Anton Roca, Espai Linear – Homenatage a Lluìs Companys, 2004-2008. Un projecte Alcoverenc, Centre d’Estudis Alcoverencs, dicembre 2011.

 

Il 21 aprile 2012 sarà presentato il volume trilingue di Anton Roca Espai Linear – Homenatage a Lluìs Companys, prodotto e curato dalla città di Alcover (Territorio Alt Camp, provincia di Tarragona in Catalunya), di cui è originario l’artista. Un monumento omaggio a Lluis Companys (1883-1940), repubblicano e antifascista, Presidente eletto dal popolo del Governo autonomo di Catalunya. Catturato dalla Gestapo fu consegnato al governo fascista spagnolo che lo fucilò il 15 ottobre 1940 nel castello di Montjuic di Barcelona. È il primo scandaloso caso di un presidente repubblicano eletto democraticamente ed ucciso da militari golpisti. Con l’accordo della Francia di Vichy. Ma la cosa più straordinaria è il fatto che si sia attivata una volontà assoluta di memoria civile, in una località – Alcover – con la quale il presidente non aveva nessun legame d’origine né politico diretto. È tuttavia la generazione degli anni Settanta, che dai padri ha saputo che quel Presidente lì aveva inaugurato personalmente la prima scuola pubblica – generazione di cui sono parte sia Anton Roca sia il suo coetaneo Anton Ferré Fons, sindaco di Alcover – fare da tramite di testimonialità verso le generazioni attuali, che nulla ricordano e che restano sbalordite al racconto di quegli eventi apparentemente così lontani, così apparentemente inutili.

Ed è straordinario che tale azione di attivazione della memoria storica e quindi politica sia affidata all’arte, al linguaggio degli artisti. Forse, tuttavia – a partire dall’ultimo quindicennio – non sorprendente, vista la azione critica e testimoniale che certi artisti contemporanei svolgono.

Anton Roca è uno di questi.

L’opera – scrive l’artista – è un segno fermato nel tempo: il nodo aperto del cappio dell’impiccagione? Comunque, un linguaggio scultoreo primario e tutta una serie di azioni che le persone che le si accostano compiono al suo interno suscitando una serie di interrogativi cui poi dovranno dare risposta con processi individuali di ricerca nella storia passata.

Storia che non è finita, se pensiamo al recente tentativo di inquisire il giudice spagnolo Garzon, proprio all’interno di quella ricerca di giustizia che gli orrori del franchismo, la repressione dittatoriale e le violenze persistenti hanno lasciato irrealizzata.

Una ultima nota: la Sede già della famigerata Guardia Civil è stata acquisita dalla città, e sarà il luogo delle arti e dell’unico linguaggio in grado di rivelare la ambiguità e la complessità del reale: il loro linguaggio appunto, la cui arbitrarietà ed indipendenza dai paradigmi della social/real politik è garanzia di verità.

Nella scultura Espai Linear Anton Roca “ha disegnato – scrive Pilar Parcerisas – a partire dallo sviluppo di una linea nello spazio, una struttura tridimensionale che dà origine ad uno spazio interiore dotato di quattro punti di vista diversi, che ne modificano la percezione in base agli spostamenti del pubblico. Sul pavimento di pietra di Alcover, come se si trattasse di un tappeto, la linea mantiene nella sua parte esterna una finitura ossidata, mentre all’interno sfoggia un rosso intenso, simbolo di energia, ma anche una ripresa dei colori della bandiera catalana, delle sue quattro strisce rosso-sangue, mito fondativo della Catalunya.

Con questa “linea” non chiusa ed apparentemente incrociata, pur nella sua astrazione, l’artista ha voluto indicare le due vie di una ricerca di libertà: incompiuta quella del presidente repubblicano Companys, così come quella della autonomia politica istituzionale ricercata dalla Catalogna.

L’artista rivendica un certo simbolismo al monumento, ma anche una capacità diretta, della forma, di attivazione della sensibilità e del pensiero di chi la va ad abitare: leggere entro la grande struttura le parole di Companys, entrare nella forma astratto geometrica, uscirne, circolarvi.