Domenica 29 Febbraio 2004, alle ore 15 in punto (dimostrando a me stessa di saper essere puntuale qualche volta!), ho suonato il campanello dell’abitazione newyorkese di Louise Bourgeois, che ogni domenica riceve in casa sua giovani artisti ai quali dispensa consigli, poeti, scrittori, o chiunque voglia parlare di arte, di sè, o semplicemente conoscerla.
Louise Bourgeois è per me un’ideale maestra, ritengo la sua opera importante e straordinariamente forte, ero quindi ansiosa di conoscerla.
Sono rimasta davvero delusa e amareggiata dallo scarto tra l’arte e la vita reale dell’artista quando il mio primo tentativo di incontrarla è fallito miseramente, a causa del comportamento irrispettoso dei suoi collaboratori, i quali non ci hanno permesso di intervistarla, nè, ovviamente, di entrare in casa sua con la telecamera. La Bourgeois infatti, la “femme couteau”, come l’ho definita nella mia tesi di laurea, crea opere sconvolgenti>coinvolgenti, che fungano da medium catartico per lei, e che avvolgano e divorino l’osservatore stesso, denudandone la fragilitaà: l’arte e la vita si compenetrano.
Possibile che invece il processo di evocazione e superamento del dolore attraverso l’arte sia totalmente autoreferenziale, egoistico?
Possibile che le voci su di lei siano vere e che sia una primadonna indifferente, oppure è “prigioniera” dei suoi collaboratori?
Queste le domande che nuotavano forsennatamente nella mia testa, tra mille punti esclamativi e alle quali speravo di dare una risposta incontrando l’artista. Tra gli ospiti di quella domenica (in cui sono stata ricevuta con un gran sorriso dall’assistente della Bourgeois che una settimana prima mi aveva trattato come una fan invadente che vuole prendere un the con Madonna), c’erano svariati personaggi desiderosi di incontrarla e mostrarle le proprie opere e ci siamo tutti accomodati nel salottino di casa Bourgeois, un vero e proprio luogo della memoria, con il pavimento in legno liso, scrostato, le pareti coperte di locandine e inviti di mostre dagli anni ’50 in poi, ritagli di giornale, disegni, foto…la memoria di una carriera artistica cinquantenaria. C’erano inoltre gli amici di Louise: Robert Boch (ex curatore del Brooklyn Museum of Art) e Robert Storr (critico d’arte).
La Bourgeois è sbucata all’improvviso dalla porticina che dalla cucina si affaccia sulla sala e si è seduta dietro il suo tavolo da lavoro, macchiato di colori, trasudante anch’esso anni di attività artistica.
Novantatré anni, questa la sua età, tutti visibili nelle tante rughe del suo volto, in cui affondano due occhi celesti che si perdono in un mondo che chissà qual è e dov’è, ma che si illuminano non appena qualcosa di interessante capiti alla loro portata, mostrando ciò che rimane della Louise-femme couteau. L’assistente autoritaria dell’artista, Pouran Esrafily, ha dato il via al taglio di un’invitante torta al cioccolato, per mettere ognuno a proprio agio grazie alla benefica azione dei dolciumi e sopprattutto della cioccolata, che Louise Bourgeois adora, infatti durante le ore trascorse da lei circolavano in continuazione cioccolatini, alcuni portati dagli ospiti… e io che pensavo che alla sua età facessero male! Che sia forse questo il segreto della sua longevità? Non l’arte, bensì la cioccolata!
Il primo artista chiamato a mostrare il suo lavoro, un Americano sulla cinquantina con uno scatolone pieno di sculturine da mercatino domenicale, si è prestato alla subdola derisione da parte della “corte” della Bourgeois, senza minimamente rendersi conto di essere un burattino in un teatrino.
Già, un teatro: questa e’ l’impressione che ho avuto durante la prima interminabile e noiosa ora trascorsa lì, in cui questo scultore, succeduto da una donna che aveva riniziato a dipingere dopo anni di “professione: moglie-madre” e ha mostrato dei dipinti surrogati di Hundertwasser misto alla Bourgeois degli anni ’40, cercavano consensi per continuare a coltivare un desiderio, forse un’aspirazione ridotta in forma di hobby: diventare “artisti”. Pouran, connotandosi fin da subito come la Maria De Filippi della situazione, ovvero la conduttrice saccente e sicura di sé di quella che mi sembrava sempre più una messa in scena, dispensava consigli con entusiasmo derisorio, così come Boch e Storr, i quali prendevano praticamente in giro i due artisti o aspiranti tali, dando loro finti suggerimenti, recitando la parte dei critici d’arte interessati, forse per fornire loro delle speranze, per nutrire il loro bisogno di illudersi, provandone una sorta di pietà… o forse per mettere in scena un teatro che permettesse alla Bourgeois, che per tutto il tempo è rimasta in silenzio limitandosi a toccare i lavori dei due, di sentirsi ancora utile e soprattutto ancora un’importante maestra.
