da Hendrik – Carsten Nicolai
Dal 29 ottobre 2010 al 9 gennaio 2011
A cura di Martina De Luca, Pier Paolo Pancotto
Museo Hendrik
Christian Andersen
Via Pasquale Stanislao Mancini 20
00196 Roma
www.museoan
dersen.beniculturali.it

Orari di apertura: martedi – domenica dalle 9.30 alle 19.30. Chiusura il lunedì. Ingresso gratuito.
La mostra è realizzata in collaborazione con l’Accademia Tedesca, Roma – Villa Massimo
Catalogo edito da
Neromagazine, Roma.
Nella suggestiva casa-studio in cui visse H. C. Andersen, donata per suo volere dopo la morte (1940) alla città, acquistano nuova veste alcune opere chiave della ricerca artistica di Carsten Nicolai, rielaborate o create appositamente per la mostra da Hendrik: Carsten Nicolai.
Il progetto da Hendrik permette di dare spazio ad artisti giovani ma già affermati a livello internazionale, scarsamente presenti o del tutto assenti dalla scena espositiva italiana, e favorisce il confronto culturale tra gli istituti stranieri attivi nel nostro territorio e la nazione stessa. Nicolai è stato selezionato perché come Andersen, di origini norvegesi ma romano d’adozione, anche lui, pur vivendo e lavorando a Berlino, ha già avuto numerosi e rilevanti rapporti artistici con il nostro Paese: ha esposto due volte alla Biennale di Venezia, a Firenze, a Napoli e a Roma, dove ha soggiornato nel 2007 a seguito del conferimento di una borsa di studio Premio dell’Accademia Tedesca con sede a Villa Massimo.
Nato nel 1965 a Karl-Marx-Stadt, laureato in architettura a Dresda, Nicolai esordisce nella scena artistica negli anni Ottanta. Disinvolto ma consapevole nell’agire, le sue opere gli somigliano: poliedriche, scientifiche e fuori dall’ordinario. La sua ricerca personale si avvale tanto della comunicazione visuale quanto di quella musicale, spesso con contaminazioni reciproche, al di là dei codici precostituiti, attraverso linguaggi che vanno dal modellato alla pittura, passando per la grafica, l’installazione, il video, la performance, l’architettura e per finire all’elaborazione elettronica di suoni (il suo pseudonimo da dj è Alva Noto).
Appena varcata la soglia del museo, nella prima sala a sinistra, al piano terra (lo Studio con le Sculture monumentali di Andersen per il progetto utopico del Centro mondiale di comunicazione) ci si ritrova immersi nel site-specific Maßstabsbilner, che indaga il concetto di proporzione. Alcuni laser rotanti si muovono nello spazio proiettando sulle pareti della stanza e sulle statue una luce visibile attraverso l’uso di speciali occhiali, situata all’altezza media di un individuo (175 cm), dando vita a nuovi equilibri tra lo spettatore e le componenti plastiche ed architettoniche circostanti.
Al piano superiore di Villa Hèléne, in origine appartamento privato di Andersen, il percorso della mostra prosegue nel salone centrale e nelle stanze laterali. La raffinatezza di gusto neoclassico dell’architettura e degli arredi si coniuga piacevolmente con la contemporaneità dei lavori di Nicolai, naturali, spaziali e coinvolgenti, tra cui i visitatori delle nuove, ma anche delle vecchie generazioni si aggiravano simpaticamente incuriositi.
“Che cos’è stato? La caduta di un meteorite? La visita di abitanti dell’abisso cosmico? Sta di fatto che nel nostro piccolo paese è comparso uno straordinario prodigio: la Zona”. Queste frasi sono tratte dal film Stalker di Andrej Tarkovskij (1979), a cui Nicolai si ispira per realizzare Zone (2007/2010). A interessare l’artista è in particolare il relativo concetto di zona, territorio dove le normali leggi fisiche sono stravolte, in cui i protagonisti si avventurano con l’aiuto di uno Stalker (guida illegale esperta del territorio) per raggiungerne la stanza in cui i “desideri più intimi e segreti” si possono avverare: tale idea si traduce in una serie di stampe raffiguranti le radiazioni dei pianeti, ed in un’installazione percorribile con suoni cosmici remixati.
Modular Re-Strukt (2003/2010), strutture modulari, rappresentano città stilizzate geometricamente, componibili in infinite varianti grazie al principio d’assemblaggio – insito nel lego – di elementi interconnessi, solidi regolari, in due varianti: bianchi porcellanati o grigi di gomma.
La serie di stampe Ora (2007/2010) comprende dei riadattamenti di un affresco di Emmanuel Maignan del diciassettesimo secolo presente a Roma nel Convento di Trinità dei Monti, tracciati numerici dall’aspetto matematico ed enigmatico.
Fanno pensare a dei meteoriti le interessanti forme della serie Cluster (2008), sculture in alpacca, una lega di nichel e argento, con i caratteristici riflessi e giochi di luce. L’artista le ha plasmate dal calco di uno stesso palloncino riempito con tante palline da ping-pong modificato al fine di ottenere diverse soluzioni formali mantenendone la densità.
Con Solaris (2009) infine Alva Noto ripropone l’omonimo film di Tarkovskij del 1972 ricreandone appositamente la colonna sonora.
Come un’immersione nell’arte di Nicolai, questa mostra regala ai fruitori un’occasione di scambio molto più che internazionale: quasi interstellare.

Dall’alto:

1. Carsten Nicolai durante l’allestimento dell’opera Modular Re-Strukt per la mostra da Hendrik: Carsten Nicolai.
Photo Chiara Ferrara (2010)

2. Carsten Nicolai, Modular Re-Strukt, 2003, elementi in porcellana e gomma, dimensioni variabili.
Photo Chiara Ferrara (2010)

3. Carsten Nicolai, Zone, 2007/2010, installazione ambientale con impianto sonoro e 12 stampe ai piezo-pigmenti su carta, dimensioni variabili.
Photo Chiara Ferrara (2010)

4. Carsten Nicolai, Cluster, 2008, sculture in alpacca (nichel e argento), dimensioni variabili.
Photo Chiara Ferrara (2010)