“La Biennale, tuttavia, non può ignorare i mutamenti geo-politici che hanno avuto luogo negli ultimi anni e, di conseguenza, il numero crescente di paesi le cui condizioni cominciano a somigliare a quelle del cosiddetto Sud e quelle che, in un precario stato di sviluppo, cercare di aderire al blocco economico delle nazioni più privilegiate. Oltre a questo, il Terzo Mondo – un concetto che ha sostenuto il nostro lavoro per quasi venticinque anni – è diventato un termine generico il cui significato è sempre in movimento. Il nostro interesse, in vista di questi fenomeni, è quello di ampliare i criteri di partecipazione al fine di includere artisti provenienti da altri paesi e regioni e coloro che, a causa dei recenti processi migratori, sono venuti a far parte del Primo Mondo, dove le loro culture e idiosincrasie attecchiscono.

La Biennale si svolgerà presumibilmente in un mondo globalizzato che ci mostra molte facce, fenomeni complessi e conflitti, resa più complessa da un discorso che tende a sottolineare l’egemonia economica, la dipendenza e il controllo delle informazioni e di ignorare le diverse fasi di sviluppo e socio-orientamenti politici che coesistono nel mondo. Allo stesso modo, la coesistenza di vecchie forme di espressione che non hanno perduto nulla del loro vigore originale con la più sofisticata delle produzioni simboliche, che derivano dallo sviluppo delle nuove tecnologie, svela la natura fallace del discorso omogeneizzante globalizzazione.

Ciò che questo comporta è riconoscere una nuova logica delle interconnessioni economiche, tecnologiche e umane che si esprimono nelle relazioni dinamiche tra locale, regionale e globale e che, nella tradizione di riflettere su queste realtà ha iniziato oltre 20 anni fa, ci invita a prestare grande attenzione alle sfumature e particolarità singolare contestuale che derivano dalla partecipazione e di resistenza alla globalizzazione”.

Il progetto della X Habana Biennale (14 marzo-30 aprile 2009) – ben centrato in questo stralcio uscito alla fine del 2008 del lancio giornalistico e programmatico – 25 anni dopo la sua fondazione ed in concomitanza con i 50 anni dalla Rivoluzione cubana, appare poggiato sul crinale di una incertezza, di un dubbio anche sulla possibilità che di lì a due mesi, all’apertura, cornice, sfondo e regioni del mondo potessero essere cambiate radicalmente: si svolgerà presumibilmente – è detto – in un mondo globalizzato.
Sì, è stato proprio così.
Doveva essere una nuova grande tappa della storia delle Biennali dell’Avana a Cuba, con molti tic e svelamento già presenti in quella a cavallo del secolo o meglio del millennio: la VIII del 2000. 
E ci torneremo.
Ma su questa X Biennale, che è anche la Habana Biennal del venticinquennale? Che poi è andata anche a coincidere con i 50 anni della Rivoluzione cubana del 1959? Paure e azioni chiare, molto è cambiato, non solo nelle idee (magari non dette), ma soprattutto moltissimo è cambiato nel mondo.
Con la consueta lucidità l’equipe di lavoro della Biennale dell’Avana, cioè il pool curatoriale del Centro Wilfredo Lam, si è interrogato.
E ha fatto le sue scelte.
Il Centro Wilfredo Lam è un vero e proprio Centro di ricerca che opera come team a partire dal 1997, e quest’anno è stato costituito da Margarita González, Ysla Nelson Herrera, José Manuel Noceda, Ibis Hernández Abascal, Margarita Sánchez Prieto, José Fernández Portal e Dannys Montes de Oca Moreda 
E dal Centro Lam si è tematizzato proprio così: tutto è cambiato, i termini e le questioni su cui abbiamo combattuto e dibattuto nelle edizioni passate. Il Terzo mondo non si declina più come prima, il Sud dove è? Ormai? Linguaggi dell’arte e sconfinamenti dei linguaggi dal campo proprio simbolico ad altri ambiti è cosa molto difficile da inseguire. Si ricomincia da capo.
In effetti potremmo dire che questa edizione, ricchissima nella proposizione dei temi del Forum Internazionale e nella sua preparazione in diretta e in virtuale, è apparsa affermare – in conclusione di una 25ennale esperienza – due cose: la funzione dell’arte socializing, socializzante di se stessa ma anche come sistema linguistico specifico di “fenomenologia delle idee” e – sullo sfondo – il nuovo, attuale rapporto dell’ex-Terzo mondo con il quasi- ex Primo mondo, ovvero col Sistema dell’arte Dominante.

Quale dei temi che si sono rincorsi senza mai dominare nel susseguirsi delle 10 biennali dal 1984 ad oggi si presenta nel 2009 come dominante?

Terzo Mondo
Primo mondo
Pratica curatoriale
I golpe militari e le Guerre sporche
Tres Mundos
Tradizione e contemporaneità
1989: Magiciens de la Terre
Multiculturalismo
Colonalizzazione e Decolonializzazione
Caduta del Muro di Berlino 11 nov 1989
Piazza Tien An Men 1989
Caduta dell’Urss
Migrazioni, conflitti, intrecci transculturali
Periferie del postmodernismo
La globalizaciòn capitalista y la perspectiva de la Rivolucion Cubana
Memoria urbana e Identità soggettiva
Habana Magica, Habana didactica, Habana Unesco
Patrimonio Nacional e Patrimonio Immateriale
Una Terza Via 
Uno mas cerca de otro 2000
Centro e Forum Internazionale di Ricerca W. Lam: la progettualità collettiva
Recintos interiores
 (Recinti interiori), Rostros de la Memoria (Volti della memoria) e la Memorias Colectivas (Memorie collettive)
Collettivi e gruppi di lavoro artistico
Arte con la Vida 2003
Dinàmicas de la Cultura Urbana
 (Dinamiche della cultura urbana)2006.
Globalizzazione?

Queste le parole chiave e le tematizzazioni ed i fenomeni storici di riferimento della storia venticinquennale della Biennale dell’Habana nata nel 1984.
In un certo qual modo, questi nodi vengono al pettine (anche se nessuno lo ha detto) in questo passaggio.

Dall’alto:

Benjamin Washington, Pioneer 11 (Pavillon Cuba,Tales from the new world)

Boris Groys, Religion as Medium, DVD, 29 mins, 2006 (Centro LAM)

Louis Camnitzer, The disappaered (Centro LAM)

Carlos Garaicoa, La emmenda que hayi en mi(Museo Nacional de Bellas Artes)

Franco Ferrel, Amarrados, 1980 (Centro LAM)

Gayle Chong Kwan, serie Cockaigne (Pavillon Cuba, Tales from the new world)

Margarethe Shonin, ouoclfeujbooujnn (Pavillon Cuba, Tales from the new world)

Leon Ferrari, La civilización occidental y cristiana, 2007 (Centro LAM)

Hervé Fisher, Le monde comme il va (Centro LAM)

Guillermo Gòmez Peña, invitato speciale, El Mexterminato. Opera non esposta alla X Biennale de l’Habana; in questa occasione, Peña ha invitato Tania Bruguera (Centro LAM)