Arte Fiera Bologna 2013: dopo il settennio di direzione di Silvia Evangelisti, i nuovi direttori, Giorgio Verzotti e Claudio Spadoni, hanno mantenuto le promesse di grandi rinnovamenti per ciò che riguarda il “made in Italy”. In effetti, questa edizione si è arricchita di avvenimenti pur in una forma più contenuta: due padiglioni anziché tre, 135 gallerie rispetto alle 150 dello scorso anno. Quel che stupisce è che si sono quasi dimezzate le presenze internazionali: 27 nel 2012 e solo 12 per il 2013.

Aver “snellito” la quantità delle gallerie in mostra ha certo reso più fruibile al pubblico il complesso della fiera, cosa gradita quasi da tutte le gallerie presenti che hanno riscontrato una maggiore attenzione ai “prodotti” da loro esposti, auspicando però una maggior selezione “eliminando qualche galleria e tentando tutto il possibile per convincere quelle bravissime gallerie che quest’anno non son venute”, afferma Enrico Astuni, tra le quattordici gallerie, tutte italiane, selezionate per la nuova sezione di Arte Fiera “Solo Show”, in cui vengono selezionati i progetti curatoriali dedicati all’esposizione di un unico artista. I quattordici stand, concepiti come mostre personali, divengono proscenio di quella che è una vera mostra nella fiera: Storie Italiane. La mostra, curata da Laura Cherubini e Lea Mattarella, si propone, attraverso otto tematiche, un percorso nell’arte italiana dal primo Novecento ai giorni nostri, includendo chi fra “i protagonisti internazionali si è confrontato con la nostra cultura”, oltre ai maggiori esponenti italiani. Le curatrici hanno attinto dalle gallerie presenti a questa edizione le opere e gli artisti, con l’intento di avviare una riflessione “sulla vocazione che la Fiera di Bologna da sempre rivendica come propria, proponendosi come spazio di conoscenza e di promozione dell’arte italiana”. In quest’ottica si comprende la necessità di istituire delle visite guidate gratuite di tutta la Fiera, della durata di circa un’ora e trenta minuti.  

Arte Fiera Conversations, invece, è un programma di tavole rotonde suddiviso in tre categorie: “Looking forward/Guardare al futuro”, “In the Spotlight/Sotto al Riflettore” e “Centri e periferie. Incontri con curatori attivi in paesi emergenti”. Una “Special conversation” è quella con Robert Wilson, a cui è dedicata una mostra speciale E dei gufi Udii lo stridere, in anteprima per Arte Fiera, realizzata con installazioni multimediali e dedicata al Macbeth di Verdi, che aprirà le celebrazioni dei 250 anni del Teatro Comunale. Wilson ha partecipato alla presentazione del libro sui Ritratti di Bob Wilson in diretta telefonica, intrappolato nel traffico newyorkese, con Achille Bonito Oliva, Giorgio Verzotti e Nicola Sani.

Le premiazioni quest’anno sono tutte al femminile, sia per quanto riguarda il Premio Euromobil Under 30 – vinto ex aequo da Margherita Cesaretti e Valentina Miorandi – sia per il Premio Furla, vinto da Chiara Fumai, presente a Documenta (13) di Kassel e più marcatamente ideologizzata, perché, come lei stessa dichiara: “è importante che ci siano più femministe nell’arte italiana”.

Ebbene sì i compiti sono stati fatti. E pure bene, sotto certi aspetti. Si è rinnovato il contesto, si è dato valore alle opere e alla storia italiana dell’arte contemporanea, che fonda su basi solide per proiettarsi in un futuro di giovani artisti che meritano il riconoscimento internazionale.

