà multietnica e multireligiosa della Regione Balcanica, poco conosciuta ancora al mercato europeo, “The Balkans – a crossroad to the future” , a cura di Harald Szeemann.

L’esposizione ha preso il via da un avvenimento precedente, il Convegno su “Investimenti in arte e defiscalizzazione, quali opportunitaà” ( tenuto l’11\12\2003 nell’ambito di ARTE FIERA ) che ha fatto il punto su come dare più ampio respiro al mercato dell’arte, aumentare gli investimenti in campo artistico grazie ad una maggiore esenzione fiscale, potenziando il rapporto tra cultura, impresa ed economia e collegandolo anche al territorio ed alle sue potenzialità economiche.

Ogni anno ARTE FIERA apre alle realtà artistiche internazionali, dopo Berlino per la passata edizione, quest’anno l’attenzione è stata data, come si è detto, a Londra, sia con una significativa presenza di gallerie londinesi che attraverso la mostra TALES OF THE CITY, I racconti della città

nell’arte contemporanea, nella quale nove giovani artisti hanno sviluppato tematiche metropolitane. La città ed i suoi aspetti vengono approfondite dagli artisti: Abigail Reynolds traccia una carta morfografica della criminalità; Carey Young nella sua iterazione di diapositive restituisce i ritmi metropolitani; Conford e Cross attraverso le loro fotografie rimandano ad uno spazio urbano usurpato e recintato; Gary Stevens proietta immagini di quotidianità quasi alienante su cinque schermi con sonoro; Nathan Coley con il suo progetto parziale richiama l’idea di casa; Nils Norman ricicla l’architettura in un’ottica di critica all’arte pubblica urbana; Ori Gersht analizza il rapporto tra il presente ed il passato nelle sue fotografie; Paul Winstanley con i suoi quadri di paesaggi e ambienti vuoti ne analizza i mutamenti di luce; Zineb Sedia nel suo documentario evidenzia una tradizione orale venata di multietnicità.

THE BALKANS-A CROSSROAD TO THE FUTURE, le visioni dei Paesi Balcanici, a cura di Harald Szeermann, è stato l’altro evento mostra, nell’ottica della promozione e dell’avvicinamento all’arte europea ed al suo mercato, gli artisti della Regione Balcanica rappresentano una realtà multietnica e multireligiosa, in fermento ma ancora poco conosciuta. Ventisei gli artisti scelti dal curatore a proporre il dinamismo della Regione Balcanica.

Ma il vero evento è stato forse girare per lo spazio espositivo e respirarne l’aria. La Fiera di Bologna è un’esperienza interessante che in parte rapisce, diversa da qualsiasi mostra o evento, ha di peculiare questa tensione, quest’aria febbrile, pur essendo esposizione è comunque tesa a fare mercato, pur stupendo,la sua finalità è la vendita. Parte degli espositori parlano di flessione delle vendite, di pochi collezionisti importanti e tanti piccoli che vogliono acquistare per mille euro. Nell’alta affluenza, si parla sempre di più di trentamila visitatori, molti quelli che cercano l’affare o l’investimento. A parte la guerra di cifre altalenante tra i trenta ed i trentottomila, quest’ultima la cifra piu’ accreditata, pubblico di mercanti d’arte e artisti, professionisti e operatori del settore, studiosi e studenti, piccoli e grandi collezionisti, rappresentanti delle istituzioni, appassionati e curiosi.
Girando tra gli stand delle Gallerie italiane sono rimasta colpita da una sorta di ricorrente composizione, una parte dell’esposizione prevedeva: una arazzo di Boetti, un decollages di Rotella, una superficie bianca (a volte blu o rossa ma più raramente) di Castellani, un taglio di Fontana, dopo di ciò si andavano esplicando le scelte singole dei galleristi. Strana omogeneità di partenza.
Una differenza sostanziale per chi è abituato alle opere moderne e contemporanee è lo stato di conservazione, mai viste superfici pittoriche e monocromi, in particolare i tagli di Fontana, così compatti nella tessitura e senza alcuna patina. Si sa che è diverso il concetto di restauro nel mercato dell’arte, nell’eterno dibattito sul restauro dei manufatti contemporanei legato più al mondo delle istituzioni, è sorprendente vedere come i “sedimenti delle storia” di brandiana memoria non abbiano toccato le opere esposte in questi fantastici 30.000 metri quadri di esposizione.
Da visitare necessariamente il padiglione 32, dedicato all’arte più contemporanea, in uno spazio in cui l’allestimento si allontana dallo stand e si avvicina alla mostra, tra una tendenza all’arredamento e la ricerca di stupore, ho trovato interessante la consistente esposizione delle opere di Enrico Baj presso la galleria Giò Marconi. Ma anche le opere degli artisti cinesi presso la galleria D’Ascanio, Zeng Hao, Sui Jianguo, Zhang Xiaogang, Wang Ziwei che spaziando dalla pittura alla scultura, alla fotografia, agli arazzi tessuti di capelli danno una immagine delle ricerche delle arti visive cinesi.

Enrico Baj, Lady Fabricia Trolopp, 1964, Galleria Gio’ Marconi

Matteo Basile’, Narciso, 2003, Galleria Franco Riccardo Artivisive

Gu Wenda, Text in Fake, 2001, Galleria Anna D’Ascanio