Made in Japan
A cura di Graziano Menolascina
The Office Contemporary Art
Via Ostilia, 31 Roma
Dal 3 dicembre 2010 al 3 febbraio 2011
http://www.theofficeart.it/
Nel cuore di Roma, a pochi passi dal Colosseo, è nato The Office, un nuovo spazio per l’arte contemporanea. La Orisa produzioni di Cristiano Bortone, da anni attiva sul territorio nazionale ed internazionale e da sempre contraddistintasi per la qualità dei suoi prodotti audiovisivi, si apre così alla contaminazione con le arti visive.

The Office infatti, sito all’interno della sede della casa di produzione cinematografica, vuole contribuire alla vitalità artistica della città mediante una contaminazione tra linguaggi ed espressioni artistiche. Il Girotondo delle Muse, per dirla con Jurij Lotman, è completo, o meglio, è appena cominciato. In un momento in cui l’arte è sempre più prossima alle forme audiovisive del cinema e dei mass media, in cui la pratica della postproduzione – citando il critico francese Nicolas Bourriaud – è sempre più perseguita dagli artisti, anche lo spazio dell’Orisa produzioni viene risemantizzato, mantenendo vive però le peculiarità del suo vissuto. È questa la scommessa del direttore Bortone e del curatore di The Office Graziano Menolascina: intessere un dialogo tra forme e pratiche artistiche all’interno di un luogo fortemente connotato dalla sua natura cinematografica. “Lo spazio diventa teatro di immagini, percorso itinerante, racconto ” – spiega Menolascina, anche curatore di AG Arte Contemporanea, nel quartiere Monti. “Ogni spazio curato da me ha le sue caratteristiche stilistiche e storiche ad esempio, nello spazio in Via Panisperna, ho adottato scelte prettamente storiche tipo Joseph Beuys, Pino Pascali, Urs Luthi. Nel The Office la scelta sarà più sperimentale invitando e scoprendo nuovi e vecchi artisti ”. Ed è proprio così che si è aperto al pubblico The Office, proponendo Made in Japan, uno sguardo sul Giappone più provocatorio attraverso installazioni e fotografie di tre protagonisti assoluti dell’arte contemporanea nipponica ed internazionale, Nobuyoshi Araki, Yasuma Morimura, Hiroshi Sugimoto a fianco del più giovane Yo Akao, da tempo attivo a Roma ed in Italia. “Tra nuovi e vecchi artisti non noto alcuna differenza – dichiara il curatore – c’è lo storico bravo o meno, c’è il giovane bravo o meno!”. E, d’accordo con il suo curatore, non si può non constatare come Made in Japan sia in effetti proprio l’esempio in cui il giovane (Yo Akao) accanto a grandi nomi non scompare, tutt’altro. Yo Akao, classe 1974, nato a Himeji e cresciuto a Kawasaki a 15 chilometri da Tokio, si è diplomato all’Accademia delle Belle Arti di Roma, città in cui partecipa alla scena artistica già da tempo esponendo in collettive come Oltre il Pensiero Economico presso la facoltà di Economia dell’Università La Sapienza di Roma nel 2007 (in cui è risultato vincitore del concorso regionale di pittura e scultura estemporanea), o personali come Armonie, presso l’Associazione di promozione Sociale Artetica a Roma nel 2010. Sorprende Akao con le sue armoniche installazioni viventi ed i suoi microcosmi contemplativi in cui i materiali, rigorosamente naturali, come muschio, sabbia e pietre, interagiscono con le opere fotografiche di Hiroshi Sugimoto che, nato a Tokio nel 1948, è attivo a New York già dagli anni Settanta. Artista noto per l’uso dello strumento fotografico come una sorta di macchina del tempo, Sugimoto realizza delle immagini sempre tese ad un nitore classico ed al raggiungimento di un’aurea immortale. Lo stesso senso di equilibrio cosmico che trapela dalla contemplazione di Sogno (2010) di Yo Akao, un singolare e candido letto di polvere di marmo bianca in cui la graniglia di sabbia rastrellata disegna delle onde che alludono alla leggera vastità dell’acqua, mentre il cuscino di marmo di Carrara la contrasta dialetticamente con la sua gravità. I due elementi universali del leggero e del grave così contrapposti nell’installazione di Akao, alludono a quella leggerezza della natura e della libertà mentale che contraddice la gravità corporale dell’uomo e delle sue azioni, insita nel cuscino. Gravità che fa eco alle forti immagini esposte sulle pareti attorno all’installazione, gli scatti della serie Polaroids (2001) dell’artista Nobuyoshi Araki (Tokyo, 1940), fotografo noto principalmente per le sue opere di genere erotico.
L’estetica del giardino in Yo Akao, espressa nelle sue molteplici forme come ad esempio Tesoro nella memoria (2010) e Cerchi nell’Acqua (2010), realizza l’innescarsi simultaneo di una componente dialettica ed una spirituale, attorno ai poli di una diatriba che investe alcuni elementi costanti dell’universo: pieno e vuoto, bianco e nero, o come (il già ricordato) leggero e grave. Affascinano le installazioni di Yo Akao, con tutta la loro essenzialità, coinvolgendo quasi ipnoticamente lo spettatore. 
Ma il suo giardino non si dà solo nella sua variante secca, “Non ho un giardino come le ville famose, ma io sono contento di convivere con un poco di muschio che ho nel piatto da una diecina d’anni – dice – l´ho chiamato L’ultima foresta intatta (2010), una foresta molto timida”. Yo Akao, da sempre attento all’ambiente ed alle trasformazioni che esso subisce a causa dell’intervento umano, usa materiali naturali (come il muschio) o riciclati (come l’alluminio) per realizzare il suo giardino. Un giardino spontaneo, di cui si occupa con estrema cura, simbolo dell’immanente bellezza e della vigorosa forza della natura contro l’ostinata vanità del gesto umano. 
Nello spazio singolare di The Office il percorso della mostra guida lo spettatore attraverso una continua scoperta, uno svelamento progressivo di ambienti ed immagini per mezzo di un allestimento semplice e discreto capace di armonizzarsi con la semplicità delle installazioni di Akao ma anche di valorizzare l’intensità degli scatti fotografici, come quelli di Yasumasa Morimura. Artista nato ad Osaka nel 1951, Morimura è conosciuto per i suoi soggetti presi in prestito dall’immaginario collettivo, artistico e massmediatico in cui inserisce in modo ironico e provocatorio il suo viso e se stesso.

