(1) L’installazione Royal Rouge è un ambiente site-specific nel quale sono esposte opere diverse, tra cui alcuni collage realizzati con manifesti per adulti degli anni ’70 e ’80. Il Royal Rouge, come dichiara lo stesso Favelli: “Era un cinema per adulti a Bologna in via Rizzoli, dove ora c’è il Nike Store; era di fronte a Beltrami, il negozio di lusso con gli alberi di ulivo in vetrina, ma anche coi vetri rotti dalla contestazione. Era il 1977, avevo 10 anni e vidi sotto al portico la locandina del film. Era grafica netta, pura iconoclastia. Solo un nome: Serena. Scritto in rosso su sfondo verde, con riquadri e cornici sottili e nere. Compresi che c’era un mondo parallelo che aveva nomi ammalianti: Pornorama Blue, Rimmel, Sex Diamond, Sensation. Era un mondo libero, audace, ma anche proibito e super vietato. Era un mondo Porno Rosso Regale, un mondo Royal Rouge”.

(2) L’intento è stato quello di porre l’attenzione sulla capacità di molti artisti del secolo precedente di anticipare i tempi a venire. Da qui il coraggio di affiancare l’Ottocento dei Macchiaioli, di De Nittis, di Boldini alla contemporaneità, in una visione dell’arte che prescinda dai confini temporali e geografici. “Uno sguardo più attento ai primordi di quella che definiamo arte moderna, amplierà – affermano i curatori – l’interesse della fiera per le gallerie che trattano l’arte della fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento – perché esiste una continuità ideale con il passato che ci aiuta a comprendere il presente”.

(3) Helga Marsala, Affaire Pecci. Parla Sergio Risaliti: il museo che vorrei, in “Artribune”

(4) Forse non è un caso che Vittorio Sgarbi presenti la sua candidatura per dirigere il Museo Pecci di Prato qualche settimana prima dell’apertura di Artefiera e poi, qualche giorno dopo la chiusura, la reazione per la sua esclusione sia stata: “Sono incompetenti assoluti, porterò tutti in tribunale per la loro incompetenza”.

(5) Stefano Luppi, Fiere monopiatto? Meglio il menù completo, in “Il Giornale dell’Arte”, n. 338, gennaio 2014.

(6) Lo speed date è uno strumento, importato in Italia dagli Stati Uniti, per conoscere persone nuove del sesso opposto. Le origini di questa pratica vengono fatte risalire al rabbino Yaacov Deyo dell’Aish HaTorah, che la usava per far conoscere (e sposare) gli ebrei celibi di Los Angeles. Vd. http://it.wikipedia.org/wiki/Speed_date

La kermesse d’arte bolognese: trionfo della fotografia, il medium che può sostenere una crisi.

È comprensibile che ogni sforzo per invertire la tendenza di una crisi generalizzata e che ha coinvolto non superficialmente il mondo dell’arte sia encomiabile. Le iniziative e le novità di Artefiera Bologna sono state appoggiate da numeri confortanti: le presenze registrate sono state 47.500, circa il 15% in più di pubblico rispetto allo scorso anno, che ha visitato le 172 gallerie presenti (+ 25% negli ultimi due anni), nonostante l’assenza di alcuni nomi prestigiosi, per oltre 2.000 opere esposte e più di 1.500 artisti rappresentati, 127 i collezionisti ospiti e ben 3.500 visitatori come conferma il consuntivo fatto da Duccio Campagnoli, presidente di Bologna Fiere.

Inaugurata l’anno passato, la coppia dei direttori Claudio Spadoni e Giorgio Verzotti ha ulteriormente rinnovato questa trentottesima edizione sia nella struttura che nell’approccio curatoriale, teso sempre più a manifestare la necessità di mutamenti, in realtà più formali che concettuali.

