Silenzio e calma apparenti, si accostano ad attesa, fragore e rumore in questo terzo e conclusivo evento della rassegna Giochi Dialettici, ideata e realizzata presso lo spazio Punctum, con l’intenzione di dare rilievo a percorsi della ricerca artistica contemporanea, per offrire una panoramica della situazione attuale, attraverso l’accostamento di opere diverse, poste in dialogo nello stesso spazio.
Il confronto tra Jules Spinatsch e Nemanja Cvijanovic risulta particolarmente felice: entrambe le opere, dialogano tra loro e suscitano richiami che rimbalzano tra la storia più recente e l’arte del passato.
Jules Spinatsch, presenta un’opera realizzata in occasione del WEF di Davos del 2003, e che fa parte della serie Temporary Discomfort (2001-2003). In tutta le serie, l’artista coglie le trasformazioni dei luoghi rispetto ai grandi vertici economici e politici che li hanno attraversati, e ne dà una lettura che evidenzia lo snaturamento, spesso accompagnato dalla desertificazione, dall’innalzamento di protezioni e zone rosse. Proprio negli anni in cui la somma di esperienze di conflitto verso i poteri globali raggiunge il suo apice, Spinatsch si sofferma sulla reazione spaventata da parte di questi rispetto alla contestazione crescente e ritrae luoghi immobili, sfigurati dalla paura del confronto o del dissenso, luoghi che diventano privati, in entrambe le accezioni che questo termine può indicare.
Attraverso l’uso di alcune camere nascoste e posizionate all’interno della zona rossa di Davos (Temporary Discomfort IV- Davos, January 2003, Position A), Spinatsch ritrae il tempo e lo spazio: le sue camere colgono ogni dettaglio di un inquadratura finale, nel succedersi del tempo e degli eventi e restituiscono un’immagine visiva stratificata che esprime il valore dei luoghi rispetto agli eventi e alle azioni che li attraversano o meno. Vale la pena sottolineare che queste opere escono dalla dimensione visiva e si completano dei ricordi intimi di chi, osservandole, ricorda le violente e rumorose scene che si sono consumate al di là delle silenziose e sicure zone rosse.

Non sono meno critici i toni dell’opera di Nemanjia Cvijanovic, Marinetti Vaffanculo, featuring Spielberg. Si tratta di un montaggio video in cui l’artista recita una piece del romanzo con tavole parolibere, 8 anime per una bomba, di Marinetti, su un fotogramma tratto dal film Salvate il soldato Ryan (Spielberg, USA, 1998). Il fermo immagine riprende alcuni soldati ancora sulla spiaggia e crea un’attesa che si risolve quasi al termine della lettura, quando d’improvviso gli uomini vengono dilaniati da una mina, saltando per aria e ricadendo in terra.

Futurismo e industria culturale sono gli elementi attraverso i quali Cvijanovic costruisce una distaccata critica politica, stratificata e densa di rimandi. L’opera di Cvijanovic non è un lavoro sull’identità, contrariamente alle tendenze che caratterizzano la ricerca dei paesi che si sono affacciati dagli anni Novanta al dibattito artistico europeo. Certamente la scelta di Marinetti implica dei richiami storici legati al suo luogo d’origine (Rijeka – HR), ma ritengo che indichi piuttosto una scelta funzionale alla critica che egli pone in atto. Tuttavia emerge prepotente una sensibilità che si è formata in una regione contesa, attraversata da conflitti e dominazioni che si sono succedute, ciascuna delle quali ha lasciato le proprie tracce, e in una città che azzarderei a definire di confine, per la collocazione e l’importanza del porto e le diverse etnie che ancora oggi la attraversano e la vivono. Entrambe le opere esprimono una critica politica adottando mezzi tecnici di ripresa e recuperando l’arte del passato: come evoluzione formale il primo, come momento di appropriazione il secondo.

Da una parte, la scomposizione dell’immagine in dettagli o frammenti di Spinatsch, oltre alla scomposizione dei pixel, richiama gli studi sulla luce e sul colore dei divisionisti e dei puntinisti; e ovviamente, la ripresa dello stesso luogo in tempi diversi, alle Cattedrali di Rouen di Monet. Mentre in Cvijanovic, l’appropriazione di opere d’arte sembra essere una scelta grammaticale, affine a quella attuata dagli artisti della pop art europea con le immagini e gli oggetti quotidiani.

Storia politica e storia dell’arte dunque entrano in dialogo su diversi canali, si confrontano, si permeano tra loro e al di fuori, e ricordano l’impegno sociale che potrebbe prendersi più spesso chi lavora alla costruzione di un immaginario collettivo.

Dall’alto:

Nemanja Cvijanovic, Marinetti vaffanculo featuring Spielberg, 2006, still da video a colori con audio su DVD, 10”+ loop, Courtesy T293, Napoli

Jules Spinatsch, TEMPORARY DISCOMFORT IV, Pulver Gut World Economic Forum, Davos-CH.Discontinuos Panorama A240635, Camera A: Promenade, Congress-Center North and Middle Entry. 2176 still shots from 18:18 – 21:13, January 28, 2003 Courtesy Galerie Luciano Fasciati, Chur/Ausstellungsraum 25, Zürich