Negli ultimi anni al Quadraro circa novanta esercizi commerciali hanno abbassato le serrande, cambiando la fisionomia di un quartiere storico, caratterizzato in passato dal proliferarsi di botteghe artigiane e altre attività. Nel mese di febbraio 2012 cinque locali, collocati tra via dei Quintili e via degli Arvali, sono stati riaperti: un’ex falegnameria, un’ex trattoria, un ex internet point, un’ex sede di partito, un ex ufficio hanno avuto una nuova gestione attraverso interventi artistici.

Una possibilità di riqualificazione? La momentanea riattivazione di questi locali rappresenta un tentativo di rivitalizzazione urbana e sociale di un’area cittadina votata all’abbandono e all’isolamento. In attesa di destinazioni future, gli spazi dismessi sono terreno fertile per interventi inediti.

Il Quadraro rappresenta l’ambientazione ideale del progetto “Nuova Gestione”: la memoria storica, che ancora caratterizza fortemente l’atmosfera del quartiere, emerge negli stessi spazi il cui vuoto – concepito non come carenza, ma come stato di infinite potenzialità – rappresenta un forte stimolo per la realizzazione degli interventi artistici.

Si tratta in effetti di una vacuità solo apparente: ogni spazio, lungi dall’essere una tabula rasa, si rivela un naturale veicolo di memorie, traccia di vissuti e relazioni. Non solo contenitore, dunque, ma soprattutto contenuto, punto di partenza imprescindibile per ciascuno dei sei artisti coinvolti.

Ognuno di loro, attraverso le specificità del proprio linguaggio, ripercorre in modo spontaneo le storie passate e presenti di un intero quartiere; la progettazione condivisa, basata sullo scambio e sulla relazione, è la caratteristica comune dei lavori.

L’intervento di Marco Bernardi si inserisce in uno spazio neutro e asettico il cui pavimento nasconde ancora una botola e l’inizio di un cunicolo che, si racconta, abbia nascosto alcuni abitanti del quartiere durante il drammatico rastrellamento del 17 aprile 1944. L’artista si riallaccia a questa vicenda per attraversare in modo personale e apparentemente leggero una delle vicende più drammatiche del Quadraro: un tavolo da seduta spiritica deserto e silenzioso dove una moneta traccia sempre la stessa frase: ‘VEDOVEDOVE’, riferimento alle tante donne che durante quel rastrellamento persero i propri mariti, figli e nipoti tra i 947 uomini che furono deportati in Germania come prigionieri politici. La deportazione dell’intera comunità maschile causò, oltre al dramma affettivo, la disgregazione dei nuclei familiari rimasti senza principale fonte di reddito.

Il quartiere diventò essenzialmente una comunità di donne e bambini caratterizzata da un forte senso di ‘sorellanza’. L’accostamento tra questa realtà e le vespe, società femminili in cui la coesione  e l’interazione tra individui vicini è altissima è alla base di Eusocial WaspsNido di vespe di Luana Perilli: l’artista realizza delle stampe e un video servendosi di testi e illustrazioni estrapolati da trattati di inizio Novecento, nei quali le osservazioni scientifiche sul comportamento degli insetti eusociali sono filtrate da una continua relazione con le vicende umane. La definizione negativa che i nazifascisti avevano attribuito al quartiere, ‘nido di vespe’, è reinterpretata dall’artista in un’ottica diversa: quella della condivisione e della difesa del bene comune, del forte senso di altruismo verso la propria comunità, fino al sacrificio per la salvaguardia del proprio nido.

Con A Case for Contents Margherita Moscardini elabora il vissuto di oggetti e persone mettendolo in pausa: una grande cassa ostacola il passaggio tra due vani dell’ex trattoria Il Grottino; sospesa fisicamente nello spazio insieme al suo contenuto, essa sembra in attesa di transitare altrove ed essere reinvestita in altre storie. La cassa si rivela essere anche la grande custodia di un libro che raccoglie immagini e documenti nei quali l’artista si è imbattuta in fase di ricerca. Il titolo stesso del volume, Contents, ne indica la funzione didascalica: le fotografie e le immagini diventano dispositivi per ripercorrere la storia del nostro paese, di Roma e del Quadraro.

