Dal saggio introduttivo di Simonetta Lux: “Il lavoro di Bianca Menna potrebbe ruotare su tre elementi: stereotipo, frontalità, scomparire/riapparire.
E queste caratteristiche si adattano pur con contraddizioni al suo rapporto con il mondo, che si attiene a una procedura classica della storia dell’arte contemporanea: quella del lavoro sul ready-made inaugurato proprio agli inizi del Novecento […] Ogni volta che ha toccato un segno, un oggetto, un frammento degradato, facendone elementi del suo personale codice di artista, Tomaso Binga come una fata ne ha fatta un’invenzione mai vista prima”.
Il saggio ripercorre la ricerca artistica di Tomaso Binga, proponendo letture e ipotesi di interpretazione di Simonetta Lux, Lorenzo Mango, Donato Di Stasi, Maria Francesca Zeuli, Ermanno Migliorini e Marcello Carlino.