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il museo laboratorio d'arte contemporanea

pubblicazioni / Collana ArtisticaMente

9. Simonetta Lux, Domenico Scudero, Lucia Di Luciano. L'alba elettronica.
collana Artisticamente. Documenti, Lithos 2002
Due volumi:
I - 159 p., [8] c. di tav. colori, ill. b/n nel testo; 21 cm
II - 39 p., ill. b/n e colori nel testo; 21 cm
ISBN 88-86584-76-8

I - Attiva nell’ambito delle ricerche programmate fin dai primi anni Sessanta, Lucia Di Luciano esordisce nel Gruppo 63, ed entra a far parte, l’anno successivo, del gruppo Operativo ‘r’ (con Carlo Carchietti, Franco Di Vito, Mario Rulli e Giovanni Pizzo, attuale marito dell’artista).
La storia di questi esordi è ripercorsa da Simonetta Lux, dal primo formarsi di una nuova tendenza artistica, ben individuata da Umberto Eco con la nota definizione opera aperta. Seguendo le formulazioni critiche di Eco e le contemporanee esperienze di alcuni musicisti sperimentatori (tra i quali in particolare Vittorio Gelmetti e Pietro Grossi), Lux mette a fuoco i fondamenti della cultura caratterizzante le neoavanguardie nei primi anni Sessanta, basata su una riconsiderazione della funzione dell’opera all’interno della società tecnologica; su una visione strutturalista e scientifica che considera l’opera metafora epistemologica. Concetti come apertura, integrazione dell’opera da parte dell’osservatore, modularità - finalizzata a una combinabilità e scomponibilità delle opere - risuonano della nozione filosofica di possibilità, che a sua volta, afferma Eco, “rispecchia tutta una tendenza della scienza contemporanea (concetti di indeterminazione e di discontinuità), l’abbandono di una visione statica e sillogistica dell’ordine, l’apertura a una plasticità di decisioni personali e a una situazionalità e storicità di valori”. Di Luciano intuisce in quegli anni la “matrice musicale” di questa nuova concezione, condividendo con la contemporanea ricerca musicale alcune idee fondamentali. La possibilità di controllare la creazione ne determina il carattere scientifico e si esplica nella centralità della procedura, attraverso l’aperta dichiarazione della sintassi logica prescelta: moduli accostati, ripetuti e combinati strutturano un ritmo musicale/visivo e generano un andamento/movimento che lo spettatore è invitato a seguire e completare. È importante sottolineare l’intenzione comunicativa sottesa a queste operazioni, rivolte a diffondere al grande pubblico le nuove acquisizioni della scienza e della psicologia della percezione.
Un’utopia brutalmente sospesa dall’avvento della Pop Art, come sottolinea, nel saggio che dà il nome a questa pubblicazione, Domenico Scudero. L’arte programmata si rivela al fondo come ideologica, fondata su valori politici: connessa alla filosofia pragmatica di Peirce, si prefigge un agire pragmatico allo scopo di intervenire nella struttura produttiva industriale, e recupera una progettualità tipica delle avanguardie costruttiviste, nell’intento di contribuire a un agognato rinnovamento sociale. Il bianco e nero dei moduli di Lucia Di Luciano diventa analogia del codice binario e sancisce l’avvento dell’alba elettronica. Nel generale contesto dell’arte programmata Scudero precisa l’identità di Di Luciano: l’artista segue una ‘ipotesi pragmatica’ retta da solide leggi matematiche, mentre le sue opere si organizzano in una successione visiva fortemente analoga alla struttura dei programmi elettronici dei primi calcolatori.
Nelle schede critiche curate da Emilia Jacobacci si individua la continuità del coerente percorso artistico di Lucia Di Luciano, dalle opere dei primi anni Sessanta fino alle più recenti realizzazioni esposte al MLAC: in Gradienti la sperimentazione dell’artista prosegue nell’ambito del colore e della psicologia della percezione. L’indagine scientifica sui rapporti cromatici si coniuga, afferma Jacobacci, a una vitale capacità immaginativa.
Più precise coordinate sull’esperienza dell’artista nel gruppo Operativo ‘r’ sono fornite, sempre da Emilia Jacobacci, nel saggio Lucia Di Luciano. Per un recupero della visibilità.
La pubblicazione è inoltre corredata da un ricco apparato di documenti e testimonianze che riportano nel vivo di un’atmosfera e di una situazione artistica colta nel suo nascere: dagli scritti dell’artista e dei suoi colleghi, diffusi in occasione di mostre storiche, all’articolo di Argan La ricerca gestaltica (apparso sul Messaggero nel 1963), restituiscono lo spirito di un’epoca di ottimismo e fiducia nelle capacità costruttive dell’arte.
II - Nato come appendice alla precedente pubblicazione sul lavoro dell’artista (Lucia Di Luciano. L’alba elettronica) questo volumetto offre ulteriore spazio alle più recenti opere realizzate da Di Luciano. A partire dagli anni Ottanta l’artista ha rinnovato la propria produzione con l’impiego del colore, sostituendolo al bianco/nero degli esordi. Le ragioni di tale evoluzione sono qui raccontate dalla stessa Di Luciano, nonché dalla testimonianza di Giovanni Pizzo, marito nella vita e collega nel lavoro. Fra le molte illustrazioni contenute nel volume si segnalano le Alternanze Cromatiche, opera unica in quattro quadri, impiegate nella realizzazione di un ambiente sonoro ideato da Mauro Bagella. A dimostrazione delle feconde affinità strutturali che da sempre il lavoro dell’artista condivide con la musica.
Emanuela Termine