Note:
(1) L’incontro con Dellbrügge & de Moll ha avuto luogo nel loro studio a Berlino nel dicembre 2009. Traduzione di Elena Gradini.
(2) Cfr. N. Bourriaud, L’estetica relazionale,Postmedia Books, Milano, 2001
(3) Cfr. N. Bourriaud, Postproduction. Come l’arte riprogramma il mondo, Postmedia Books, Milano, 2004, p.14.
(4) Cfr. Z. Bauman, La società dell’incertezza, Il Mulino, Bologna, 1999.
(5) Cfr. M. Augé, Non luoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità, Elèuthera, Milano, 2005.
(6) Cfr. M. Foucault, Spazi altri. I luoghi delle eterotopie, Feltrinelli, Milano, 1998.
(7) Dellbrügge & de Moll, durante l’intervista nel loro studio a Berlino, dicembre 2009.
Traduzione di Elena Gradini.
(8) Dellbrügge & de Moll, Hamburg Ersatz, Verlag fur moderne Kunst, Nürnberg, 2000. Il progetto è stato esposto in occasione della mostra Avanguardia nel Presente, tenutasi al MLAC, Università La Sapienza di Roma, nel 2000.
(9) Dellbrügge & de Moll, Morse by horse, Drehscheibe Frankfürt, 2006, p. 96. Traduzione di Elena Gradini
(10) Dellbrügge & de Moll, New Harmony, Kunstlerhaus Bethanien, Berlin, 2007, p. 3. Traduzione di Elena Gradini.

Sulla scia degli eventi che hanno investito il panorama storico artistico europeo in seguito alla caduta del Muro di Berlino, l’arte contemporanea è andata via via assumendo caratteristiche peculiari volte ad avvicinare il pubblico con l’opera, intesa come azione capace di attivare l’esercizio della coscienza critica e fare del proprio messaggio un segnale in grado di suscitare una forte attenzione condivisa dall’altro, in un percorso di crescita culturale della collettività.
È in quest’ottica che si colloca la poetica del duo berlinese Dellbrügge & de Moll, artisti contemporanei che vivono e lavorano tra Berlino ed Amburgo dal 1984, anno che ha segnato l’inizio della loro collaborazione.
Fondamento etico della loro arte è la convinzione che l’inizio del lavoro artistico vero e proprio consista, prima di tutto, nel trasmettere l’idea, il concetto, in contrasto a ciò che vediamo già esistere nel nostro reale.
Così Dellbrügge & de Moll hanno fatto del dibattito e dello scambio culturale il nucleo della loro produzione artistica, sempre in bilico tra realtà e finzione, tra fiction e simulazione, dove però lo spettatore è il referente principale, consapevoli di quanto potere abbia l’immaginario collettivo nell’adottare nuove idee e rielaborarle attraverso la propria visione individuale.
Durante l’intervista che mi hanno rilasciato dichiarano infatti che l’arte non può mai sostituire una buona politica, tuttavia riesce ad attivare qualcosa piuttosto che essere una soluzione vera e propria. Gli artisti con le loro installazioni negli spazi pubblici riescono a mettere in moto la coscienza pubblica. (1)
Lavorando nei punti di intersezione tra lo spazio pubblico e quello privato, Dellbrügge & de Moll attuano progetti finalizzati sempre alla comprensione dell’opera da parte dello spettatore, ma soprattutto credono che il ruolo dell’artista sia quello di trasmettere un cambiamento culturale all’interno della società.
Le loro opere si collocano prevalentemente nell’ambito dell’arte relazionale che, come l’ha definita Nicolas Bourriaud, è un’arte volta a creare rapporti sociali con l’interumano. (2)
Presupposto fondamentale per l’arte relazionale è infatti creare un legame con la collettività e riuscire ad interpretare i cambiamenti che avvengono all’interno del tessuto sociale.
Le pratiche artistiche contemporanee si esprimono sempre più spesso attraverso linguaggi caratterizzati dall’appropriazione di forme già esistenti; è infatti ampiamente diffuso da parte degli artisti l’utilizzo di oggetti d’uso comune, rielaborati al fine di creare nuove relazioni.
La nostra società può essere considerata come un repertorio di forme in continua evoluzione che l’artista abita attivamente e di cui coglie i segni secondo la propria visione, trasformandoli attraverso un’ottica che riflette il nostro modus vivendi.
Come ha scritto Bourriaud, tutte queste pratiche artistiche, per quanto eterogenee, condividono il fatto di ricorrere a forme già prodotte, dimostrando così la volontà di inscrivere l’opera d’arte all’interno di una rete di segni e significati, invece che considerarla forma autonoma o originale. (3)
Dellbrügge & de Moll hanno dato vita a progetti site specific che mettono in evidenza lo stretto rapporto tra l’artista, l’opera, il mercato ed il pubblico, attraverso processi di produzione, consumo e condivisione dell’opera.
Consapevoli dell’importanza svolta dall’artista come mediatore capace di fare dell’opera un catalizzatore sociale in grado di interagire attivamente con il pubblico, che così diviene parte attiva dell’azione artistica, Dellbrügge & de Moll scelgono di intervenire all’interno dell’ambiente urbano che si trasforma nel palcoscenico in cui si svolge l’azione.
Il pubblico è al contempo spettatore e fruitore dell’evento artistico di cui l’opera è parte integrante; opera dislocata negli spazi interstiziali che diventa un motivo di incontro, un’occasione che invita a soffermarsi e riflettere, poichè è dalla riflessione che nascono nuove idee e dalle idee i possibili eventi e mutamenti.
I cambiamenti della società, la precarietà dell’esistenza che caratterizza la nostra epoca, la velocità con cui accadono e si consumano eventi, unita all’alienazione dell’uomo all’interno di una società “liquido-moderna” (4) circondata da “non-luoghi” (5), sono alcuni dei temi più attuali trattati da Augè, Bauman, Lyotard, Virilio, Foucault. 
Se infatti per “eterotopia” si intendono quei luoghi fuori da ogni contesto anche se è possibile indicarne la localizzazione nella realtà, (6) è in questi spazi che Dellbrügge & de Moll intervengono con la loro arte, documentando e valutando criticamente queste realtà che ci circondano e verso le quali si è spesso indifferenti.
Lavori quali In Quest of the Perfect Location, Morse by horse, One fine day, all this will be yours, fino all’ultimo Guerre en forme, realizzati tra il 2006 e il 2010, indagano il delicato tema relativo alle appropriazioni territoriali, alle eterotopie che ci circondano e che divengono oggetto di lotte per la ridefinizione degli spazi comuni; argomenti delicati che creano spesso quelle fratture insanabili tra la collettività e le istituzioni.
I luoghi da loro analizzati sono da intendersi come “mondi provvisori” in cui è forte il contrasto tra lo spazio istituzionale e lo spazio “altro”.
Posti in cui la differenza dalla norma e la dicotomia tra un “dentro” e un “fuori” fornisce la condizione ideale per analizzare gli elementi che costituiscono queste realtà “altre”.