Fra le novità permane quella introdotta dell’anno passato come “Solo Show”, rivolto a gallerie interessate a presentare una mostra monografica. Tra gli artisti Igor Gubric, presentato dalla galleria Laveronica con Missing Architecture che è risultata tra le dodici opere acquisite quest’anno da Bolognafiere. Una presenza importante è quella di Dispari&Dispari project, progetto d’arte contemporanea curato da Andrea Sassi che torna a Bologna dopo 12 anni, il cui lavoro è caratterizzato dalla collaborazione con artisti internazionali che vanno ad arricchire la programmazione di musei, fondazioni e spazi d’arte pubblici. La presentazione ad Artefiera di Royal Rouge di Flavio Favelli (1) rispecchia la ricerca curatoriale di Dispari&Dispari project, focalizzata su progetti tesi ad evidenziare la relazione tra arte e società globale che indaga temi sociali, politici, economici e di rinnovamento dell’estetica tradizionale. La presenza ad Artefiera dell’artista Favelli, invitato nel Padiglione Italia alla 55ª edizione dell’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, viene così garantita anche quest’anno nonostante l’assenza della galleria SALES che lo rappresenta.

Tra le novità più interessanti vi è la sezione dedicata alla fotografia, nata da un’alleanza e collaborazione tra due delle realtà fieristiche italiane più importanti: MIA – Milan Image Art Fair, la rassegna di fotografia ideata da Fabio Castelli, e Arte Fiera di Bologna. Diciannove le gallerie selezionate e sponsorizzate da Mia Fair consolidano il ruolo della fotografia come uno dei linguaggi dell’arte contemporanea, che sta rivestendo, anche in Italia, un ruolo sempre più importante all’interno del mercato dell’arte. Una selezione di qualità tra cui ritengo dover segnalare Officine dell’immagine con l’iraniano Gohar Dasthi, Visionquest con Mauro Ghiglione, e lo stand della Galleria Pack con Matteo Basilé e l’artista cinese Zhang Huan, che con la sua opera Window, ha turbato la sensibilità di qualche sprovveduto spettatore: le nove foto di Huan sono il residuo visivo di una performance dove l’asino, ovvero la Cina, è amato e odiato in modo viscerale, e racconta la passione per la propria terra che scatena istinti e compromessi talvolta estremi.

Stimolante la sezione “Focus on Eastern European Countries”, curata da Marco Scotini e focalizzata sui paesi dell’Europa Orientale con ben dieci gallerie. Il focus sull’Est Europa è stato amplificato anche dalla mostra ospitata presso il Museo Civico Archeologico Piedistallo vuoto, curata dallo stesso Scotini, con quaranta artisti di venti Paesi dell’Est Europa e dell’ex URSS, per un totale di 100 opere che ruotano intorno a due importanti assi temporali: il 1989 con la caduta del muro di Berlino e il 1991 con la dissoluzione dell’Unione Sovietica e il Patto di Varsavia.

Altra novità legata all’Oriente è la sezione dedicata all’arte dell’inchiostro cinese. Una mostra dentro Artefiera che è il frutto di un gemellaggio che si concretizzerà con BolognaFiere Sh Contemporary, art director Guido Mologni, la principale fiera d’arte contemporanea in Cina, organizzata da BolognaFiere a Shanghai dall’11 al 14 settembre 2014. Un’apertura strategica verso un mercato ed un collezionismo in espansione.

La qualità delle gallerie presenti è stata mediamente alta, con qualche allestimento “improvvisato”, come ha dichiarato Renato Cardi, auspicando una commissione che verifichi e selezioni maggiormente le gallerie e gli artisti presentati. Enrico Astuni conferma la massiccia presenza del pubblico, insieme alla buona presenza di collezionisti disposti a investire in arte, facendo respirare “un’aria migliore rispetto agli anni precedenti”.

