Fino 14 settembre 2014 MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolovia Guido Reni 4A, Roma. Info: 063225178; www.fondazionemaxxi.it

Fino al 15 giugno 2014 GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea Via Magenta 31, Torino. Info: 0114429518; www.gamtorino.it

Fino al 18 agosto 2014 MADRE Museo d’Arte Contemporanea Donneregina Via Luigi Settembrini 79, Napoli. Info: 08119313016; www.madrenapoli.it

Catalogo edito da Electa

Il silenzio. Il silenzio è la condizione. Il silenzio è la condizione per calarsi nelle opere di Ettore Spalletti in un trasporto che comporta la capacità della riflessione. Il cromatismo dei suoi quadri, delicato e avvolgente, si misura con la superficie e contemporaneamente allude alla tridimensionalità. A volte il bianco contrasta con altri colori, a volte il colore è puro. Ma sempre la realtà pittorica agisce con una sensibilità che accompagna l’uso della materia all’origine. Sembra ci sia prospettiva, quando i suoi lavori sono, al contrario, quasi sempre, totalmente astratti, e il pigmento è disteso in maniera piatta. Nasce una condizione che evidenzia la propensione all’estroiettarsi del quadro. Avvicinarsi per poi allontanarsi dalle opere per capirne la sostanza e comprenderne le note cromatiche. Il pigmento da lui utilizzato, come nella migliore tradizione italiana, comporta un’unione fra emozione, che a volte si rivela trattenuta, e tecnica. Lo studio sui materiali è raffinato e raggiunge un equilibrio stabile e instabile allo stesso tempo. Si manifesta l’accuratezza nel rapporto fra ciò che si vede e ciò che sottende la pratica artistica. Ne esce un ritratto di delicate intrusioni sulla retina che appoggiano su solide rappresentazioni subliminali della superficie data come atto di amore verso la creazione. L’appiglio visivo è una tensione fra accompagnamenti in un sito intimo e solarità avvolgenti. In maniera tenue prorompe la materia cromatica, in maniera tenue prorompe il coinvolgimento sensibile. La percezione si fa struttura che trasmette al di là dello spazio fisico dei lavori. Un piccolo o un grande scarto rivelano la volontà di andare oltre l’elemento a sé stante per comunicare l’evento interattivo. Tale evento interattivo non è mai prepotente, ma si pone come sottile mediazione di ciò che appare, in modo da condurre verso l’introiettarsi dello spazio, per un colloquio estrusivo. Accade che la nostra percezione acquisisca uno strato successivo alla piattezza del primo dato anche per la qualità luminosa delle opere; la luce che emana dall’opera segna il passaggio alla spazialità, a volte con, a volte senza, mediazioni oggettive. E la luce collima con il desiderio di spingersi, di impegnarsi nella realtà cognitiva. Anche nella scultura si mantengono queste caratteristiche rafforzate dall’effettività della tridimensionalità che vince la scommessa di attuarsi con la stessa delicatezza delle declinazioni pittoriche.  Al MAXXI di Roma è in corso la personale di Spalletti “Un giorno così bianco, così bianco” a cura di Anna Mattirolo per il MAXXI di Roma, Danilo Eccher per la GAM di Torino, Andrea Viliani e Alessandro Rabottini per il MADRE di Napoli. Successive le mostre collegate a questa esposizione alla GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino fino al 15 giugno 2014 e al MADRE Museo d’Arte Contemporanea Donneregina di Napoli fino al 18 agosto 2014. A legare le tre mostre la foto, presentata in tutte e tre, in bianco e nero, dell’esposizione “E porgere, chissà da quale tempo, quanto rimane vivo” svoltasi a Pescara nel 1976: nel Bagno Borbonico Spalletti aveva posto due calchi in gesso colorati di rosa e celeste che andavano a sostituire due pietre di quell’antico pavimento, l’artista è andato a spolverare la superficie per tutta la durata della mostra spargendo il pigmento tutto intorno. Al MAXXI si possono vedere vari lavori monocromi denominati “Parola di colore” del 2011 che esprimono attraverso le tonalità del celeste e del rosa. Nella sala espositiva diverse sculture dal titolo “Colonne sole”, del 2014, in cui la colonna si trasforma in pilastro e il bianco accecante che le contraddistingue agisce nell’atmosfera. “Voce bassa” del 2014 è un “tappeto” di legno, resina e colore che emana luce e coinvolge lo spettatore in un viaggio visivo. “Carta” del 2014 è costituita di impasto di colore su carta e legno: una cornice in legno laccato in dialogo con la carta crea un gioco percettivo che allude alla tridimensionalità. Centrale nella sala, la stanza di quattro metri per lato che prende il nome di “Un giorno così bianco, così bianco”, del 2013, che dà anche il titolo alla mostra. All’interno della stanza undici quadri bianchi accompagnati da interventi di colore giallo che rendono la relazione più evidente in mostra fra scultura e pittura, relazione che percorre tutta l’opera di Spalletti. Il tempo che si insinua nell’apprendimento percettivo delle opere dell’artista è un tempo lento che va a scavare nell’inconscio e attiva risonanze psicologiche suggerite anche dai titoli. 

Dall’alto

Ettore Spalletti
foto: Azzurra Ricci
 
Dolce far niente 1997
XLVII Biennale di Venezia, 1997
Foto: Attilio Maranzano
 
Sala delle feste 1998
Musée de Strasbourg, Strasburgo, 1998
Foto: Attilio Maranzano
 
Scoglio 1997
Galleria Massimo De Carlo, Milano, 1997
Collezione Setari
Foto: Studio Blu
 
Stanza, orizzonte 2010
foto: Mario Di Paolo
 
Stanza azzurra. Dedicata a mio fratello, che amava gli azzurri 2006
foto: Mario Di Paolo