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6. Simonetta Lux, Patrizia Mania
Sukran Moral. Apocalypse
Gangemi Editore 2005
ISBN 88-492-0860-X
Sükran Moral è nata in Turchia e dagli anni ’90 si divide tra Istanbul e Roma, dove ha completato la sua formazione, presso l’Accademia di Belle Arti. Artista concettuale acutamente critica del sistema di potere che controlla il sistema dell’arte e, in generale, la libertà individuale. Realizza azioni, performances, video, opere nelle quali la persona ha sempre un ruolo centrale. Dall’introduzione di Simonetta Lux: “Sükran Moral ha fatto della condizione di soggetto de-territorializzato (condizione che divide con un enorme numero di artisti) il fondamento etico dell’arte, anzi la riaffermazione dell’identità di etica e arte. È per questo un’artista universale e nel contempo artista dell’identità originaria geograficamente e culturalmente individuata.”
Nell’intervista raccolta da Francesca Alfano Miglietti nel 1997, rispondendo alla domanda sulla differenza di sensibilità, rispetto ai problemi sociali, tra artisti di nazionalità mista ed artisti con un’unica nazionalità Sükran risponde: “Le persone troppo legate alla propria terra , alla propria nazione, in molti casi rischiano di vivere conformisticamente (…) invece gli artisti che hanno il coraggio di spostarsi – sia fisicamente che psicologicamente (essere nomadi è più un fatto psicologico) hanno più chances di non essere bigotti, ma anticonformisti e “scomodi”.
Patrizia Mania nel saggio L’esperienza interiore individua due grandi filoni, la disperazione e la speranza, ai quali ricondurre l’intero percorso dell’artista. Molti dei lavori di Sükran Moral sono fisici, di una materialità sorda, assoluta, sembrano aggiungere una dose di sfacciata intensa drammaticità al surplus di realtà che esibiscono e si pensi a Speculum, Manicomio, Dolore, Zina; al contrario, altri anelano alla leggerezza, alla levità, ad una vaporosa perdita di gravità, a un’ascesi spirituale, come Hamam, Bülbül e Despair mostrano chiaramente. Nel suo saggio Domenico Scudero ricorda un’azione che lo ha visto coinvolto accanto all’artista turca: “mi avvicinavo alla platea del pubblico e chiamavo ad alta voce Sükran Moral. Lei appariva da un soppalco, come al solito agghindata al suo modo da diva oscura e inquietante dal passo felpato (…) allora le chiedevo: Sükran Moral cosa vuoi dire sulla storia dell’arte? A quel punto iniziava a parlare ad alta voce, ma soltanto in turco (…) Appena smetteva l’arringavo di nuovo: va bene, d’accordo, ma allora cosa ne pensi della storia dell’arte?” Scudero si rammarica di non possedere la documentazione della performance, che egli considera la prima intuizione dell’artista attraverso il percorso che va dalla serie Diffidate della Storia dell’arte a Espulsa e a tutta la produzione di radicalità performativa concettuale che è nella matrice linguistica più inerente al carattere dell’artista.
Nel libro, scritto in italiano e in inglese, si trova anche un’intervista a cura di Bruno di Marino, che partendo da domande sulla biografia di Sükran ripercorre le tappe salienti del suo percorso artistico.
Il testo è composto, inoltre, da una sezione dedicata agli scritti dell’artista stessa e da schede che analizzano criticamente opere che vanno dal 1993 al 2004. L’ultima parte è composta da una sintetica biografia e da un’accurata bibliografia.
Raffaella Perna.