Per vedere il mondo da una nuova prospettiva potrebbe essere il sottotitolo della mostra Natura. Ambiente. Uomo. 2004. che si è tenuta negli splendidi spazi degli Arsenali di Riga a due passi dalla Dragova (la Drina). La curatrice Inese Baranovska ha voluto concentrare l’attenzione su alcuni dei problemi più pressanti della società d’oggi (rapporto tra cultura e non cultura, individuo e società, azione/reazione/continuità tra i processi svolti nel passato e quelli futuri, ecologia, tutela dell’ambiente, riciclaggio dei rifiuti, responsabilità civica o apatia nei confronti di ciò che riguarda natura, ambiente, società) ed ha invitato una quindicina di giovani artisti lituani a confrontarsi su questi temi, tutti molto sentiti in questi ultimi anni, in particolare nei paesi Baltici quando a partire dall’inizio degli anni ’90 è stata possibile la libera circolazione delle informazioni.
Kristaps Epners ha aperto la mostra con una installazione che riproponeva una situazione vista tutti i giorni dalla sua finestra: un vagabondo-manichino, simbolo del nuovo urbanesimo, cerca qualcosa nel cassonetto dei rifiuti. Sul tema delle materie prime e ultime della società Izolde Cesniece con una installazione fatta di luci, suoni, vibrazioni, bicchieri richiamava il quotidiano arrivo a Riga di treni merci carichi di petrolio, benzina, ammonio. La riflessione di Holgers Elers era invece rivolta alla città di Riga e alla sua recente espansione urbanistica, mentre il gruppo FS ricordava il mandala creato dai monaci al seguito del Dalai Lama, durante la sua visita alla città nel 2001, con il suo potere di armonia e di benessere, che al termine della performance avrebbero distribuito intorno a Riga. Al rapporto armonico con se stessi e con la natura che scandisce i ritmi del giorno era dedicata la videoinstallazione di Ieva Jerohina, mentre quella di Kaspars Podnieks presentava su due monitor una scena idilliaca, prati verdi, foreste, mucche, pascoli, ma era solo un’immagine del passato e quella che era una scena unitaria, riprodotta ad alta definizione, si disgregava dichiarando la propria illusorietà.
Tra gli artisti non è mancato chi ha proposto una riflessione sulla recentissima entrata della Lituania nell’Unione Europea, tanto amata quanto odiata, comunque da tutti ritenuta problematica. Inguna Elere ha realizzato con il neon una specie di pietra verticale, ricordo di monumenti megalitici o sorta di cippo funebre, sostituendo la tradizionale corona di alloro con un cerchio di stelle, logo dell’UE.
Lontani dagli imperativi omologanti della cultura globalista, i giovani artisti lituani si affacciano alla nuova Europa con uno sguardo disilluso, ma senza smarrimenti si pongono in una posizione postglobal indicando una serie di problemi e di prospettive incerte e inquietanti

Gli Arsenali di Riga, sede della mostra Daba

Vide Cilveks 2004