Note:
(1) Gilles Deleuze & Claire Parnet, Conversazioni, 1977, trad. di G. Cornolli (1980).
(2) Gilles Deleuze, Nietzsche e la filosofia (1962), Feltrinelli, Milano, 1992.

 

 

“Divenire non significa mai imitare, fare come, e neanche conformarsi a un modello, fosse pure quello della giustizia o della verità. Non c’è un termine da cui si parte, né uno a cui si arriva o si deve arrivare” (1)
Gilles Deleuze

L’opera si sviluppa in continuo movimento e mutamento, deve sempre destare speranze alle nuove interpretazioni, deve esercitarsi in divenire; secondo Lombardo “l’opera è solo un punto di partenza”. La mostra di Lombardo propone una visione di tipo con andamento pluridirezionale e dimensionalmente non delimitabile. L’opera fa a pezzi il messaggio unico ed assume lineamenti flessibili del contenuto, piegandosi e ripiegandosi nella sua stessa comprensione. La certezza della caduta del significato oltrepassa alcune corrispettive e specifiche tendenze o riconsiderazioni dell’ormai ben captata idea della sorveglianza presente nei lavori OCR di Nicolas Moulin, The Board Room di Antoni Muntadas, Eye di Bill Spinhoven, Surveillance du voisin d’en dessous di Renaud Auguste-Dormeuil, senza dimenticare la ricerca tra spettacolo e sorveglianza di Michael Klier, il quale realizza nel 1984 l’opera Der Riese (Il Gigante). Il lavoro di Giuliano Lombardo, pertanto, si avvicina molto a quello di Bruce Nauman e di Dan Graham, servendosi del sistema di feed-back video che ritrasmette su un monitor le immagini captate in tempo reale dalla telecamera. Rispetto all’installazione di Nauman Live Tape Video Corridor datata 1970, la quale trasmetteva nello spettatore un’oppressione corporale e mentale con una possibile perdita del senso d’orientamento, Lombardo produce reazioni fisiche e psicologiche che vanno oltre l’identificazione e perdita di cognizione. Entrando, l’osservatore si accorge di essere sorvegliato non da un sistema di controllo sociale, ma da una creatura robotica che lo punta: il corpo e la mente vengono intrappolati da interlacciamenti tecnologici. Disoflex, infatti, non è un assemblaggio o un insieme di impianti o materiali, ma nuovo oggetto a sé stante che gode di una propria identità. “Non si sfugge dalla macchina” nemmeno nell’opera di Lombardo; funzionante ed attivo, provocante ed impetuoso, il dispositivo fissa ed identifica ogni visitatore. La rigidità delle norme e del controllo politico e sociale caratterizza un’ideologia oppressiva che cataloga e potrebbe, nel caso di Disoflex, assorbire dialetticamente la rilevante percezione dello spettatore, qui associato ad una riflessione attiva e presente dentro e fuori il white cube. Volutamente disinteressato ad evidenziare l’importanza del soggetto in sé, la genialità dell’artista sta nel mettere alla luce l’insignificante possibilità di entrare ed uscire da una sfera convenzionale.
Una modellazione elastica del tubo idraulico, posizionato nell’ambiente, innesca un rapporto tra lo spazio, l’opera e lo spettatore. Che Lombardo voglia forzare la realtà stessa, ripercuotendola nel monitor, per destabilizzare l’ordine delle cose? La realtà video, ricordando la tesi di Virilio e Baudrillard, ormai più reale di quella reale, di per sé trasmissione di dati privi di fisicità e materialità, è solo un anteprima di quella che ci garantisce il prossimo futuro tecnologico. Lombardo deride qualsiasi convenzionalità accademica ed interroga la trasmissione del reale in immagini video in diretta istantanea, ribadendo l’immediatezza del significato, acquisito nel momento stesso in cui prende vita; l’auto-analisi della persona procede nel passaggio tra la tangibilità e l’assuefazione dell’identità stessa. L’Io osservato e controllato può sfuggire alla rigidezza e alle norme del sistema se si detiene una