Mentre mi chiedevo se questo fosse lo scopo di tutto ciò, se Louise Bourgeois non fosse ormai solamente un’innocua vecchietta che gli amici tentavano di far sembrare ancora brillante, mentre cercavo di decidere se andar via o restare, delusa, con l’entusiasmo iniziale che si era ormai sgretolato, la sua assistente mi ha chiesto di mostrare il mio lavoro. Ho mostrato il mio book e un quadro che avevo dipinto per la Bourgeois e lei è magicamente risorta! Ha iniziato finalmente ad interagire con gli altri, ha toccato il mio quadro, sfogliato il book, mi ha chiesto di leggerle ciò che avevo scritto in esso, mi ha detto ciò che le piaceva e ciò che non la entusiasmava affatto.
Si intravedeva nei suoi occhi la passione per l’arte, per la creazione di forme che trasudino forza, emotività, e il piacere di scoprile nel lavoro dei più giovani. Le ho parlato di come entrambe concepiamo l’arte come “garanzia di sanità”, come sublimazione della sofferenza, della “nausea”, pur creando forme così diverse e, almeno in apparenza, lontane…provenienti però da un simile sentire. Anche il suo entourage mi sembrava avesse smesso di recitare, svegliandosi come dal torpore dato dall’interpretazione del solito ruolo, ma, chissà, forse anch’io sono stata semplicemente un burattino inconsapevole?
Dopo di me è stato il turno di Meg, una scultrice di trent’anni circa il cui lavoro è molto interessante e alla quale sono stati dati consigli a mio parere sinceri, “reali”; sembrava proprio che gli attori avessero smesso di recitare. In ogni caso Louise Bourgeois è entrata perfettamente nel ruolo di maestra da quel momento in poi, “mettendo penna” nei disegni dei ragazzi che successivamente le hanno mostrato il proprio lavoro.
La sua assistente ha filmato l’intera “intervista” mia e di Meg e alcune opere degli altri: ogni domenica il videoarchivio di questi incontri viene incrementato. Volevo capire se Louise Bourgeois è l’antipatica primadonna che si vocifera che sia, se è “prigioniera” dei suoi odiosi e irrispettosi assistenti (che sanno recitare la parte delle persone gentili molto bene quando è necessario), i quali sembrano essersi erti ad angeli custodi di un’intoccabile dea protettrice delle arti, ma è difficile, forse impossibile, guardare dietro le molteplici maschere che si è capaci di sovrapporre sul proprio viso. Quando si giunge all’epidermide, si scopre un’altra maschera.
Avrei voluto farle molte domande, ma non ho potuto, perchè, si sa, gli ospiti di ogni trasmissione della De Filippi hanno minuti contati e limiti di discussione!
Mi è sembrato che la Bourgeois non sopporti “chiacchiere” eccessive, ma la “megera” non mi è parsa lei, bensì la sua assistente, che quando ho espresso il desiderio di regalarle il quadro e una copia della mia tesi di laurea, prima che la mia “maestra” potesse aprire bocca, ha detto in tono quasi minaccioso che lei non accetta doni. Ho rimediato, come consolazione, un autografo… La Esrafily mi ha chiesto però di spedir loro la traduzione della tesi, ma non credo che lo farò: non mi sembra che siano davvero interessati a conoscere artisti promettenti o menti brillanti, questi incontri mi sembrano piuttosto autoreferenziali, quasi una parte dell’attività artistica della Bourgeois. Forse, come afferma qualcuno, è meglio non cercare di conoscere i grandi artisti e rimanere con l’immagine ideale che di essi ci si crea attraverso la loro opera…

Dall’alto:

Otte
filastrocca rap di L.B. Musica, testo e voce, Louise Bourgeois
>> ascolta

The Blind Leading The Blind, 1947-1949

L’ingresso del William College Museum con Eyes, 2001