NOTE:

(1) La tecnica utilizzata dall’artista è quella di ricoprire tutta la superfice pittorica di fumo/fuliggine e poi di lavarla nei corsi d’acqua, nei fiumi che ci sono nel posto, e di segnarla con le pietre e gli oggetti che trova. È un procedimento legato a doppio filo al territorio in cui l’opera viene realizzata.

Cercasi uomini per spedizione rischiosa, bassa paga, freddo pungente, lunghi mesi nella più completa oscurità, pericolo costante, nessuna garanzia di ritorno. Onori e riconoscimenti in caso di successo.

Così l’esploratore irlandese Ernest Shackleton scrive nel 1911 in un annuncio per reclutare uomini per la sua spedizione antartica.

Le stesse parole si leggono sulla parete esterna al Padiglione cileno della 54 edizione della Biennale di Venezia, in cui Fernando Prats parla del mondo dell’arte e del ruolo dell’artista, attraverso quelle parole, che si fanno luce e sembrano indicare una direzione.

Il percorso creativo di Fernando Prats è composito e stratificato come le sue opere: nasce in Cile, vive in Spagna, si muove e indaga diverse realtà metropolitane, diverse geografie, è poeta e artista visivo, usa la parola, il disegno e la fotografia, diverse espressioni di comunicazione che nell’insieme compongono il suo linguaggio e nello stesso tempo ibrida culture diverse, come nel progetto portato in laguna per la 54 Biennale di Venezia dove gli sono state rivolte alcune domande.

Maria Giovanna Tumino: La sua partecipazione come unico artista all’interno del Padiglione Cileno che significato ha nel suo percorso di artista?                                                                                                                                         Fernando Prats: La Biennale di Venezia rappresenta uno spazio di eccezione in cui mostrare il mio lavoro, ho anche avuto un grande supporto per realizzare e presentare Gran Sur, il mio progetto. Un esempio di questo percorso è stata l’installazione di Gran Sur nell’Isola Elefante ad Antartica.

M.G.T.: Gran Sur è un’opera complessa e stratificata come tutti i suoi progetti.                                                                                                                                  F.P.: Sì, il progetto che presento in Biennale, Gran Sur appunto, è un opera in cui sintetizzo in tre diverse parti tre diversi momenti di “condensazione del tempo”. Il primo è l’intervento realizzato per l’eruzione vulcanica nella città di Chaitén; il secondo è composto da una serie di disegni realizzati durante il devastante terremoto avvenuto in Cile nel febbraio del 2010; e infine l’installazione realizzata nell’Isola Elefante ad Antartica, con lettere al neon che recuperano il testo pubblicato dall’esploratore irlandese Ernest Shackleton nel 1911 per reclutare uomini per la sua missione esplorativa attraverso il Polo Sud.

M.G.T.: Il suo percorso artistico è strettamente legato alla sua vita. È una storia di viaggi e ricerche attraverso luoghi e culture diverse.                                                    F.P.: È vero, la mia opera si può intendere come un viaggio personale, attraverso me stesso. Considero il viaggio un modello di lavoro, lo percepisco come un diagramma di energia, di forze capaci di generare mutamenti e trasformazioni, a livello sia formale che intellettuale. Cerco in modo quasi ossessivo di attraversare queste energie della natura, dell’uomo, del territorio.

All’interno di una delle tre parti di Gran Sur, un viaggio attraverso il Cile, ho potuto catturare, mediante delle carte dipinte con il fumo e dilavate dai fiumi e dalle pietre (1), l’energia del luogo: l’energia del mio paese.

È un metodo di pittura singolare che si può definire sismografico.

Non è la geografia in sé l’oggetto della mia ricerca, è qualcosa di più complesso; mi avvicino ai luoghi attraverso lo studio delle mappe. Ma quando parlo di viaggio mi riferisco ad un modello concettuale, per questa ragione attribuisco enorme importanza ai criteri e ai procedimenti che utilizzo per la realizzazione dei miei lavori, che non sono solo materici ma anche intellettuali.

Le esperienze sensoriali possono raggiungere un raggio molto ampio, questa sensorialità è inoltre legata alle varie persone che partecipano e dipendono dalla forte connotazione etica inserita nel mio lavoro, in particolare nell’installazione di Antartica.

Dall’alto:

Gran Sur, 2011
Base Antartica Arturo Prats, Isola Greenwich.
Tubo al neon, struttura in legno, cavo, alluminio e generatore di corrente.
Dimensioni variabili, immagini courtesy Studio Pesci

Gran Sur, 2011
Base Antartica Arturo Prat, Isola Greenwich.
Tubo al neon, struttura in legno, cavo, alluminio e generatore di corrente.
Dimensioni variabili, immagini courtesy Studio Pesci

Grand Sur, 2011
istallazione neon lettering, immagini courtesy Studio Pesci

Particolare del Lavoro sul terremoto che ha colpito le zone del centro sud in Cile, tele, immagini courtesy Studio Pesci

03:34:17, Dichato 2010, Carta e detriti, dimensioni variabili, immagini courtesy Studio Pesci