Un’altra grande mostra al Mart di Rovereto, si intitola Montagna arte scienza mito. Un visitatore sprovveduto potrebbe cadere nel tranello e pensare: il solito museo di provincia dedito alle celebrazioni del folklore locale che vuole rifilarci la sua paccottiglia promotional- kitsch. Il visitatore cosiddetto fidelizzato, ossia chi ha visitato le mostre precedenti come Le stanze dell’arte che ricapitola un secolo in modo impeccabile, praticamente un manuale, è più cauto e avveduto e potrebbe cogliere come un sapore di sfida. Vesuvius by Warhol, l’opera-icona della mostra anticipa la portata dell’operazione, rappresenta un vulcano, la più spettacolare delle montagne, a seguire oltre 400 opere, non solo dipinti, sculture e disegni, ma anche libri rari, carte geografiche, strumenti scientifici e curiosità varie, provenienti dai musei di tutto il mondo, selezionate dalle curatrici Gabriella Belli, Anna Ottani Cavina e Paola Giacomoni, per raccontare gli ultimi sei secoli della nostra storia, procedendo per momenti apicali, come è specificato in catalogo.
Il percorso espositivo, nel quale espressione artistica e pensiero scientifico sono in costante rapporto di prossimità dialettica, è diviso in quattro parti: L’intuizione e la ricerca, La scoperta, La smaterializzazione e La negazione. Comincia con una tavola di un maestro veneto-bizantino quando la montagna era solo un’allusione simbolica e progressivamente assume sembianze di realtà, come nell’acquerello di Dürer, nel Trattato della Pittura di Leonardo oppure nei Cabinet des Curiosités. Nel secondo capitolo è luogo di stupore e meraviglia, esempi eclatanti Turner e Friedrich, nel terzo si dissolve in luce e colore con Cézanne, e Kandinsky. Ma la storia della passione per la montagna nell’arte e nella scienza non finisce qui, prosegue fino a oggi, per diventare oggetto di consumo di massa nell’opera di Gursky, oppure videogioco in quella di Opie.
Last but not least, il Mart offre un carnet di servizi didattici paralleli alla mostra per agevolare la fruizione ma anche per aggiungere suggestioni e chiavi di senso e ampliare ulteriormente l’ambito tematico proposto.
All’uscita, guardando il cielo azzurro attraverso la cupola che copre e scopre il cuore del museo che non è l’edificio, bensì lo spazio antistante, il luogo dell’abbraccio con l’esterno compreso tra due ali aperte, resta una domanda: e se ci fosse qualcosa di marziano in questo posto?

Dall’alto:

Andy Warhol, Vesuvius, 1985

Ed Ruscha, Fox Index, 2001