capacità flessibile e intellettiva? Sì. Attraverso una dicotomia di un dialogo dialettale tra l’avvenimento casuale e l’intenzionale tangibilità del fare creativo, Lombardo non intende mostrare o riprendere una forma ben precisa, ma il meccanismo instaurato con le sue infinite possibilità di potenziarne valori e significati aggiuntivi. La sua posizione in bilico, tra ciò che viene percepito e compreso, e ciò che invece si intuisce tramite forze non del tutto afferrabili, denota e dimostra che c’è altro e si può pretendere altro. Il mezzo compie una sua evoluzione ascendentale, per cui nella visione dell’idea come concetto base prioritario, avviene un prorompente e spettacolare assemblaggio con una video-installazione sinonimo di potenzialità tecnologica e scientifica assoluta. L’operazione artistica di Lombardo è tipica di un palcoscenico internazionale, in essa si nota un’influenza di stampo statunitense registrata nell’innovazione produttiva e nella percezione del momento storico in corso.
Si presume che il valore aggiunto renda un lavoro rilevante culturalmente, e che sia presente in un discorso artistico e testuale della critica; esso è un obbligo morale dedotto dall’artista, già di per sé avvalso da tali priorità nel momento in cui necessita o decide di interloquire o agire nel mondo. Il valore aggiunto è quindi proposizione o rilevamento, calcolo o equazione elevato alle risorse, è il quinto elemento che apre il vero contenuto alla realizzazione. Il testo critico non ha valore critico se non sostiene un’argomentazione aggiuntiva e divulgativa del pensiero artistico; esso è anche espressione dell’agire del curatore quando si definisce in simbiosi ad un contesto espositivo. Il significato artistico, che dà modo al curatore di interpretare il presente o l’immediato susseguirsi della Storia, avviene tramite una scelta avanzata da un’indagine che può compiersi attivamente (allestimento) o passivamente (concettualmente) con l’artista. L’opera d’arte deve essere un discorso in grado di suscitare obiezioni e delucidazioni di tipo ascendentale e infinitesimale attraverso un’analisi della realtà aperta, variando inquadrature e messe in scena dell’opera stessa, restando mutevole e mai colta del tutto. Ritornando alla frase iniziale e capitale del maestro Deleuze da tanti purtroppo dimenticata o insaputa e per cui invito alla riflessione, vorrei sostenere che ci sono al giorno d’oggi eccessive imitazioni prive di senso, cose viste e riviste, copiature malfatte di quell’Arte pura e vera di maestri che hanno fatto la Storia dell’arte. Prostitute che continuano a prendere per i fondelli l’Arte del progresso e della ricerca, preferendo fingere di non sapere, come giustificazione di una realtà controllata e fatta su commissione e sicura di diventare mercato.
L’evidente desiderio odierno di assuefazione ed immersione dell’individuo in una rete globale, produce un clone digitale nutrito da una costante fascinazione dell’Io-dissolto, sorvegliato e rivelato nell’intimità. Alla ricca e, a quanto pare, essenziale domanda: sei su Facebook? continuo a ribadire la mia estraneità e riluttanza a tale “movimento” per la sua sempre più assoluta e distruttiva invasione della privacy. La massa ingannata è convinta di essere idolo del proprio fare, immagine di una moda tipica della modernità degli anni del post-2000.

“Il problema critico sta nei valori dei valori, nella valutazione dalla quale deriva il loro valore; è il problema della loro creazione. La valutazione si profila quale elemento differenziale dei valori ad essa corrispondenti: elemento critico e creativo insieme” (2)
Gilles Deleuze

Veduta parziale della mostra di Giuliano Lombardo Disoflex. Dispositivo di Sorveglianza Flessibile presso Hyunnart Studio Arte Contemporanea, Roma, 10-24 giugno 2009.