Un invito, nonostante la crisi, ad allinearci con gli altri paesi, è l’iniziativa del tutto nuova di Arte Fiera 2013 di costituire un fondo di acquisizione di opere, per il quale BolognaFiere ha deciso di stanziare un proprio primo investimento di 100.000 euro. Si sono “sostenute” così le novità italiane: Flavio Favelli, artista ormai molto apprezzato per la capacità di riutilizzare creativamente materiali di recupero, spesso di ambiente domestico, in nuove imprevedibili sintesi plastiche – galleria SALES, Roma; il duo artistico Gioberto Noro, autori di riprese fotografiche di architetture di impeccabile limpidezza, giocate però su vedute ardite fra interni ed esterni – galleria Peola, Torino; Luigi Presicce, autore di un sontuoso polittico fotografico, esposto nell’ambito della mostra Storie Italiane, che richiama ad un tempo la pittura e scultura classiche insieme al cinema di Carmelo Bene – galleria Bianconi, Milano; Simone Pellegrini che con Teoria dei Rivelati prosegue nella sua intrigante ricerca di immagini misteriose e di sapore arcaico, un carattere sottolineato dalla pratica creativa, complessa e interamente manuale – galleria Cardelli e Fontana, Sarzana; Matteo Montani, autore di grandi superfici pittoriche che rivitalizzano le poetiche del colore su supporti costituiti da materiali inediti – Galleria Giacomo Guidi, Roma; Armando Lulaj, giovane artista albanese formatosi all’Accademia d’Arte di Bologna, autore di opere di forte impatto emotivo e dedicate a tematiche sociali, che indaga con la più ampia scelta di mezzi espressivi – Galleria Deanesi, Rovereto; Luca Pozzi, impegnato in una ricerca originale di confronto fra assiomi scientifici e tradizione artistica che lo spinge a superare, nelle dimensioni e lella scelta dei materiali, i limiti dell’opera tradizionale – Galleria Luger, Milano; Federico Solmi, con la sua figurazione aggressivamente ironica e la scelta di operare in modo sdrammatizzante con i mezzi tecnologici – galleria Jerome Zodo, Milano.

Come ogni anno il bilancio, in fondo, è da considerare positivo. Il pubblico c’è stato, più quindici per cento, la movimentazione di opere e di artisti pure. I vip, i collezionisti, erano presenti, 1000 provenienti da Francia, Germania, Svizzera e Olanda. Forse non si è raggiunto ciò che si sperava, ma le previsioni non erano positive a causa della crisi. La percezione generale è comunque positiva, tutti più o meno contenti di un bicchiere che, essendo mezzo, può entusiasmare gli ottimisti verso il pieno e i pessimisti verso il vuoto.

Il sospetto è che la crisi, oltreché una realtà che ha scoraggiato molte gallerie di qualità a partecipare, puntando piuttosto verso Fiere internazionali, abbia acquisito un valore aggiunto: quello di alibi. Infatti qualche cosa è mancato. Non tanto la novità di ricerche artistiche: questa, per quanto giovevole ed essenziale, non è in realtà determinante perché quando le opere sono di valore e rivolte ad un pubblico attento e preparato, per quanto prudente, stimolano, incuriosiscono, inducono ad approfondire e magari ad investire. Quello che è mancato a Bologna, e che manca forse in Italia, è quel profumo di internazionalità, da non intendersi come esterofilia, ma come il tentativo di uscire da percorsi obbligati, quel non avvertire la presenza di un monopolio curatoriale per ciò che deve essere visto, consacrato e dunque acquistato.

La sensazione si è fatta sospetto nella constatazione che le mostre OFF non esistono più. Anziché l’anarchia di proposte, talvolta scomposte, ma sicuramente indipendenti, al loro posto si è promosso Art City, un programma istituzionale, nato dalla collaborazione di BolognaFiere e il Comune di Bologna, coordinato dal Direttore di MAMbo e Bologna Musei, Gianfranco Maraniello. Tra le tante proposte quella che ha mosso di più il pubblico sembra essere stata la performance Il giudizio delle ladre, presentata da Luigi Presicce e Maurizio Vierucci (Oh Petroleum), il primo già premiato con l’acquisto del fondo BolognaFiere. Non si vuole mettere in discussione il valore dell’artista, ma si percepisce che il Sistema dell’Arte italiano sceglie, decide, propone, non curandosi di realtà indipendenti, pure importanti, che dovrebbero trovare un maggiore sostegno.

Probabilmente chi vuole vedere nuove ricerche artistiche, sperimentali, in dialogo con artisti internazionali e con nuove formule comunicative, deve andare alla neonata Fiera di Arte Contemporanea Indipendente: Setup Art Fair. Eccomi alla inaugurazione, tanta folla, anche qui un gran successo di pubblico, buono il lavoro di comunicazione tramite i media. Sulle orme di The Others che a Torino è parallela ad Artissima, SetUp è una fiera per giovani gallerie, giovani curatori/critici e per artisti emergenti, under 35, che sognano un giorno di approdare negli stand di Arte Fiera, come esplicita Alice Zannoni, ideatrice e curatrice di SetUp: “SetUp vuole essere il nuovo, il futuro…e vuole essere un trampolino di lancio. Vorrei che gli artisti giovani che oggi sono da noi, fra tre anni siano ad ArteFiera perché l’ambizione di tutte le gallerie è essere ad ArteFiera ed è giusto così!”. Insomma un Purgatorio, una tappa per il Paradiso. Rispetto ai fratelli maggiori torinesi, che almeno nel nome si pongono in alternativa a ciò che offre la fiera di Torino (anche se esisteva già Parartissima), qui l’intento di essere un’alternativa al sistema dell’arte non sfiora minimamente le menti di chi l’ha creata, anzi si propongono di esserne un primo gradino.