Praticamente assenti le installazioni, mentre sembra che molte gallerie abbiano puntato sulla fotografia, un “prodotto” d’arte che – probabilmente anche per i costi più contenuti – è in grado di invogliare le vendite. Fra le proposte più interessanti la Galleria Peola punta su Laura Pugno, vincitrice del premio CAIRO, e Fatma Bucak, vincitrice del 13/o Premio Illy Present Future ad Artissima. Così anche Z2O di Sara Zanin, che presenta fra gli altri l’interessante Silvia Camporesi, la cui ricerca si è concentrata nel tempo sulle molteplici possibilità del divenire della materia sottoposta all’azione di elementi transitori come la luce e le condizioni atmosferiche. L’elemento nuovo è l’utilizzo del kirigami. Come spiega l’artista l’idea è quella di lavorare sulle ulteriori possibilità di trasformazione che la fotografia offre attraverso la tecnica di intaglio e piegatura della carta fotografica. La galleria Guidi & Schoen ha goduto del gande successo che il loro artista Giacomo Costa ha riscontrato nell’esposizione personale Traces che ha inaugurato, nell’ambito di ART CITY White Night, al CUBO, lo spazio multimediale nella corte interna della nuova sede amministrativa del gruppo Unipol a Bologna. L’evento è stato celebrato con uno speciale party in collaborazione con il magazine Artribune e con lo studio Fuse*Architecture. Ideato appositamente per lo Spazio Arte di CUBO, La trilogia della rivoluzione di Giacomo Costa è un intervento site specific: un trittico che parte dalle tre parole simbolo di una rivoluzione specifica, quella francese, ma che ormai sono universali: liberté, égalité, fraternité. Così in un paesaggio terrestre postumano, la natura si rimpossessa dello spazio della crosta terrestre; da un mare che è lava – ma anche passione – emergono pilastri fatti di parole, uniche tracce di una vita umana, frasi che hanno segnato l’evoluzione dell’uomo tradotte in tutte le lingue del mondo. Un monito che l’artista indirizza a chi – come Unipol – può decidere del futuro degli uomini.

Più discussa è stata invece l’apertura all’arte della seconda metà dell’Ottocento. Moltissime le richieste ai box di informazioni sugli stand ad essa dedicati, ma sono sicuro che stand di arte antica sarebbero stati salutati con medesimo – se non maggiore – entusiasmo. Certo c’era la sensazione di dover riempire degli spazi vuoti e forse si sarebbe potuto riempirli in altro modo. Dal punto di vista curatoriale l’introduzione dei Macchiaioli, di De Nittis, di Boldini in una fiera d’arte moderna e contemporanea sembra quanto mai forzato. La dichiarazione di Spadoni (“Per quanto riguarda l’apertura al secondo XIX secolo abbiamo inteso definire la continuità ideale con il passato dell’arte del ’900, superando il noto “Buonanotte signor Fattori” di Roberto Longhi”) mi pare insufficiente e ambigua se poi in fiera vengono esposte opere come Il bagnetto al piccolo di Eugenio Zampighi (2). Non è certo in discussione la scelta di una visione nuova dell’arte contemporanea che, come dichiara Sergio Risaliti “è una categoria di pensiero ormai superata. Il transito tra discipline, linguaggi, modelli deve essere accettato in tutti i sensi e in ogni direzione. Il tempo dell’evoluzione lineare è saltato” (3). Del resto proprio Risaliti insieme a Francesca Campana proporrà, nella prossima primavera a Firenze, la mostra La figura della furia, in occasione del 450esimo anniversario della morte di Michelangelo Buonarroti, nella quale il maestro rinascimentale sarà messo a confronto con Jackson Pollock.

Forse per Artefiera è mancata una concreta motivazione “critica” che lasciasse capire il perché della ritrattistica di Boldini in una fiera di arte contemporanea. L’ambiguità, a mio avviso, potrebbe implicare il condizionamento e l’assoluzione di alcune scelte nella designazione di direttori artistici o di acquisizioni museali (4). Resto convinto che le scelte debbano essere sempre motivate con dichiarazioni chiare anche fosse stata semplicemente: per rendere il “menù” della fiera più completo (5). Vero è che in una fiera si espone per creare un mercato ma Spadoni e Verzotti hanno sempre tenuto a mostrare la loro conduzione curatoriale. Di novità pensate ve ne erano sufficienti, lo sforzo semmai sarebbe stato quello di convincere a tornare quelle venti, trenta gallerie di prestigio che avrebbero fatto salire la qualità della fiera.

SetUp

Anche SetUp può vantare un bilancio finale positivo: è aumentato lo spazio espositivo, così da migliorare quella sensazione labirintica impressa alla fruizione dei visitatori. Le gallerie sono salite a ventinove, ventisei del centro-nord Italia, nessuna sotto Roma, e tre le gallerie straniere, le tedesche Werkstattgalerie e Galerie am Pi, oltre alla cipriota Stoa Aeschylou Art Center. La qualità delle gallerie, più alta rispetto allo scorso anno, necessita comunque di una più attenta selezione.

