Seth Siegelaub. Beyond Conceptual Art

A cura di Leontine Coelewij, Sara Martinetti

Stedelijk Museum, Amsterdam

12 dicembre 2015 – 17 aprile 2016

Catalogo Walter König

Seth Siegelaub. Beyond Conceptual Art, Stedelijk Museum, exhibition view. Photo: Gert Jan van Rooij, Amsterdam

Seth Siegelaub. Beyond Conceptual Art, Stedelijk Museum, exhibition view. Photo: Gert Jan van Rooij, Amsterdam

Seth Siegelaub. Beyond Conceptual Art, Stedelijk Museum, exhibition view. Photo: Gert Jan van Rooij, Amsterdam

“My gallery is the world now”. Si apre all’insegna di questo slogan la grande mostra che lo Stedelijk Museum di Amsterdam dedica a Seth Siegelaub, scomparso nel 2013. Gallerista, curatore, editore, attivista, ricercatore, collezionista, Siegelaub è riconosciuto come uno dei più attenti promotori dell’arte concettuale, ma non solo. La mostra olandese ha il grande merito di accendere i riflettori su un personaggio poliedrico, versatile, curioso, presentandone non solo l’attività nel contesto dell’arte – quella che tutti gli addetti ai lavori conoscono – ma anche gli sviluppi successivi, in termini di impegno politico e di passione collezionistica nei confronti di prodotti tessili provenienti da ogni parte del mondo.

Con l’idea di presentare questi tre aspetti, profondamente diversi ma in parte complementari, del lavoro di Siegelaub, nel grande spazio espositivo ricavato nell’ala moderna del museo olandese cadono tutti i muri e i pannelli divisori a favore di un unico grande ambiente, dove tuttavia è sempre possibile distinguere i tre blocchi portanti.

Il percorso comincia sulla destra, dove ci si immerge nel clima e nelle storie destinate a cambiare la scena artistica newyorkese degli anni Sessanta. Ci si muove cronologicamente dal 1964, anno in cui Siegelaub apre la sua galleria – dando avvio, tra le altre, alla collaborazione con Lawrence Weiner – attraverso i diversi eventi che decretano l’uscita dallo spazio “confinato” del white cube per sperimentare nuove soluzioni e format espositivi. “You don’t need a gallery to show ideas”, afferma, e in accordo con la smaterializzazione dell’oggetto artistico in atto, dà avvio a un ripensamento del dispositivo mostra che corrisponda alle esigenze del momento. Da gallerista a curatore indipendente, senza però chiudere mai definitivamente la porta sui possibili risvolti commerciali; a questo proposito, si veda il divertente aneddoto di Celant in catalogo nel quale il curatore italiano racconta dell’abilità di Siegelaub nel convincerlo ad acquistare a New York un pezzo di Bruce Nauman. [G. Celant, A profession worthy of protection, in L. Coelewij, S. Martinetti (ed.), Seth Siegelaub. Beyond Conceptual Art, Walter König, 2016, p. 154].

Dall’indole sperimentatrice di Siegelaub, che interroga da vicino il senso e le possibilità della messa in display, nascono le sue operazioni più interessanti: gli eventi al Bradford Junior College e al Windham College nel 1968, con gli interventi effimeri di Carl Andre, Robert Barry, Lawrence Weiner, e le mostre-calendario o mostre-catalogo: The Xerox Book (1968, ristampato in questa occasione grazie alla cooperazione di Roma Publications, de Appel arts centre e Stichting Egress Foundation); January 5–31, 1969, March 1969; July, August, September 1969. In mostra ci si muove tra libri d’artista (memorabile quello che raccoglie gli Statements di Weiner), documenti d’archivio e opere. Su January 5–31, 1969 le curatrici cedono alla tentazione del “remake”, per quanto non letterale, predisponendo una stanza al centro dello spazio espositivo che è allestita al suo interno con i materiali d’ufficio che un avventuroso visitatore avrebbe incontrato nel 1969, recandosi a vedere una mostra che non raccoglieva oggetti d’arte ma documenti e progetti su carta.

Uscendo dalla sezione dedicata all’attività in ambito artistico, ci si ritrova a tu-per-tu con uno dei grandi progetti di Siegelaub, che funziona da spartiacque nella mostra: “The Artist’s Reserved Rights Transfer and Sale Agreement”, documento legale stilato con l’avvocato Robert Projansky nel 1971, è il tentativo di tutelare, da un punto di vista economico, l’operato degli artisti, garantendo loro la giusta remunerazione anche in mancanza di un vero e proprio “oggetto” in vendita.