I problemi legati alla gentrification sono noti: il valore da sfruttare e l’utilizzo originale, l’interesse degli investitori e quello degli abitanti; bisogna invece pensare anche ad uno sviluppo aperto verso la collettività. 
È infatti a questa che i due artisti si rivolgono, giocando con la consapevolezza in fieri di un messaggio codificato che induce lo spettatore ad agire e decostruirne il senso.
Dellbrügge & de Moll fanno uso di una grande varietà di mezzi espressivi, che spazia dalla pittura alla videoarte, da progetti web alla creazione di dibattiti e piattaforme culturali, unita alla realizzazione di cataloghi e riviste, che permette loro di avere una visione completa circa i fenomeni sociali ed istituzionali che interessano il contemporaneo. La loro costante attenzione per le dinamiche interne al complesso sistema artistico, unitamente all’interesse per la collocazione dell’opera nel museo e fuori da esso, avvicina il loro pensiero a quello dei maggiori sociologi contemporanei.
Appare evidente come i loro progetti mirino ad indagare il rapporto esistente tra i vari circuiti di produzione e consumo dell’opera, il suo contesto di riferimento, destrutturandone il senso attraverso un’analisi dettagliata.
Così Talking about Art o la serie di acrilici Artconsumer’s Profile realizzati tra il ’92 e il ’95, divengono opere di impatto immediato in cui viene indagato il rapporto tra forma e comunicazione, finzione e vita reale, passando attraverso lo stretto legame che vincola l’arte ad un giudizio di mercato, noto come fenomeno del branding, e che in qualche modo ne “legittima” la qualità.
Allo stesso modo il bisogno di comunicare a livello globale diviene oggetto d’indagine finalizzato alla creazione di un’ ipotetica comunità utopistica, basata sulla condivisione di stati e condizioni.
Dellbrügge & de Moll giocano con l’ibridazione dei linguaggi esistenti tra l’opera e il pubblico, servendosi della cultura digitale, passando dagli spazi istituzionali a quelli pubblici, smascherando infine il ruolo ingannevole dellla pubblicità e del sistema economico, che viene sempre sottoposto ad un ribaltamento.
La produzione artistica di Dellbrügge & de Moll ruota intorno a tre grandi nuclei; i lavori dei primi anni ’90 che indagano i meccanismi interni al sistema di riferimento, basato su un apparato di promozione e consumo dell’opera, sullo stretto rapporto che lega arte e critica, e che vedono il duo impegnato nell’attività editoriale insieme al critico Thomas Wülffen alla realizzazione della rivista d’arteBelow Papers che nasce come idioma capace di combinare insieme energie teoriche ed artistiche (7) e che si presenta da subito come opera d’arte in sé. 
A partire dalla seconda metà degli anni Novanta gli artisti si concentrano su progetti finalizzati alla creazione di modelli abitativi, sia reali che utopistici, realizzati nello spazio pubblico o all’interno del web.
È il caso di Hamburg Ersatz, un complesso lavoro pensato per il web, estremamente concettuale, che partendo da luoghi reali mira alla creazione di modelli abitativi utopistici progettati per interagire con il pubblico. L’opera è pensata come un grande cantiere destinato a crescere e a mutare; un laboratorio virtuale dell’utopia dove è possibile soddisfare quei bisogni che non sono immediatamente realizzabili nel qui ed ora. (8)
Dal 2000 ad oggi focalizzano l’indagine sulla ricerca di quei luoghi soggetti al fenomeno inarrestabile della gentrification; pubblicano in questi anni numerosi cataloghi che rappresentano il risultato stesso delle ricerche effettuate.
Dellbrügge & de Moll osservano gli eventi nell’interezza delle loro relazioni sociali, restituendo un’arte attuale, ricca di forme e modelli per cambiare ed espandere la comprensione simbolica del mondo.
Attraverso la molteplicità di linguaggi espressivi utilizzati, riescono a sorprendere il pubblico con opere innovative, realizzate grazie alla loro estrema apertura al dialogo.
Come affermano: “Che un’opera non sia costituita solo attraverso l’attività artistica, ma è virtualmente una co-produzione tra artisti, istituzioni, critica e pubblico, è da tempo una verità accertata. Ci stiamo di nuovo concentrando intensamente sulle nostre condizioni lavorative e sul contesto istituzionale, considerandolo come materiale da utilizzare” (9)
Così facendo trasformano l’azione artistica in azione scenica, reale e al contempo immaginaria, che rappresenta il punto di congiunzione tra il processo di crescita e l’avanzamento tecnologico, soddisfacendo il rapporto tra arte e pubblico, e utilizzando il gioco come forma comunicativa che costituisce i vari processi di apprendimento.
Dellbrügge & de Moll utilizzano il messaggio artistico in funzione di un possibile sviluppo della società futura, in relazione ai media e alle tecnologie che avanzano, e che prende forma sia nei luoghi dismessi che in quelli di rilevanza sociale, ma dove è sempre il pubblico ad essere “invitato” a partecipare attivamente all’evento, come essi stessi affermano rivolgendosi in prima persona allo spettatore con l’interrogativo are you “ready to give up everything and engage in a social experiment?”. (10)