Made in Japan, visitabile fino al 3 febbraio, inaugura con un gran successo di pubblico il nuovo spazio espositivo romano, la cui programmazione promette suggestive sperimentazioni. A febbraio seguirà infatti la mostra delle prime opere fotografiche di Riccardo Schicchi, creatore di icone popolari ma, seppur meno noto, anche ispiratore dell’immaginario pop della celebre serie Made in Heaven di Jeff Koons. A marzo è previsto uno spettacolo sinestetico con Maurizio Savini ed i suoi celebri animali di chewing gum che inonderanno di profumo e colori The Office, mentre a giugno chiuderà la prima stagione espositiva “Pap Art” una rassegna dei documentari che il regista Pappi Corsicato ha dedicato nel corso degli anni ai maggiori protagonisti dell’arte contemporanea italiana.
Le Muse in The Office, ciascuna con la propria arte e i propri strumenti, si danno la mano in un incantevole girotondo, mostrando come la passione per l’arte possa resistere anche ai nostri tempi.

Dall’alto:

Yo Akao, Ultima foresta intatta, 2010
Muschio, alluminio, marmo
100x 100 x 60 cm

Yo Akao, Sogno, 2010 (dettaglio)
Alluminio, marmo
200 x 123,6 x 70 cm

Yo Akao, Cerchi nell’acqua, 2010
Marmo, pietra lavica
100x 50x 15 cm

Yo Akao, Anello di diamante, 2006
Ardesia, polvere di diamante
15 x 15 x 2,5 cm

Yo Akao durante l’allestimento dell’opera Sogno per la mostra Made in Japan.