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il museo laboratorio d'arte contemporanea

pubblicazioni / luxflux proto-type arte contemporanea

 

 

Claudio Di Scalzo
Antonio Papasso. Il tutto e il niente,
95 pp., illustrazioni a colori nel testo.
Collana Luxflux proto-type arte contemporanea, Gangemi Editore 2005
ISBN 88-492-0930-4


La visione oculare umana definisce ben delineate forme e figure del mondo. Papasso definisce esclusivamente segni, impronte, grinze. La sua visione tattile sposta la percezione dall'inferno della realtà al paradiso della sensibilità pura. Con queste parole Riccardo Barletta apre la sua dedica ad Antonio Papasso, dedica che introduce alla lettura dei testi raccolti nel libro di Claudio Di Scalzo, Antonio Papasso, il tutto e il niente . Una breve antologia (in doppia lingua, italiano e inglese) che racconta, filtrata dagli occhi di chi lo conosce o lo ha conosciuto, la storia e la poetica dell'artista fiorentino, tracciandone un ritratto sintetico ma efficace. Il libro è articolato in quattro sezioni; la prima è quella degli Articoli e testi critici , cui seguono le Poesie , l' Appendice e gli Apparati , tra i quali compare una breve biografia dell'artista.

Si comincia dal dialogo biografico riportato da Claudio Di Scalzo, sorta di intervista dove l'artista risponde alla velina che si nasconde dietro le sue opere; vengono riportati alla luce i suoi esordi e la nascita del papier froissé , tecnica che lo consacra sulla scena artistica degli anni '70. La conversazione scivola, con tono intimistico e spesso ironico, da un argomento all'altro, toccando le fasi di formazione dell'artista, le prime esposizioni, argomenti filosofici e poetici. Seguono gli articoli di Roberto Sanesi e Germano Beringheli che si interrogano sui padri artistici e culturali di Papasso; l'Informale, lo Spirituale di Kandiskji e, ancora più indietro, le misure di Piero della Francesca, che ricorrono nei moduli geometrici delle opere dell'artista. Forme delineate o accennate con delicatezza, certe nei loro contorni eppure estremamente leggere, segni più che immagini, ma segni carichi di sottili significati. Gillo Dorfles parla di “minute vibrazioni” e si sofferma sulla tecnica di Papasso, soffici carte stropicciate ( papiers froissé ) poste in rilievo sulla sottostante tela, procedimento che crea un'impercettibile dialettica tra superficie amorfa e figure geometriche incise, delineate, assolutamente bidimensionali. Ulteriori contributi critici sono quelli di Riccardo Barletta e Giulio Carlo Argan, che instaura un parallelo tra il segno inciso di Papasso e il suono delle vocali nelle poesie di Ungaretti. Infine, a concludere la prima sezione del libro, Elio Filippo Accrocca richiama lo pseudonimo di Antigone , con il quale Papasso sottoscrive le prime opere di incisione. Nella sezione delle Poesie troviamo due brani di Edoardo Sanguineti (1982 e 1998) e uno di Alfredo Giuliani (1982) che rendono omaggio all'artista con fare amichevole più che critico, e avvalendosi di un linguaggio profondamente poetico, denso di significati. Chiudono le testimonianze di Gillo Dorfles, Remo Remotti e Biagio Minnucci, cronache dirette, resoconti spontanei, che completano il ritratto di Papasso soffermandosi sulla sua persona, più che sul suo fare artistico, e presentandocelo così come uomo, più che come artista.

Alessandra Troncone