Il Grottino di via degli Arvali accoglie anche Sole a mezzanotte di Angela Zurlo. L’artista sfrutta la simbologia della grotta come grembo e tomba al tempo stesso, collocandovi una struttura circolare alla quale sono sospesi bimbi ricamati su piccole bustine di plastica, che ruotano attraverso un lento e continuo movimento nello spazio semioscuro, metafora del ciclo vitale dell’uomo. L’opera richiama l’immagine di un lampadario e quella di un carillon, evocando il tempo in cui il locale fu negozio di lampadari e giocattoli, alla fine degli anni Sessanta. Il contrasto buio-luce e la musica di sottofondo generano straniamenti percettivi, suscitando sensazioni contrastanti di sorpresa e timore.

In un quartiere da sempre caratterizzato dalla coesistenza di molteplici culture e tradizioni, Lino Strangis sceglie di proiettare il video Odyssey in the Sense  affrontando il tema dell’immigrazione da un punto di vista diverso dal solito. Il fenomeno viene così riletto non come piaga o ricchezza per la nostra epoca, ma come elemento comune a tutte le epoche storiche: l’immigrazione è intesa come condizione esistenziale dell’essere umano, costantemente in viaggio, a partire dalla figura archetipica di Ulisse: il piccolo astronauta 3d viaggia allegoricamente attraverso pareti bidimensionali, senza mai trovare una collocazione fissa.

Once, upon this time è il titolo del progetto di Elisa Strinna: un intervento relazionale, fondato sull’incontro e lo scambio fra artista e abitanti del Quadraro. Nello spazio di via dei Quintili 105, ex sezione di partito trasformata per l’occasione in un laboratorio d’artista, Elisa raccoglie e rielabora storie, favole e miti popolari di persone provenienti da diverse parti del mondo, accomunate tuttavia dalla frequentazione del quartiere. I racconti sono lo spunto per attivare una serie di azioni artistiche, parte integrante di un percorso che culminerà nella stampa di un libro che ambisce a diventare una ‘fiaba di quartiere’, inevitabilmente ambientata nel set-Quadraro.

Nuova Gestione non è occupazione sterile degli spazi, ma racconto, scambio, visione inedita di un quartiere che, grazie all’arte, si svela a chi non lo conosce e a chi – pur vivendoci – non ne ha piena consapevolezza, tentando di riacquisire dignità e di ristabilire un dialogo con l’intera città. Nuova Gestione è l’arte contemporanea che, rifuggendo ogni sorta di autoreferenzialità, accorcia le distanze dalla realtà, aprendosi ad una fruizione sempre più estesa.

Dall’alto:

Angela Zurlo, Sole a mezzanotte, 2012; photo: Gianluca Tullio

Angela Zurlo, Sole a mezzanotte, 2012; photo: Lorenzo Vecchio

Lino Strangis, Odyssey in the Sense, 2011; photo: Valeria De Berardinis

Lino Strangis, Odyssey in the Sense, 2011; photo: Gianluca Tullio

Luana Perilli, Eusocial Wasps – Nido di Vespe, 2012; photo: Valeria De Berardinis

Luana Perilli, Eusocial Wasps – Nido di Vespe, 2012; photo: Gianluca Tullio

Marco Bernardi, VEDOVEDOVE, 2012; photo: Valeria De Berardinis

13 febbraio 2012: visita con il Liceo Artistico Statale ‘Giorgio De Chirico’; photo: Simona Merra

Elisa Strinna, Once, upon this time (C’era una volta, oggi), 2012; photo: Gianluca Tullio

Elisa Strinna, Once, upon this time (C’era una volta, oggi), 2012; photo: Gianluca Tullio

Elisa Strinna, Once, upon this time (C’era una volta, oggi), 2012; photo: Gianluca Tullio