Il saggio appena uscito presso le edizioni Harta Performing & Momo, affronta l’evoluzione storica della poesia del XX Secolo nel suo osmotico rapporto con le neo-tecnologie e i nuovi media. Il suo sguardo minuzioso propone al lettore una ricostruzione affidata al dettaglio, ricercata e vivace, che si affaccia sulle labirintiche evoluzioni della scrittura e della poesia nella sua declinazione alla totalità; verso quella “utopia estetica wagneriana” da cui molti assunti avanguardisti, direttamente o per vie seconde, discendevano.
L’iter prende avvio dalla rivoluzione tipo-orto-grafica e paro-libertaria, come potenziale lettura vocale e nondimeno visiva, che la declamazione futurista, illustre antenato della poesia sonora, prepotentemente affermava. La voce e i suoi “movimenti”, l’intenzione di demarcare e attraversare la specificità della poesia sonora e la sua sinestetica evoluzione, sono l’oggetto e il soggetto di un testo che attraversa territori vastissimi e schiarisce numerose prospettive di ricerca.
Lo sguardo di Fontana assume la posizione dell’interno. Affondando la mano nel Novecento poetico (artistico – letterario – musicale) ed indagando e rapportando l’evoluzione che questo adottò in parallelo alla diffusione dei primi apparati tecnologici dell’immediato secondo dopoguerra – magnetofono, stereofonia – sino alle potenzialità dell’odierno digitale, il suo ruolo di “addetto ai lavori” (poliartista, poeta della voce e del corpo oltre che finissimo intellettuale) aggiunge al testo quella vitalità che riesce solo da una postazione mai distante. Prende così forma il concetto di una “seconda oralità” ormai ineluttabilmente assunta; necessitaria di un adeguato e preciso percorso di attraversamento e storicizzazione. Viaggio che schiude al lettore un mondo, quello che la poesia attraversa per infrangere il silenzio della scrittura.