192 p.
euro 15,00, ISBN 978-88-89109-24-3
Un viaggio mnemonico ed immaginario nel tentativo di cogliere la necessità ma anche l’essenza del fare Arte, fornendo una traccia al lettore per comprendere, come nell’arco di oltre cinquanta anni, siano cambiate le aspirazioni dell’artista ed il contesto in cui si trova oggi ad operare. Cinquanta anni di storia dell’arte passando dagli oggetti dei New Realists, dalla Poesia Visiva, all’Arte Concettuale e Neoconcettuale, dalla performance alla fotografia, dal cinema d’artista alla video arte, fino ad arrivare alle ultime tendenze del XXI secolo, nate in seguito alla rivoluzione digitale. Un viaggio cronologico che può risalire a Marcel Duchamp, di cui Gianfranco Baruchello fu amico.
Cinquanta anni raccontati in forma colloquiale senza risparmiare aneddoti sulle loro delusioni ed i grandi successi, a partire dalle mostre nelle gallerie più importanti d’Italia fino alle partecipazioni alle Biennali di Venezia. Franco Vaccari, ad esempio, racconta il favore del pubblico e della critica che ebbe il suo lavoro comportamentista Lascia su queste pareti una traccia fotografica del tuo passaggio, esposto alla Biennale del ’72.
Gli scritti o, come li chiama Anna Valeria Borsari, le “memorie personali”, così come le opere e le fotografie riprodotte nel volume, sono una scelta del tutto individuale, cui è affidato il compito di descrivere e illustrare le varie fasi della loro vita, lasciando emergere sia la persona che l’artista. Non è un caso che i cinque personaggi partano dalla loro infanzia (e, proponendo Nel segno di Giotto come titolo del libro, Vaccari voleva proprio riferirsi alle matite colorate usate da bambini), dai loro rapporti con i genitori, e – almeno in un caso – dal tentativo disperato di evadere da un contesto familiare sentito come un “cappio” troppo stretto.
Dalla lettura del volume, in cui la memoria diviene quindi tema portante di questo lavoro collettivo, non si scoprono verità assolute, ma anzi incertezze e dubbi che invitano il lettore a rapportarsi non solo con l’esperienza personale di ciascun artista, ma più in generale con il sistema dell’arte.
Trait d’union dell’intero libro è il tentativo da parte dei cinque artisti di rispondere a due domande apparentemente banali: “perché ho voluto essere artista e come l’ho fatto?”, come si evince dalle prime righe del testo di apertura di Gianfranco Baruchello.
I cinque autori non sono estranei nemmeno alle esperienze dei grandi artisti del ‘900: già si è parlato del loro “debito” verso Duchamp, ma anche alle ricerche scientifiche di Kandinsky e di Klee, costituendoli – scrive Baruchello – “come ‘fondali’, o come ‘assise’ dello sguardo per capire se e come ri-pensare oggi appunto, linea e colore”.
Pur non rientrando in un gruppo, tanto meno in una scuola, i cinque artisti hanno più di un comune denominatore. Primo fra tutti la visione del mondo, ma anche le affinità tra i lavori ed il bisogno incessante di sperimentare nuove “forme” come la fotografia, il cinema ed il video. Per citare solo qualche affinità nelle loro ricerche artistiche va ricordato il desiderio di uscire fuori dai “luoghi deputati” per invadere gli spazi interstiziali: fabbriche dismesse, quartieri degradati, spazi urbani ed extraurbani.
Viene quindi a crearsi una nuova relazione ed interazione con il pubblico: si ricordi, ad esempio, nell’’82 Donna isola e ponte realizzata dalla Borsari su un’isola del fiume Reno che, alla prima piena, venne interamente cancellata; la mostra-workshop degli anni Novanta Gravemente insufficiente di Marco Vaglieri, tenutasi nella scuola di un paesino sperduto tra i monti delle Marche; o, nel ’92, Trekking di Emilio Fantin, un’escursione in montagna per circa 100 persone tra cui una trentina di artisti ed alcuni critici.
Ed ancora, il concetto di Arte e Impresa che ad esempio ritroviamo tanto in Baruchello quanto in Fantin. Gianfranco Baruchello negli anni Sessanta firma opere ed azioni anonimamente, sotto il nome di società fittizie (Artflex, Agricola Cornelia); Emilio Fantin negli anni Novanta inventa il marchio e l’attività Emilio Fantin Diffusion con cui organizza delle manifestazioni che sotto tale insegna diventano opera “sua”.
Non va assolutamente dimenticato un fattore rilevante che accompagna i cinque racconti: la storia d’Italia, dalla caduta del fascismo alla guerra fredda, dal boom economico italiano ai moti sessantottini, ed ancora gli anni Settanta ed il postmodernismo anni Ottanta (quando quelli tra loro che già erano attivi operavano in netta controtendenza), fino a giungere al “rumoroso” terzo millennio che, come spiega Emilio Fantin “ addirittura parte con uno schianto: crollano le due torri e con esse un ordine, un sistema”.
Questo a rappresentanza del fatto che l’arte, e quindi gli artisti, non vivono una realtà immaginaria ed immaginifica, ma risentono fortemente di ciò che accade loro intorno, micro o macroscopico che sia.
Il sistema dell’arte quindi, non deve essere considerato a sé stante, bensì parte integrante di una società connessa ad un impegno etico e sociale, guidata da valori culturali che oggi rischiano di diventare sempre più commerciali.








Dall’alto:
Barruchello, Borsari, Fantin, Vaccari, Vaglieri, Nel segno di Giotto, APM Edizioni, Carpi (MO) 2008, b/n, 192 p., foto di copertina
Agricola Cornelia, un raccolto di barbabietole, 1973-81
Anna Valeria Borsari, Il grande naufragio, site specific sul lago di Monate, 1984 (foto M. Mulas)
Gianfranco Baruchello e Marcel Duchamp, Roma, 1963.
Franco Vaccari, Lascia su queste pareti una traccia fotografica del tuo passaggio, 1972.
Gianfranco Baruchello, Rétard, VHS, colore, durata 3’40”, 1996.
Emilio Fantin, La Filosofia, maglione con citazione di L. Wittgestein, 1995.
Marco Vaglieri, Operazioni necessarie alla circolazione accellerata di ossigeno, 1995.