L’afflusso ha confermato le aspettative: 9.511 il numero di visitatori e 365 gli accrediti stampa. Un aspetto importante è stata la presenza di collezionisti che hanno dimostrato interesse per l’arte emergente con un alto numero di trattative d’acquisto. Sono 125 le opere vendute, per un totale di circa 164.750,00 € con un range di prezzi che va da un minimo di 100 € a un massimo di 5.000 € per l’opera di Philippos Vassiliades della galleria cipriota Stoa Aeschylou Art Center.

Indubbiamente SetUp ha corretto molto il tiro rispetto alla prima edizione e, come avevano sottolineato Alice Zannoni e Simona Gavioli nella conferenza stampa di presentazione, “all’incoscienza” dello scorso anno, superata dal supporto di amici sostenitori come Alessandro Bergonzoni, si è sostituita la volontà di strutturare meglio l’offerta e meglio delineare il profilo culturale ed internazionale della giovane fiera tenendo fermo il format che coinvolge l’artista in un progetto curatoriale, under 35, all’interno di una galleria che tratti specificatamente d’arte contemporanea.

Tante le novità, come SetUp incontra ABC e lo Special Guest Ryan Mendoza che, grazie alla collaborazione della storica Galleria Massimo Minini di Brescia, ha realizzato Chromophobia. SetUp ha offerto l’occasione di ammirare le opere di un artista riconosciuto a livello internazionale, che (come ha da poco annunciato) lascerà l’Italia per rientrare negli Stati Uniti dopo vent’anni.

All’interno di una ricca programmazione culturale, a cura di Martina Cavallarin nell’area Talk, molti gli incontri sul tema della “riqualificazione” attivata attraverso la cultura. Fra i tanti appuntamenti All’altezza dell’Arte è stata una singolare incursione nell’inesplorato mondo del collezionismo d’arte “under 13” con i relatori Riccardo Bartolini, giovanissimo collezionista dodicenne, nipote di Silvia Evangelisti che lo ha affiancato nella relazione insieme a Matteo Bartolini. Quasi un novello Federico Zeri, il giovanissimo collezionista ha affinato precocemente un suo gusto personale e partendo da alcuni regali è passato ad arricchire la sua collezione con scelte sempre più ponderate. Una riflessione più approfondita sul tema l’ha proposta Adriana Polveroni con l’incontro Collezionismo, una trasformazione in atto nella quale è emerso come il collezionista oggi è una figura sempre più centrale del sistema dell’arte. A volte le raccolte private hanno dimensioni museali, ma soprattutto sempre più spesso sono rese fruibili al pubblico, trasformando la collezione in una realtà tendenzialmente aperta che svolge una precisa funzione didattica e culturale. L’appuntamento con DROME magazine, con i relatori Rosanna Gangemi e Stefan Pollak, ha fatto comprendere quanta attenzione SetUp ha riservato all’editoria, alle riviste e-zine indipendenti e a qualche testata straniera. Valide anche le media partners come Frattura Scomposta che ha dato un dettagliato reportage di immagini, quasi in contemporanea degli eventi, sui social netwoorks. Lorenzo Paci direttore di “Equilibri d’arte” ha dato un apporto particolare con Be Kind – un contatto tra pubblico interessato (ma maggiormente usufruito da giovani artisti) che poteva incontrare per dieci minuti – scanditi da una clessidra – Carolina Lio, Giampaolo Abbondio (direttore Galleria Pack, Milano); Massimo Mattioli (caporedattore di Artribune); Luca Melloni (direttore CLP Relazioni Pubbliche); Fabrizio Russo (direttore della Galleria Russo, Roma); Maria Savarese (curatore indipendente d’arte); Chico Shoen (direttore della Galleria Guidi&Schoen, Genova); Igor Zanti (direttore IED, Venezia). Un format, ispirato allo Speed date, che sicuramente troverà il suo sviluppo (6); la freschezza degli incontri e il valore degli addetti ai lavori ha reso sicuramente apprezzabile l’iniziativa.

Il programma SetUp Blab, a cura di Giulia Giliberti, sul soggetto Almost Curator: Lui chi è?, è stato suddiviso in due appuntamenti, uno con Valentina Vannicola, l’altro con Gaia Scaramella.

