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il
museo laboratorio d'arte contemporanea
pubblicazioni
/ Collana ArtisticaMente
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11. Simonetta Lux, Patrizia Mania, Anonymus. Regina Hübner.
collana Artisticamente. Documenti, Lithos 2002
147 p., ill. b/n nel testo; 21 cm
ISBN 88-86584-72-5 |
“L’immortalità
può non essere ad personam” (Mania).
Anonymus dedicated to Vally è il progetto che Regina Hubner
porta avanti dal 2001, e che ha mostrato recentemente in una nuova
installazione a Milano (Forum Austriaco di Cultura). Artista austriaca
che dalla metà degli anni Ottanta lavora con il video,
realizzando frequentemente videoinstallazioni, Regina Hubner ha
scelto Roma come luogo di vita e di lavoro. Come emerge dall'analisi
che ne fa Patrizia Mania, il linguaggio della Hubner, pur servendosi
di un medium frequentato quale è il video, travalica il
narcisismo e la banalità della cultura contemporanea, definendo
una sua specifica indagine sull’identità individuale.
Con un ‘elogio della leggerezza’ Mania focalizza le
qualità dell'immagine nei video dell'artista, prima fra
tutte l’immaterialità, la sua inconsistenza materica
e levità, tratto che caratterizza tutto il percorso di
Hubner. "L'idea, per me, è indipendente dal suo corpo",
ammette lei stessa, confermando una spiccata predilezione per
un'immagine non materica.
Nato come elaborazione di una dolorosa esperienza personale, Anonymus
è un’acuta riflessione sul rapporto intercorrente
fra l’esistenza fisica e psichica di una persona e la continuità
delle sue idee, appartenenti alla memoria collettiva indipendentemente
dall’inevitabile scomparsa dell’autore. Una motivazione
intima e privata che suscita ad occhi esterni ulteriori interpretazioni.
Liberare il pensiero dall’identità di chi l’ha
formulato, diventa in primo luogo riflessione sul problema dell'autorialità,
molto forte nella cultura occidentale, ma rivela al tempo stesso
un'indagine esistenziale: l’ambiguità della comunicazione
rende difficile una reale comprensione dell’identità
altrui. Concetti che rimandano facilmente, dalla vita, all’arte;
e dell’opera d’arte appaiono metafora: dell'impossibilità
a capirne il vero messaggio, nella miriade di significati e contenuti,
confusi e condivisi. "Tutto ciò non è altro
che esibizione del sistema di segni che è l'opera d'arte,
il simbolico inteso come costruzione percettiva e mentale della
realtà", sottolinea Simonetta Lux.
Le confessioni personali, anonime, vengono rese pubbliche ma acquistano
vita propria e lasciano di fatto muti i personaggi che le hanno
pronunciate: “la domanda è anche se in genere sia
possibile rendere comunicabile l’infinita complessità
di ciò che ci forma, di ciò che forma il nostro
essere. Perché noi consistiamo di ricordo, ma consistiamo
anche di oblio”, afferma Franz Nieghelhell. Quello di Regina
Hubner è il tentativo di creare un possibile archivio del
pensiero come testimonianza di vita. Come ampliamento della verità
pubblica che altro non è, ricorda Carlo Sini, se non verità
condivisa, entrata a far parte della memoria collettiva. L'immaterialità
del pensiero individuale può così condensarsi nel
ricordo universale, divenendo corpo pubblico, indipendente dall'esistenza
fisica del suo ideatore, rigenerato e moltiplicato in una eredità
immensa e impossibile da archiviare: il lavoro di Hubner si colloca
nel passaggio dalla vita alla verità pubblica (così
come è definita da Charles S. Peirce), dove il significato
di un individuo è affidato all’interpretazione collettiva.
Sui temi dell'identità e dell'identificazione si sofferma
Domenico Scudero, sottolineando il carattere esistenzialista e
introspettivo della ricerca di Regina Hubner. Il bianco e nero
scelto dall'artista per il video e la lentezza di riproduzione,
afferma Scudero, operano un’enfatizzazione della natura
intima delle persone ritratte e le trascendono nella universale
natura umana, consegnandole alla visione collettiva.
Considerazioni più generali sulla recente storia espositiva
dell'artista, con riferimenti al tessuto culturale nel quale è
immersa e alle relazioni intrattenute a livello nazionale e internazionale,
si trovano nel contributo di Roberto Annecchini, che rimarca la
forza e l'originalità dell'operato di Regina Hubner.
Emanuela Termine |
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