È in questi stessi anni che la pratica di Siegelaub si va connotando in senso più “attivista”, con la fondazione nel 1973 dell’IMMRC – International Mass Media Research Center a Bagnolet, in Francia, una ricca biblioteca che raccoglie volumi e contributi sulle teorie della comunicazione di massa. L’esposizione di una selezione di libri presenti nel centro rappresenta il passaggio verso il terzo e ultimo capitolo della mostra, dove è raccolta una ricca parte della collezione di tessuti cui Siegelaub si dedica con un’attitudine da ricercatore e studioso.

Dalla smaterializzazione concettuale si entra in un contesto totalmente diverso, dove la qualità visiva e tattile degli oggetti esposti sembrano raccontare una storia diametralmente opposta. Quello che tuttavia accomuna i differenti interessi di Siegelaub è la precisa attitudine alla raccolta e alla catalogazione, un’attitudine che rispecchia perfettamente le istanze dell’arte concettuale e che probabilmente spiega la profonda affinità tra la pratica artistica e quella curatoriale degli stessi anni. Un’attitudine cui anche il catalogo della mostra rende omaggio, rispettando un formato catalogativo innestato su un percorso cronologico. 

C’è infine spazio per il contributo di artisti di generazioni successive: Mario Garcia Torres è in mostra con un video prodotto per l’occasione, The Causality of Hesitance (2015), che offre uno sguardo retrospettivo sulla complessa attività di Siegelaub, mentre Maria Eichhorn presenta una nuova versione di uno suo lavoro degli anni Novanta ispirato al “The Artist’s Reserved Rights Transfer and Sale Agreement”. Sull’influenza di Siegelaub sulle giovani generazioni di curatori si discute invece in catalogo, dove Leontine Coelewij si interroga e interroga suoi colleghi sulla sua eredità in particolare nel contesto olandese, dove Siegelaub ha vissuto a lungo e dove è stato Lecturer del Curatorial Programme del De Appel Arts Centre.

Seth Siegelaub. Beyond Conceptual Art è una mostra dai tanti livelli, che va vista e rivista per assaporare il valore dei documenti e la portata innovativa che gli interventi di Siegelaub ebbero sulla scena artistica internazionale, ma è anche una mostra che invita a guardare al di là degli schemi già esistenti per crearne di nuovi con lucidità e rigore di pensiero.

Seth Siegelaub, organiser and publisher of the exhibition, January 5-31, 1969 1969. New York, Museum of Modern Art (MoMA). Gelatin silver print, 8 1/16 x 10″ (20.3 x 25.4 cm). Seth Siegelaub Papers. Gift of Seth Siegelaub and the Stichting Egress Foundation, Amsterdam, I.A.120. The Museum of Modern Art Archives, New York (copyright unknown). Cat.no.: MA2178).© 2015. Digital image, The Museum of Modern Art, New York/Scala, Florence Seth Siegelaub (ed.), March 1969 (One Month). Siegelaub invited artists to make a work on an assigned day during the month of March 1969. With Carl Andre, Robert Barry, James Lee Byars, John Chamberlain, Barry Flanagan, Dan Flavin, Robert Huot, On Kawara, Joseph Kosuth, Sol Lewitt, Richard Long, Bruce Nauman, Claes Oldenburg, Ed Ruscha, Robert Smithson, Lawrence Weiner, and others   Joseph Kosuth (left) and Seth Siegelaub; entitled (Art as Idea as Idea) The Word ‘Definition’, 1966-1968, by Joseph Kosuth installed above sofa, c. 1960s-1970s. New York, Museum of Modern Art (MoMA). Photograph, resin-coated print 5 x 7″ (12.7 x 17.7 cm). Seth Siegelaub Papers. Gift of Seth Siegelaub and the Stichting Egress Foundation, Amsterdam, I.A.119. The Museum of Modern Art Archives, New York (copyright unknown). Cat.no.: MA2177).© 2015. Digital image, The Museum of Modern Art, New York/Scala, Florence  Armand Mattelart and Ariel Dorfman, How to Read Donald Duck, Imperialist Ideology in the Disney Comic, second edition, New York, International General, 1979