Tra gli Special Projects viene confermato, rispetto all’anno passato, il Ricreatorio, uno spazio d’interazione che si attiva attraverso la dimensione ludica e la partecipazione del pubblico: il gioco è un’opera d’arte e l’arte diviene gioco. Tra gli artisti coinvolti: Nino Migliori, Andra Bianconi, Giacomo Giannella e Milena Buzzoni. In questa edizione viene prevista anche un area Kinder: Il Giardino dei Bambini. Laboratorio per fare arte giocando, a cura di Beatrice Calia, Carlotta Ferrozzi di Re Mida Bologna_Terre d’Acqua, lo studio di Arteterapia Bologna di Gabriella Castagnoli e Marzia Menziani, in collaborazione con Streamcolors.

Tanti anche i premi: viene confermato il Premio SetUp, quest’anno finanziato dal Gruppo Giovani Imprenditori di Unindustria Bologna, main partner, che ha assegnato un premio in denaro al miglior artista (1.000 €) Cristiano Tassinari (Galleria Van Der, Torino) con Strange attractors (2013). La giuria ha voluto premiare “l’eleganza e l’incisività di un lavoro complesso ma al contempo di immediato impatto”. Valorizzato anche dal raffinato incastro con le altre opere dello spazio, il lavoro di Cristiano Tassinari sceglie linguaggi eterogenei e approcci decostruttivi, oltre le cornici note e le singole categorie. Una riflessione sulla pittura, la sua, che passa attraverso l’indagine sullo spazio, creando un passaggio ambiguo e continuo tra il disegno, la scultura, l’installazione, la fotografia e la stessa rappresentazione pittorica. La dialettica tra astrazione e figurazione, infine, pervade la dimensione del paesaggio e quella del ritratto, combinando logiche puramente cromatico-luministiche a riferimenti iconografici sospesi, straniati. Il Premio curatore under 35 (500 €) è stato assegnato ad Elena Tonelli/Galleria D406 Fedeli alla linea di Modena. La giuria, composta da Lorenzo Bruni, Daria Filardo, Helga Marsala e Gian Guido Riva, ha scelto il progetto Mucchio selvaggio, titolo dalle assonanze cinematografiche che ha dato il nome all’installazione di disegni su carta in bianco e nero di 32 artisti internazionali. Quattro le menzioni speciali: due per i progetti curatoriali Giovanna Giannini Guazzugli di Sponge ArteContemporanea (Pergola) e Stefano Riba per Van Der (Torino) e due per l’artista under 35: Giulia Bonora (Associazione Yoruba, Ferrara) e Ricardo Miguel Hernández (Rossmut, Roma).

Il secondo riconoscimento, Premio Talent Scout, finanziato da La Molisana, altro prezioso main partner di questa edizione, ha premiato con una residenza l’artista Opiemme, poeta della Street Art della galleria Bi-Box Art Space di Biella. Il premio prevede una residenza artistica a Campobasso (sede dell’azienda La Molisana), il finanziamento della realizzazione di un’opera, e la sua finale acquisizione nella nuova collezione La Molisana Food for Art. La giuria del Premio Talent Scout è composta da Simona Gavioli e Alice Zannoni (direttivo SetUp), Valerio Dehò e Antonio Arévalo (critici-curatori internazionali), oltre che da Rossella Ferro e Fabrizio Savigni in rappresentanza de La Molisana.

Il nuovo premio Premio Casa Falconieri/Big Bilbao/SetUp, con giuria formata da Gabriella Locci e Dario Piludu (per Casa Falconieri) e Simona Gavioli e Alice Zannoni (SetUp), riservato agli artisti under 40 presenti in fiera, è andato a Moisi Guga, artista del collettivo PrintAboutMe di Torino, per “il particolare tipo di ricerca e poetica”, che si aggiudica uno stage formativo con docenti internazionali, nella programmazione estiva 2014 Casa Falconieri, centro di ricerca professionale nell’ambito delle sperimentazioni nelle arti incisorie.

Infine, vincitore del Premio Dispensa (secondo premio-novità di SetUp 2014), è stata Alessandra Maio, sempre della galleria Bi-Box Art Space di Biella, la cui opera selezionata verrà ospitata all’interno del food magazine. In giuria Martina Liverani (direttore responsabile di Dispensa, prima foodzine italiana), Massimiliano Tonelli (Direttore di Artribune) e ancora Simona Gavioli e Alice Zannoni di SetUp.

