Bibliografia web

George Maciunas

http://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale

 Wolf Vostell:

http://it.wikipedia.org/wiki/Wolf_Vostell

Galerie Vostell di Berlino:

http://www.vostell.com/index.php?id=14

Museo Vostell Malpartida:

http://www.museovostell.org/colecciones.htm

Wolf Vostell. L’arte e il video: l’alterazione come denuncia
di Ilaria Matrone

http://luxflux.net/?p=3865

Wolf Vostel, 9 Nein Décollagen, 1963: L’evento di grande potenza di Vostell 9 Nein Décollagen (9 Non-Dé-collages) avvenne il 14 settembre 1963 in nove ubicazioni diverse in Wuppertal, e fu organizzato dalla Galleria Parnass. Il pubblico fu traghettato in autobus da ubicazione ad ubicazione, incluso un cinema che proiettava Sun in your head mentre persone stavano sedute sul pavimento. Il film trasferisce all’immagine in movimento il principio del “Décollage” di Vostell. Dato che nessuna attrezzatura video era disponibile nel 1963, Vostell istruì un camera-man, Edo Jansen, per filmare immagini TV distorte attraverso lo schermo TV. Durante la presentazione della prima versione di Sun in your head, 9 Nein De-coll/agen Vostell distrusse con un colpo di fucile un televisore acceso, una simbolica uccisione di un mezzo di comunicazione. Il film fu re-compilato e copiò a video nel 1967. Realizzato l’happening 9 Nein Dé-coll/agen (9 ‘Nessuno Dé-coll/ages’), il film fu mostrato in seguito in un contesto separato, per esempio ad Amsterdam nel 1964.

Andrea Balzola e Anna Maria Monteverdi Le arti multimediali digitali, ed. Garzanti, Milano, 2004, e http://www.medienkunstnetz.de/works/sun-in-your-head/video/1/

 

Dobbiamo a Maciunas (insieme a Beuys) la mira a cancellare il confine tra arte e vita. Considerarle una identità. Ma come? Un’opera come questa (ce ne sono circa duecento nella collezione fluxus di Barbara e Peter Moore ad Harvard), ci rinvia ad una riconsiderazione di quelli che possono essere chiamati i due corpi dell’arte: l’oggetto ed il suo osservatore. Se nel caso di Beuys abbiamo visto che egli intendeva far compiere una operazione omeopatica all’oggetto (la vetrina e altro) per quanto concerneva la memoria rimossa (Auschwitz Demonstration) e poi successivamente egli intese sollecitare nel soggetto una vera e propria azione (il caso delle 7000 querce da piantare nel mondo, sostituendo ogni volta una delle 7000 pietre che aveva collocato nel 1982 a Kassel Documenta), lo stesso avviene con Maciunas. L’effetto delle azioni programmate non si contiene però più nell’oggetto, che resta traccia muta. Laddove, nel caso di Beuys le querce piantate ossigeneranno per sempre la natura o la città inquinata: i suoi pseudo documenti delle vetrine o le pietre sono come tracce documenti anticipatori dell’opera che si realizzerà.

Ma è con Wolf Vostell che si va al cuore della questione della “rappresentazione critica” (possibile o no?) del mondo del consumo e della comunicazione di massa, che erode tutti gli impulsi di originale reattività del soggetto. Con la sua serie famosa “TV-Dé-Collages” Eventi e azioni per milioni di telespettatori (Tv- Dé-Collegen-Ereignisse und Handlungen für Millionen) (1963, Fattoria di George Segal a New Brunswick) e con le “prescrizioni” (assurde, apparentemente) che egli dà a ognuno di quei milioni di uomini soli, in una stanza davanti allo schermo, l’incitazione concreta a respingere la manipolazione ideologica esercitata dal mezzo televisivo. Insomma l’happening fluxus di Vostell, che ha una specie di carattere ermetico e di natura privata, quasi intima (il soggetto è previsto stare solo in una stanza: con ciò annunciando il rapporto uomo-web attuale), con un elenco di materiali di cui provvedersi (ago, aspirapolvere, borsa, cibo, coca-cola, coperte, disco, elettrodomestici vari, filo spinato, giornali, grano, micro televisore, mobili, pagina di pubblicità, pesce, sedia, spazzolino da denti, televisore, terreno, vestiti) e con il suggerimento di una serie di azioni, tra cui la prima è di costringere il telespettatore ad alzarsi a verificare perché la trasmissione televisiva è disturbata (per 3 minuti: il disturbo lo ha programmato Vostell stesso) e a far capire allo spettatore/vittima che non c’è guasto nell’apparecchio. E poi le successive azioni da eseguire indicate da una voce anonima durante il programma come: “baciate una persona sullo schermo” o “pungetevi con un ago”, incitano il telespettatore a respingere la manipolazione ideologica esercitata dal mezzo televisivo. Mezzo che è collocato come snodo centrale del processo di dissoluzione e frammentazione del soggetto (della sua memoria) e del contesto, e del processo di costruzione di simulacri sostitutivi de-individualizzanti.

Una nozione di sconfinamento/ dell’arte, rispetto ai media ristretti, la necessità di uscire dai mezzi tradizionali fino allora conosciuti propri dell’arte, in quanto inseriti nel mondo stesso e nella logica che ha oppresso e distrutto il soggetto, la rottura dell’automatismo recettivo con un nuovo soggetto detournato che detourna la propria esperienza: questo il fondamento dell’artista ipercontemporaneo.

Le matrici Dada di questi processi di messa in opera della coscienza critica (seppur grottescamente vissuta, ibridandosi con il basso e talvolta con il kitsch) sono ampiamente riconosciute. Da sottolineare che l’importanza dell’esperienza Fluxus è data dal fatto che queste tracce o frammenti di memoria anche dell’arte: come nel caso di Dada, stanno lì come tali: mentre nelle esperienze dell’arte concettuale degli anni Sessanta e in quelle degli anni Settanta e Ottanta se persiste il processo metaforico della frammentazione e ricomposizione, le tracce sono spesso creare o ri-create, in un processo che è di “rappresentazione critica” certo, ma che viene “esposto” con un coinvolgimento che è agli albori, sia pro parte subjecti (l’artista che la realizza) sia pro parte actorum (il pubblico, che è convocato e guidato se agisce).

Dall’alto:

A Flux Year Box 2 , nella scatola sono assemblati da George Maciunas, c.1966, opere, frammenti, tracce di diversi artisti Fluxus. George Maciunas fu il principale imprenditore ed editore di FLUXUS, ai fini della più ampia diffusione delle opere Fluxus (Harvard Art Museum/Fogg Museum, Barbara and Peter Moore Fluxus Collection, Margaret Fisher Fund and gift of Barbara Moore/Bound & Unbound, M26448. Photo: © President and Fellows of Harvard College). http://www.news.harvard.edu/gazette/2007/03.08/16-fluxus.html

Wolf Vostell, Deutscher Ausblick (Panorama tedesco), dal ciclo Schwarzes Zimmer, 1958/59. Dé-collage, legno, filo spinato, metallo, rivista, ossa, apparecchio televisivo, cm 197,5 x 129,5 x 81, 5.

Wolf Vostell, Transmigracion, 1958, olio/tela, lacerazione con TV, cm 92 x 100 x 39.

Wolf Vostell, 6 TV dé-collagen, 1963.

Wolf Vostell, TV dé-collagen, 1963, Eventi tv per milioni di telespettatori (testo 1).

Wolf Vostell, TV dé-collagen, 1963, Eventi tv per milioni di telespettatori (testo 2).