 

Dalla tesi di laurea L’arte relazionale del duo berlinese Dellbrügge & de Moll, relatore Prof. ssa Patrizia Mania, correlatore Prof. ssa Elisabetta Cristallini, Università degli Studi della Tuscia, Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali, Viterbo 12 Maggio 2010


Dall’alto:

Dellbrügge & de Moll, Thomas Wülffen, Below Papers, 4 numeri di una rivista d’arte, 1993-1994,
1 Fiktion, 2 Internationale Strategien, 3 Virale Praxis, 4 Girlslim, Kunst Werke, Berlino.

Hamburg Ersatz, 2000, modelli abitativi.
Fonte: Dellbrügge & de Moll, Hamburg Ersatz, Verlag für moderne Kunst, Nürnberg, 2000.
www.workworkwork.de.

In Quest of the Perfect Location, 2007, installazione, Christiania, Copenhagen,
Fonte: Dellbrügge & de Moll, In Quest of the Perfect Location, Space Poetry, Copenhagen-Berlin, 2007.

Morse by horse, 2004, cavallo in fibra di vetro, installazione, Sparkasser Informatik, Francoforte
Fonte: Dellbrügge & de Moll, Morse by horse, Drehscheibe Frankfurt, 2006.

One fine day, all this will be yours,2009, testo sul palloncino di elio, installazione, Oslo.
Fonte: Dellbrügge & de Moll, One fine day, all this will be yours, Bjørvika Utvikling, AS, Oslo Kommune, 2009.

Talking about Art,1992, fotocomposizione computerizzata. La serie è stata realizzata in occasione della mostra Génériques. Le visuel et l‘écrit, Hôtel des Arts, Parigi, 1992.
Fonte: www.workworkwork.de; Domenico Scudero, Patrizia Mania, “Dellbrügge/ De Moll: Produrre arte”, in Virus, n. 3, novembre 1994, p. 28.

ArtConsumer’s Profile, 1992-95, acrilico su tela, 70 × 50 cm, 40 motivi, formati diversi,
Center of Contemporary Art, Mosca.
Fonte: www.workworkwork.de; Domenico Scudero, Patrizia Mania, “Dellbrügge/ De Moll: Produrre arte”, in Virus, n.3, novembre 1994, p. 28.