Oltre alle gallerie, i curatori e gli artisti premiati ricordiamo le opere di Francesco Cabras in un progetto fotografico che rivela uomini e donne che praticano il BDSM (Bondage-Domination-Sado-Masochism) evidenziandone l’aspetto di accudimento, cui si giunge tramite sofferenza e costrizione artificiali, presentati nella galleria Raffaella De Chirico Arte Contemporanea di Torino, mentre nella galleria annamarracontemporanea di Roma il giovane artista Vincenzo Rulli (Una realtà possibile, a cura di Lorenzo Respi) che raccoglie semi di pioppo dal 2006, inscenando nelle vie di Roma una manifestazione individuale e silenziosa con tele di garza inumidite con il miele e sollevate in aria come striscioni politici. Sono elementi poveri, capaci però di costringere l’artista ad un’attesa – la primavera – che celebra ormai ogni anno con questo rito.

La rassegna performativa a cura di Sponge Arte Contemporanea nella figura di Giovanni Gaggia ha presentato, fra i tanti artisti, Anton Roca con TBP_9 (THE BODY PROJECT # 9) in cui l’artista esplora il corpo umano come uno strumento secondo un preciso spartito da eseguire. L’osservazione avviene con il tocco delle due mani dotate di telecamere e sensori che proiettano su uno schermo. La visione si sdoppia, i confini del corpo si fanno indefiniti e si sovrappongono. La sensazione di spiazzamento nasce dal bisogno di ricostruire un’immagine riconoscibile. L’artista diventa colui che controllando la materia la plasma in nuove visioni libere.

L’aspetto più debole delle novità della giovane fiera è quando questa prova ad aprirsi anche all’esterno con SetUp va in città. Due appuntamenti di cui soltanto uno meritava di essere presente con la mostra fotografica Rizomi Urbani. Fina Estampa, in collaborazione con l’Associazione Culturale Artierranti, ha proposto un percorso fotografico realizzato dagli artisti Marcella Fierro e Gianluca Simoni, i quali dialogano presentando rispettivamente il lavoro realizzato a New York e a Kashgar, in Cina. Una riflessione su terre di confine dove s’intrecciano diverse culture che si radicano in un territorio trasformandolo in uno nuovo.

Bologna ha dimostrato di avere ancora un’importante funzione nel sistema dell’arte contemporanea italiana, ed insieme a Torino con Artissima, pur nelle loro differenze, coprono un bisogno di incontro e di continuo confronto internazionale. Tutto è perfettibile ma il contenitore funziona, crea sinergie e dibattiti che ormai trovano terreno anche sul web. D’altronde, come per tutti i contenitori, quel che fa la differenza è il contenuto e anche quest’anno buona parte del mondo dell’arte contemporanea ha deciso di dare fiducia ad Artefiera e alla giovane SetUp.

Dall’alto:

Igor Grubic, Missing Architecture, 2012, inkjet su carta d’archivio serie di 5 foto (cm 50×75), Courtesy galleria Laveronica – Acquisizione Collezione Bolognafiere

Flavio Favelli, Royal Rouge, 2014, Dispari&Dispari project  part. ambiente site specific

Gohar Dashti, Untitled #2, 2013, Inkjet (Ed. 1 of 7), 80 x 120; particolare. Courtesy galleria Officine dell’immagine

Zhang Huan, Window, 2004, 1/8, C-print 9 immagini, 40×50 inches. Courtesy galleria Pack

Fatma Bucak, Noli mi tangere, 2009, stampa digitale a pigmenti su carta cotone, cm 64,5×80, ed5. Courtesy galleria Peola

Silvia Camporesi, Apice #2-3Interno #1, 2013, Giclée print, kirigami technique, cm 24×36, 90°angle frame. Courtesy dell’artista e Z2O Galleria | Sara Zanin.

Giacomo Costa, Traces – la Trilogia della rivoluzione, allo Spazio Arte di CUBO Unipol a Bologna. Courtesy dell’artista

Stand Butterfly Institute Fine Art

Eugenio Zampighi (Modena 1858 – Maranello 1944), Il bagnetto al piccolo, olio su tela, cm 73 x 106 – ENRICO Gallerie d’Arte pittura dell’800

Cristiano Tassinari, Strange Attractors, 2013, cm100x70, stampa digitale su carta-materiali vari-installazione, olio su isofoam. Courtesy galleria Van Der

Anton Roca, TBP_9 (THE BODY PROJECT #9), performance con il curatore Antonio Arévalo