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il
museo laboratorio d'arte contemporanea
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5. Gianfranco Baruchello, Spettacolo di niente.
collana Artisticamente. Documenti, Lithos 2002
150 p., [8] c. di tav. b/n e colori, ill. nel testo; 21 cm
ISBN 88-86584-69-5 |
Un
libro d'artista per una delle personalità più proficue
e coerenti dagli anni Cinquanta a oggi: Gianfranco Baruchello
l'ha concepito come raccolta di testi, disegni, fotografie, materiali
e appunti elaborati fra il 1998 e il 2001.
Spettacolo di niente lo definisce Baruchello, come un viaggio
attorno alla meta che non è mai raggiungibile. E tuttavia
non inutile, se lungo il percorso ci aiuta con una mappa di sensazioni
e riflessioni che rivelano l'uomo e l'artista, lasciando emergere
la trama sotteranea della sua ispirazione.
Il suo castello di pensieri è costruito su fondamenta invisibili,
o nella peggiore delle ipotesi, inesistenti: "il Nulla, l'inconoscibile
ci precede, ci circonda, ci attende. Ciò che conosciamo
è così poco e su così poco si fondano la
nostra società, la nostra vita, il passato, la cultura,
dunque le gerarchie, il potere, le leggi. Su quello che non conosciamo
(e non possiamo conoscere) e solo su questo si fondano la speculazione
metafisica, la teologia, il mondo magico, l'anima. Sul nulla,
sull'immensa vastità dell'inconoscibile l'uomo tesse la
sua esile tela di ragno, le sue fragili ipotesi ordite sulla paura
del vuoto". Ma il vuoto, avverte Baruchello, si può
colmare, e in parte ribaltare nel suo aspetto negativo, grazie
all'immaginazione. Creazione di immagini e metabolizzazione di
quelle fornite dal mondo, entrambe ricomposte in un sistema semantico
parallelo.
Può capitare così, nel viaggio, di fermarsi a riflettere:
sullo statuto dell'immagine e sui media (disegno, pittura, fotografia,
video) che consentono di catturarla. Baruchello si avvicina a
una sua definizione di natura filosofica, che ne coglie l’essenza,
nel tentativo di spiegarne la necessità.
L’artista non propone al suo lettore sentenze e verità:
ben più numerosi sono gli interrogativi, che invitano a
continuare la ricerca. Si procede per frammenti, a tentoni, fra
ritagli di esistenza e impressioni maturate durante il lavoro.
Per trovare attraverso la parola una possibilità d'espressione
alternativa rispetto alla manipolazione di immagini, comunque
esplicativa del suo percorso creativo. La poetica del frammento
ci è spiegata dallo stesso artista: è un modus operandi,
tanto nella scrittura quanto nell'arte, che preferisce concentrarsi
sul dettaglio, sulla scomposizione in elementi ognuno dei quali
metta in moto una progressiva germogliazione di nuove immagini.
Un piccolo punto di appoggio da cui sollevare il mondo.
Emanuela Termine |
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