“Art is a guaranty of sanity”: l’arte è per Louise Bourgeois necessaria alla vita stessa, è garanzia di sanità, è il mezzo attraverso il quale rievoca le sue paure per esorcizzarle, dando loro una forma. Le sue paure hanno le radici nell’infanzia, nel senso di abbandono e di solitudine che l’hanno segnata e che tutt’ora influenzano il suo relazionarsi con l’altro e soprattutto la sua arte, che rende tangibili le emozioni, che è sfogo e catarsi.
La forma nell’opera della Bourgeois non è rappresentazione, ma percezione del reale, è il risultato dell’esposizione dell’artista al mondo, del suo tentativo di relazionarsi con esso. E’ generata dalla ferita del ricordo ossessivo e dalla necessità del suo superamento, è il linguaggio del suo rapportarsi all’altro, il suo urlo di ribellione all’alienazione e all’angoscia, è una ricerca d’amore, è il manifestarsi dell’esserci. Attraverso l’opera l’artista si relaziona con la vita, “riprende i lembi del proprio corpo nel frastuono delle cateratte della vita” e imprigiona le sue ossessioni nella materia scultorea, su fogli di carta… nelle forme dell’immaginario.
Avviene così un interscambio tra le identità dell’artista e dell’oggetto creato, che si schiudono; l’opera stessa non è quindi riconducibile ad un significato, ma si apre alle possibilità dei significanti, è il luogo dell’esperienza, in cui le categorie identitarie si schiudono e si mescolano e il corpo dell’arte e dell’artista (perché il corpo dell’arte è quello dell’artista) si smembrano in forme organiche, in cui non riconosciamo un genere.
He Disappeared into Complete Silence fu pubblicato nel 1947 in edizione limitata da Geimor Press, con un’introduzione scritta da Marius Brewley, assistente di Peggy Guggenheim.
Il libro contiene nove storie scritte da Louise Bourgeois, affiancate da nove incisioni dell’artista; i testi e le immagini comunicano un senso di solitudine e di desolazione, espresso attraverso la geometrizzazione delle figure umane, le quali sembrano geroglifici che compongono un poema della caduta, e il contenuto delle storie, nelle quali la disperata ricerca di relazione tra gli individui viene brutalmente delusa e ferita.
Il libro è una raccolta di poesie della sofferenza in forma di segni e parole, di amore messo a nudo e ferito, che scemano il proprio urlo nella geometria del disegno. La geometria ha una funzione rassicurante per la Bourgeois, è stabilità matematica che razionalizza e raffredda le passioni e permette di andare avanti, di risorgere dalla depressione esistenziale, attraverso l’arte.
Le incisioni di He Disappeared Into Complete Silence sono intrise della malinconia con cui l’artista guarda il mondo, della solitudine celata dentro ogni ricerca di relazione e di amore, che inevitabilmente ne svela l’illusorietà.
L’estrema semplificazione del segno e del linguaggio testimoniano la volontà di scarnificazione della realtà per svelarne l’orrore oltre l’illusione. Esseri umani ridotti a linee essenziali diventano oggetti, macchine; macchine biomorfe, perché la melma dell’esistenza sommerge l’uomo e ciò che lo circonda, penetra nei palazzi (ed è a dei palazzi o a delle macchine che le figure somigliano), nelle abitazioni, che dovrebbero essere il luogo della protezione e degli affetti, ma si scoprono i luoghi di piccoli orrori quotidiani. Sono macchine che interagiscono l’una con l’altra spinte dal desiderio, il quale ne costituisce la logica, fissate sulla carta dall’artista nel momento in cui il movimento è sospeso, il senso è in progress.
Le immagini non sono illustrazioni esplicative dei testi, il loro significato è aperto al dubbio, alla possibilità; esse permettono al fruitore di riconoscere se stesso nell’opera, perché possa scoprire la propria solitudine raccontata dalle mute costruzioni della Bourgeois, solitarie e tristi, come nella prima lastra, come la ragazza della prima storia in vana attesa dell’amante, oppure in gruppo, ma comunque distanti, senza contatto reale l’una con l’altra, ognuna immersa nella contemplazione del proprio abbandono.
Louise Bourgeois supera il dolore del vivere tramite l’arte: attraverso essa vi si immerge per distruggerlo e per distruggersi e poi ricostruirlo, per ricostruirsi. Cede all’osservatore i propri demoni interiori che lo avvolgono, inglobandolo nelle forme del disegno, nelle pause tra le parole, perché, nell’eccedenza di significanti che si crea tra l’osservatore e l’opera, nasca la sua crisi di coscienza. Crisi che gli permetta di riconoscere sé stesso nell’opera, non come in uno specchio, perché lo specchio è una finta rappresentazione della realtà che la distorce soltanto distanziandocene, ma come parte di sé che voleva dimenticare.
Un urlo sommesso scortica le apparenze, rivelando la solitudine e l’illusorietà delle relazioni, mostrando l’uomo nudo nella sua miseria, in cerca di un sostegno, perché vacillante di fronte alla vita come una macchina fragile, precaria, o un palazzo di cartone; come desideri morenti.
L’uomo è stilizzato geometricamente perché la geometria dà sicurezza, sostituisce i punti di riferimento che la vita non ha e che l’arte tenta di recuperare.
Egli sparì in completo silenzio: “egli” è l’uomo che abbandona ma anche l’uomo abbandonato, sconfitto dalla vita, che nell’arte può trovare il suo riscatto attraverso la rievocazione e l’esorcizzazione della sofferenza e un mezzo per ristabilire la comunicazione con l’altro.
Il silenzio deve essere rotto, il silenzio imposto alle donne da una società androcratica fondata sui confini certi dell’io, protetti da regole perbenismo e decoro. Silenzio imposto alla madre della Bourgeois, costretta a reprimere e nascondere la propria sofferenza così come faceva con lo zucchero da bambina, ma anche all’artista stessa da un’educazione repressiva di cui si è progressivamente liberata, diventando donna-coltello, femme couteau.
Le figure delle nove lastre hanno forme allungate, falliche, solide e nello stesso tempo vacillanti: Louise Bourgeois si appropria del simbolo stesso dell’identitarietà androcratica e lo confonde con il femminile, per svelare l’androginia dell’essere umano e del mondo. Non c’è distinzione di genere, perché si è tutti accomunati dalla stessa sofferenza, dallo stesso desiderio in perpetuo movimento senza risoluzione, come le macchine dell’apparato celibatario del Grande Vetro di Duchamp. L’arte è il mezzo con il quale Louise Bourgeois infrange il silenzio e l’apparenza: sgretola le gabbie del significato e dell’identità e svela l’essenza informe degli esseri umani e del mondo.
Parole e segni danno voce ad un urlo silenzioso scaturito direttamente dalle viscere dell’esistenza, arginato in parte dalla geometria, destinato a prorompere nelle successive opere scultoree dell’artista.
La paura dell’abbandono, la sofferenza, la solitudine, vengono sublimate dall’arte e rese linguaggio, forza. Le parole e le immagini di He Disappeared into Complete Silence si insinuano nella mente dell’osservatore, ne corrodono l’anima alla ricerca degli stessi sentimenti espressi dall’artista, perché attraverso l’esternazione di essi avvenga il rito di catarsi dal dolore e la ricostruzione di sé.
L’arte di Louise Bourgeois è un rituale di evocazione e catarsi, a cui partecipa insieme all’osservatore.
L’arte diventa vita.