eme3 collapse, nous escenaris4rt festival d’arquitectura Barcellona, 19-20-21 marzo 2009 sedi:
CCCB – centro de cultura contemporànea de barcelona
MACBA – Museu d’Art Contemporani
FAD – Foment de les Arts i del Disseny
interventi urbani dislocati nel Raval
www.eme3.org

Equipo Pkmn
http://www.ciudadcreaciudad.com/ 04barcelona.htm                www.pkmn.es
Equipo Basurama
www.basurama.org/b09_todo-sobre-ruedas.htm
Taller de invierno
http://tallerdeinvierno.ning.com/
http://oficinadeinnovacionpolitica.
blogspot.com/2008/01/arranca-el-taller-de-invierno-muy.html
http://mcs.hackitectura.net

Il collasso in tempi di crisi è decisamente un tema attuale, “puó sembrare opportunista, ma è necessario che chi pensa le possibilità di gestire lo spazio di vita, come fanno gli architetti, debba porsi in relazione con la tematica del collasso”. Questo è quanto viene affermato nell’introduzione al catalogo del terzo festival di architettura organizzato e promosso dal FAD, dal MACBA e dal CCCB di Barcellona: eme3-collapse, nuevos escenarios, che quest’anno si interroga sulla questione del collasso, appunto, per proporre nuovi scenari e soluzioni alternative di stili di vita e consumo.

Ed in effetti ció che emerge dal Festival, dalla maniera in cui esso è strutturato e dalle attività in programma – oltre che chiaramente dalle opere selezionate ed esposte – è l’intenzione di affrontare la tematica del collasso su diverse scale, da quella globale a quella quotidiana. Dunque il collasso inteso in un senso ampio ed esteso, come conseguenza di stili di vita dei singoli, di metodi di produzione e di consumo a qualsiasi livello, di politiche nazionali e internazionali.

Disegnare nuovi scenari è dunqe la parola d’ordine, il fil rouge che ispira dibattiti e incontri e che si rivela in molte delle opere esposte. Nuovi scenari per ridurre le possibilità di collasso e migliorare la qualità della vita, attraverso una riflessione critica sugli usi, i consumi, gli stili, il rapporto con l’ambiente e con le strutture che lo caratterizzano.

Nello specifico il Festival si è articolato in sei sezioni distinte: tre espositive (Mercado, Simulacro, Laboratorio); due teoriche (detonante, duelo), una di spettacolo (escenario).
Un festival che si è rivelato trasversale non solo per i linguaggi adoperati, ma soprattutto per le modalità di approccio alla tematica del collasso e della possibilita di intervenire attraverso la trasformazione degli spazi.
La prima sezione infatti, Detonante, è stata una sezione filosofica dedicata alle questioni economiche, sociologiche e ambientali; la sezione Duelo, invece, è stata costruita sul paradigma dei duelli tra i candidati alla presidenza degli Stati Uniti. Sono infatti stati invitati di volta in volta due personaggi dalle posizioni distinte e contrapposte a confrontarsi sulle due tematiche relative alle possibilità di intervento nello spazio pubblico e in quello domestico. Pubblico e privato, le due dimensioni del vivere. Il “pubblico” ha visto il confronto tra Josep Acebillo e Santiago Cirujeda; il secondo, sulla dimensione privata, il confronto tra Victoria Acebo ed Enric Ruiz Geli.
Una dimensione trasversale dunque, che affronta il problema a due mani e lo analizza per i suoi diversi aspetti.
Per le sezioni espositive tutte le opere sono state selezionate da un concorso su base nazionale, destinato a giovani architetti e gestito e curato da giovani curatori, filosofi e altre figure professionali.
La prima di queste sezioni, Mercado: espacio de ideas en m3, riproduce le caratteristiche di una fiera mercato. Ogni soggetto che espone, singoli architetti o studi, lo fa come se fosse in una fiera e all’interno del proprio spazio definito, non più grande di 18 m³, nel quale deve esprimere la sua idea rispetto alla tematica del collapse.
Tra queste numerose interpretazioni, molte delle quali decisamente vivaci e stimolanti, a proposito della tematica in oggetto si distingue la O.G.A. Officina Gratuita de Arquitectura, un progetto temporaneo dello studio PKMN di Madrid, che per i tre giorni del Festival si è messo a disposizione per progettare gratuitamente ristrutturazioni, arredamenti di interni o di locali per chiunque ne avesse fatto richiesta. Chiaramente era solo il progetto ad essere gratuito e il cliente avrebbe potuto poi ingaggiare o meno gli architetti, o anche solo farsi progettare per gioco e curiosità un nuovo modo di pensare lo spazio della propria casa, della propria stanza, del proprio locale.

