“Poiché nessuna battaglia può dirsi terminata, è importante che sia una donna, e per di più una donna italiana che, riunendo in un unico saggio il corpo disperso dell’arte e del pensiero, ripeta in qualche modo il gioco di Iside che ricompone il corpo disperso di Osiride, e impedisca il seppellimento dello spirito d’avanguardia sotto le palate di idiozia che alcuni sapienti oscurantisti riversano su ogni volontà di smembramento del pensiero occidentale classico”
Alain Jouffroy
Storica, critica e docente di storia dell’arte contemporanea, Carla Subrizi definisce in questo saggio una linea interpretativa che attraversa il Novecento e si ripercuote nell’attuale dibattito storico-artistico. Il corpo disperso dell’arte, ovvero, come si suggerisce nella presentazione, Cosa è rimasto dell’opera d’arte? Con un taglio trasversale che permette di evidenziare le ragioni di un processo consolidatosi nel tempo, Subrizi segue lo sviluppo di questioni tuttora aperte: autore – opera – identità – produzione – rappresentazione. L’indagine si organizza intorno al pensiero di artisti, filosofi, scrittori, e poeti cari all’autrice, punti fermi nei quali trovare il “filo rosso” che la riporta al presente.
La realizzazione dell’opera non è più l’unica pratica legittima nell’arte contemporanea. L’insieme dei dati raccolti dall’artista rimane più spesso, e volutamente, allo stato frammentario, lacunoso, disperso. L’unità dell’opera d’arte è caratteristica occasionale piuttosto che normativa: l’arte contemporanea mette in opera situazioni, predispone i suoi strumenti all’esperienza. Totalmente slegato dalla sua antica struttura, il corpo dell’arte riconosce nuove relazioni e possibilità di connessione, che Carla Subrizi si propone di ricostruire superando un apparente paradosso.
Emanuela Termine

lungo tavolo vuoto con numerosi sgabelli accanto

2. Carla Subrizi, Il corpo disperso dell’arte.

Collana Artisticamente.

Saggi, Lithos 2000

274 p., [8] c. di tav. b/n e colori; 21 cm

ISBN 88-86584-52-01.