La tensione dialettica tra mondo della vita (e/o identità culturale) dell’artista e contesto sociale- culturale -politico con le sue sfere normalizzate è il tema del progetto di Jorge Fernández Torres e Giacomo Zaza per padiglione della Repubblica di Cuba alla 56 Venice Biennale. Ad accompagnare l’intervista a Giacomo Zaza, pubblichiamo la loro presentazione curatoriale.

El artista entre la individualidad y el contexto

56th Venice Biennale | Pavilion of Republic of Cuba | May 8 – November 22, 2015

Lida Abdul, Celia-Yunior, Grethell Rasúa, Giuseppe Stampone, LinYilin, Luis Edgardo Gómez Armenteros, Olga Chernysheva, Susana Pilar Delahante Matienzo 

Commissioner: Miria Vicini. Curators: Jorge Fernández Torres, Giacomo Zaza. Venue: San Servolo Island

 

El artista entre la individualidad y el contexto

At the Cuban Pavilion, four Cuban artists (Luis Gómez Armenteros, Susana Pilar Delahante Matienzo, Grethell Rasua, and Celia-Yunior) along with four international artists (Lida Abdul, Olga Chernysheva, Lin Yilin, and Giuseppe Stampone) highlight the imaginary and reflexive range of the artist, precariously balanced between the distinctive poles of individuality and the context in which they happen to be working.
The pavilion underlines the artists’ ability to give life to a dialogue and narrative structure that, beginning with the individual’s eidetic and identifying baggage, leads to an experience that opens out towards the world and the living as well as the social and cultural context, the political field, and normalized spheres.
The artist symbolically represents a middle space—an endlessly vulnerable area where we are encouraged to undertake a journey. This journey lies in the substantial change of our perceptive systems, in the contamination of creative processes with the urban fabric, design, and technological renewal—all of which are only distant systems of reality in Cuba. This project presents a selection of the artistic practices of a generation that, on the one hand, absorbs the force of its own archives, its intrinsic revolutionary ideological traces, intimacy, and subjectivity as an infinite source of input, and, on the other, traverses social reality and straddles ethic and aesthetic transformation.
El artista entre la individualidad y el contexto leads us to reflect not only on microsystems and the Cuban context, but also on global space, the digital network, global economic processes, and the anthropological and ontological area of interest in geographical areas such as Russia, China, and Afghanistan.
The eight narrations presented in the Cuban Pavilion incorporate a nonlinear flow between individual and collective space, between discussion and deconstruction, between analysis and mental projection. Each of these becomes a container of linguistic and aesthetic frontiers-a “sensitive” space of mutations and expansions. We are taken from the sociological horizon of Celia-Yunior’s Notes on the Ice and Stampone’s Casa particular to Luis Gómez Armenteros’s ironic reflections in La Rivoluzione Siamo Noi, as well as the striking action of Lin Yilin’s video Triumph. And from Grethell Rasúa’s gesture–declaration De la permanencia y otras necesidades and the “Flor Elena Resident” avatar in Susana Pilar Delahante Matienzo’s Dominadoras inmateriales to the limits between current reality, memory, and dreamscape in Lida Abdul’s In Transit and Olga Chernysheva’s Screens.

Jorge Fernández Torres, Giacomo Zaza

Due o tre domande a Giuseppe Stampone

1. Giuseppe Stampone, Studio per Casa Particular, installazione per la 56 venice Biennale 2015

Tra gli artisti invitati (Lida Abdul, Celia-Yunior, Grethell Rasúa, Giuseppe Stampone, LinYilin, Luis Edgardo Gómez Armenteros, Olga Chernysheva, Susana Pilar Delahante Matienzo ) , abbiamo potuto intervistare a Roma Giuseppe Stampone, mentre chiudeva la mostra all’Istituto nazionale per la Grafica e stava elaborando il progetto per la Biennale.

Giuseppe Stampone è l’occhio di un concettualista neoromantico che lavora tanto tra i disastri del global contemporary world quanto tra i veleni della didattica globalizzata ed infine là dove là dove si può anche intravedere un nuovo movimento aperto di mutazione.

E’ quest’ultimo il caso della sua partecipazione al padiglione della repubblica di Cuba, paese dove è stato invitato più volte (nel 2014 via ha realizzato lo  Special project Greetings from La Habana presso il Wilfredo Lam Contemporary Art Center) e dove ha visto le tracce di una nuova family relational economy. Li ha infatti vissuto in quel peculiare movimento di micro-economia che erano le case particular, dove lo straniero approdato a Cuba poteva abitare in una casa insieme ai suoi normali residenti.

L’occhio pieno di tremore di fronte ad un incognito imminente mutamento della Cuba ormai pacificata con gli antagonisti politici ed economici della rivoluzione di Fidel attivi dal 1961 ad oggi, affida ad un atteggiamento da bambino ed ai mezzi della creatività infantile (progettare una nuova casa ed un nuovo abitare con il globalmente noto LEGO).

Attitudine –come quella di tanti artisti post sovietici o artisti delle attuali postdemocrazie- quella di Stampone che non può essere più agonistica e rivoluzionaria (rivoluzionare contro quale bersaglio? Contro chi? nell’apocalisse attuale degli statuti politici?), ma critica, ironica o elementare e colta sì.Il lancio del pensiero della sua arte può essere dunque tanto tagliente e diffondente – come  in greetings from L’Aquila (2011) quando stampa le migliaia di fotografia del disastro del terremoto italiano per inviarle e farle inviare come memento postcards ai tutti quei politici e luoghi istituzionali indifferenti o lenti nel soccorso istituzionale dovuto. O può essere – alla Lyotard- una cavalcata intermediale sulla pseudo-global –education, come nell’opera del 2012, Global Education, 2012 (Pittura ambientale permanente a parete e mixed media,  CollezioneVittorio and Nunzia Gaddi, Vorno ,Lucca, Italy). O può essere, come qui a Venezia, un’ipotesi aperta indefinita dove tutti i giochi posso essere ancora giocati: come quando si è bambino.

Della complessa azione di Giuseppe Stampone uno dei capitoli interessanti è stato il progetto collettivo italiano Costruzione di una Cosmologia, una di quelle elaborazioni teorico esplorative – una specie di screening dell’apocalisse globale contemporanea dal punto di vista dell’arte: un specie di anticipo sull’interrogativo che nella 56 Biennale Internazionale di Venezia Okwui Enzewor ha posto agli artisti contemporanei del mondo.

Il progetto- per la cura di Gian Maria Tosatti- è l’inizio di un percorso di auto-riconoscimento della scena artistica pensato da quattro artisti fra i trenta e i quarant’anni attivi in territori diversi del paese e con un forte legame a contesti internazionali. L’obiettivo : quello di allargare la discussione al numero più alto di artisti possibile. Gian Maria Tosatti, Andrea Mastrovito, Giuseppe Stampone e Andrea Nacciarriti hanno sviluppato dunque una serie di diversi capitoli de “La costruzione di una cosmologia”, singolarmente o in collaborazione. Ogni tappa è stata un ciclo di conversazioni basate su un tema specifico, proposto dall’artista-curatore, nella propria città e sulla base del quale costruire un programma di inviti ed appuntamenti.

Il primo incontro a Napoli, Museo Herman Nitsch, è stato su “Il ruolo sociale dell’artista”. Si sono incontrati Alfredo Pirri e Giuseppe Stampone «politica» .