La seconda sezione, simulacro, intervenciones urbanas, è decisamente la più vivace perchè nasce dal presupposto che sono le persone che vivono i luoghi, intepretando i cambiamenti che in essi si pongono in atto, a compiere i processi di modifica; molto piú dell’intervento architettonico in sè. In altri termini, è come dire che una nuova architettura assume senso solo in relazione alla risposta che viene dai propri interlocutori, come in effetti la storia ci ha insegnato.
In questo senso simulacro diventa quindi un momento per intervenire in maniera attiva nello spazio urbano, creando dei progetti “aperti” capaci di creare una frattura nella quotidianità dei luoghi e passibili di essere interpretati diversamente dalle persone che normalmente li attraversano e li caratterizzano. In questo senso Todo sobre ruedas, progetto dell’Equipo Basurama, si rivela l’intervento piú significativo. Si è trattato di un’operazione molto semplice: trasformare mobili domestici e oggetti industriali, come divani, sedie, comodini, panche, ruote per i cavi, in oggetti ludici, ricomponendoli, creando degli ibridi e, soprattutto, applicando delle ruote su ognuno di essi.
Al di là dell’operazione di rifunzionalizzazione dell’oggetto comune, l’intervento si accresce della risposta del luogo in cui si pone e cioè la Plaza dels Angels: la piazza sottostante il MACBA, che già normalmente pullula di giovanissimi skaters, un pubblico vivace e aperto a sperimentare la nuova e temporanea “attrazione”. L’intervento diventa quindi un momento per aprire nuove possibilità di significati, la cui attribuzione di senso viene dagli spettatori stessi.

La terza sezione espositiva, Laboratorio, eme3 y las universitades, presenta infine i progetti selezionati dai laboratori svolti dagli studenti universitari, nel corso degli ultimi mesi, specificatamente per il Festival e in collaborazione con i propri docenti.
Il lavoro che spicca è decisamente il Taller en Gaza/Palestina, del Taller de Invierno della ESPA di Alicante. Una mappatura cartografica di ispirazione deleuziana, che pretende di segnare le trasformazioni e le condizioni di vita nella Striscia di Gaza dalle ultime decadi del XIX secolo a oggi, attraverso le trasformazioni strutturali dei tessuti urbanistici e architettonici. La cartografia ci mostra la materialità del controllo biopolitico, attuato attraverso le trasformazioni urbane dove il controllo dei flussi di merci e di uomini ha influito nel determinare le condizioni di vita esistenti nella Striscia di Gaza, al pari delle decisioni politiche e delle guerre che si sono susseguite e che continuano a susseguirsi in un luogo in collasso, da anni paradigma delle politiche e degli equilibri internazionali.

Un Festival che sembra rivelarsi una finestra sul dibattito artistico della Spagna, della giovane Spagna, in questo momento. Un dibattito che di fronte ad una tematica specificatamente politica, pur mantenendo un atteggiamento di denuncia tipico del dibattito che ha caratterizzato le estetiche “no-global” del decennio degli anni Novanta, affianca una volontà progettuale per superare una fase di presa di coscienza, che ha ormai esaurito la sua funzione, e proiettarsi verso la risposta alle necessità di definire nuove estetiche e nuove soggettività.

 

Dall’alto:

Equipo Pkmn, Oficina Gratuita de Arquitectura, Installazione, 2009

Equipo Basurama, Todos Sobre Ruedas, Installazione urbana, Placa dels Angels, Barcelona, 2009, foto di Daniela Voso

Taller de Envierno, Taller de Gaza/Palestina, Cartografia, dettaglio, 2009

Taller de Envierno, Taller de Gaza/Palestina, Cartografia 2009, veduta d’insieme dell’installazione – foto di Daniela Voso