“COS’È SETUP? È una fiera d’arte contemporanea che per tre giorni darà visibilità a gallerie, associazioni culturali, fondazioni, accademie e all’editoria di settore, che rivolgono il loro interesse all’arte emergente di qualità. Le stanze ubicate al primo piano dell’Autostazione verranno abitate temporaneamente da 30 espositori selezionati da un Comitato Scientifico sulla base del progetto presentato.” Questo il loro biglietto da visita nella pagina web.

In realtà, le ventisette gallerie selezionate, non tutte corrispondenti nella piantina fornitaci, sono venticinque per la ideatrice e curatrice Simona Gavioli, che provocatoriamente scrive di sé per presentarsi nel sito ufficiale: “Fra tre anni voglio scrivere di arte, sesso e cucina dalla spiaggia di San Paolo”. SetUp pare voler rappresentare il livellamento creativo verso forme mimetiche già presenti, già viste… Già! Una cosmesi dell’arte ufficiale presente in ArteFiera i cui due curatori, Giorgio Verzotti e Claudio Spadoni, hanno onorato della loro presenza all’opening, ostentando una condiscendente accettazione della loro nascita. Ma forse si spiega tutto con la considerazione di Marco Mangani, ideatore e curatore di SetUp anche lui, che commenta sulle pagine web di Artribune a chi esprimeva dubbi sulla nascita dell’ennesima fiera di arte contemporanea in Italia: “SetUp, nelle nostre speranze, forse idealizzanti, è una sorta di innesto…pianta nella pianta…niente di “nuovo” apparentemente, almeno fin quando quel rametto non produrrà i suoi frutti, dichiarando la sua alterità, maturando e modificando infine la pianta madre stessa”. Il direttivo, Simona Gavioli, Marco Aion Mangani e Alice Zannoni, assicurava: “pragmaticamente, possiamo esistere perché esiste ArteFiera, ma SetUp si posiziona cum lateris, in una dimensione del tutto differente dalla fiera madre per genesi, intenzioni e obiettivi. (…) La novità è il format: … un evento che, oltre l’aspetto puramente commerciale e fieristico, potesse essere uno stimolo per il futuro … creare le basi per riavviare il processo culturale. … far interagire tutte le figure professionali del sistema dell’arte artista, gallerista critico/curatore”. Rigorosamente, almeno artista e critico/curarore under 35. La qualità è garantita dal comitato scientifico composto da Antonio Arévalo, Marina Cavallarin, Valerio Dehò, Eugenio Viola, Viviana Siviero e l’artista Alessandro Bergonzoni che, insieme a Gino Sabatini Odoardi e Svetlana Ostapovici, hanno realizzato tre opere site specific. “La parola scommessa è la chiave di volta di tutto il progetto ma soprattutto è la chiave per il futuro”. Come dare torto a chi ha compreso che il popolo italiano è un gran scommettitore, che molte vite si affidano a una dea da grattare o a un biglietto della lotteria? Anche qui un Premio, una personale all’Officina delle Zattere a Venezia, sia all’artista Gianni Moretti che alla sua curatrice Manuela Pacella. Non si vince con un’opera ma con il progetto per una installazione urbana, un monumento funebre, in memoria o come monito delle violenze sulle donne: Progetto La Bell’ra, installazione site specific, una vetrina di piccole dimensioni da installare all’altezza degli occhi, di giorno riflettente e di notte animata dal video di una falena intrappolata verso la rincorsa della propria luce.

Attenderemo, senza troppa ansia, che al rametto di SetUp spunti il primo frutto.

Dall’alto:

Ingresso ArteFiera Centro Servizi

ArteFiera Stand vista dall’alto

Kaarina Kaikkonen – SOLO SHOW, Z2O Galleria – Sara Zanin

Armando Lulaj – Solo Show; Paolo Maria Deanesi – Opera acquisita Fondo BolognaFiere

Conversations. Nuove modalità di collezionismo. Da sinistra: Giuliana Setari Carusi, Antoine de Galbert, Giorgio Verzotti

Robert Wilson, E dei gufi Udii lo stridere, installazione video

Mario Merz, Fibonacci, 1971 struttura triangolare in tubolare di ferro, rete metallica, cera, numeri al neon. cm 300x120x30 (in primo piano, sulla destra, Luigi Mainolfi)

Joseph Kosuth, Texts for Nothing #14, 2010, Blacked out warm white neon, cm 15,7×111,4. Galleria Lia Rumma Napoli/Milano

Alessandra Maio, Melolontha melolontha – have you find the bug?, 2013, 65 x 120 cm – BI-BOx Art Space – SetUp