Il complesso di edifici e spazi aperti che costituisce questa fabbrica riflette in sé molte delle scelte che sono state compiute in Cina negli anni ’50 e che hanno determinato il suo divenire: interamente finanziata dallo Stato, essa è il risultato di una stretta collaborazione con la Germania dell’Est e con l’Unione Sovietica; il complesso industriale occupa circa un chilometro quadrato, comprendendo la sua sezione produttiva e gli spazi destinati alle abitazioni dei dipendenti e dei servizi.
Un’apertura al confronto con le altre culture che prefigura il più recente passato degli ultimi dieci anni, quando un gruppo di artisti si è trasferito in quest’area ormai in parte dismessa, caricandola di un nuovo significato: in essa ora si propongono attività culturali ed artistiche, in uno spazio precedentemente utilizzato per la produzione di componenti elettroniche destinate ai mezzi di comunicazione a distanza ed alla difesa. È stato un evento generato dal contesto sociale e culturale creatosi già negli anni ’80 in Cina, quando si è assistito ad una maggiore apertura nei confronti delle arti e si sono poste le condizioni per avviare un dibattito sulle nuove frontiere dell’arte: proprio a Pechino un gruppo di artisti aveva già scelto i dintorni dello Yuanmingyuang (Giardino della Perfezione e dello Splendore), ad est del Palazzo d’Estate ed in corrispondenza con l’esposizione d’arte contemporanea del 1989 alla Galleria d’Arte Moderna molti altri si erano uniti a loro, creando un centro di sperimentazione d’avanguardia che è stato però forzatamente chiuso agli inizi degli anni ’90. E’stato allora che i bassi prezzi degli affitti degli spazi disponibili nella Factory li hanno resi interessanti per alcuni degli artisti suddetti, accanto alla favorevole posizione nella periferia nord-est della capitale, prossima alla nuova sede dell’Accademia di Belle Arti, al quartiere delle ambasciate,alle sedi di molte aziende internazionali ed all’arteria di congiunzione con l’aeroporto. 
Dal 1997, agli studi ed alle abitazioni d’artista si è unita una casa editrice con relativo sito informatico e libreria, si sono unite gallerie, bar e ristoranti con annesse librerie e ambienti destinati a mostre ed anche gli spazi aperti sono sede di creazione ed esposizione di opere. La Factory 797 è ormai un punto di riferimento per artisti, galleristi e tutti coloro che sono interessati alle varie attività che vi hanno luogo ed è inoltre disponibile per ulteriori interventi, quali eventi teatrali, musicali o più spiccatamente legati all’imprenditoria. Anche lo Stato ha seguito fin dall’inizio il divenire di questa nuova realtà: già nel 1995 vi si è insediato un laboratorio di scultura dell’Accademia di Belle Arti, mentre si affittavano i primi spazi agli artisti, consentendo loro di effettuare la propria esperienza creativa in uno spazio pubblico; va inoltre ricordato che la maggior parte degli artisti si forma in Cina nelle Accademie, per acquisire la conoscenza delle tecniche, manifestazione tangibile di una ricerca millenaria e continua: anche il direttore dell’Istituto di Scultura dell’Accademia, Sui Jianguo, ha aperto il proprio studio nella Factory nel 2000.
Ed è negli spazi di questa fabbrica che si sono avute le proposte artistiche più interessanti a Pechino: l’inaugurazione della mostra Beijing afloat nel 2002 è stata il segnale dell’esistenza della Factory quale spazio di interscambio tra arte, cultura,tecnologia ed impresa ed una spinta all’apertura di altri spazi al suo interno; alla mostra ha partecipato con una sua “performance” Huang Rui, attivo a Tokyo per una decina d’anni prima di tornare a Pechino ed essere tra i principali promotori dell’attuale esperienza, attraverso varie attività volte per un verso alla diffusione della sua conoscenza tramite varie pubblicazioni e per l’ altro all’intervento diretto attraverso la progettazione di molti degli interventi di ristrutturazione degli spazi destinati a divenire studi, in un rapporto di continuità con la precedente destinazione.
Nel 2003 si è svolta la prima Biennale d’Arte di Pechino ed il luogo più rappresentativo della ricerca contemporanea è ancora stato la Factory 798, che ha fornito legittimazione ai nuovi talenti, li ha collegati al mercato internazionale ed ha presentato nuove ipotesi di interazione tra spazio espositivo (e la sua storicità), curatore, artisti e pubblico.
Un esempio particolarmente significativo è costituito dalla mostra Tui- Trasfiguration, in cui il curatore Wu Hung ha esposto dodici serie di fotografie scattate da Rong Rong ed Inri negli ultimi dieci anni: egli ha inteso realizzare “un’esposizione sperimentale, che poneva domande riguardo al linguaggio, il sito, i fruitori e la funzione stessa dell’esporre. Questi due propositi non sono separati. Infatti lo scopo finale di questo progetto è di creare una simbiosi tra il contenitore della mostra e la mostra stessa. Le foto narrano l’interazione dei due artisti con l’ambiente naturale ed urbano,il sito espositivo –un negozio abbandonato della fabbrica- racconta una storia su Pechino e la Cina. Riunire queste due storie in una coerente esibizione rafforza i loro messaggi e crea uno spazio artistico col quale i fruitori possono interagire”(1). Ed ancora altre proposte vengono presentate tuttora.
E’ nata quindi una nuova idea di luogo ove “fare arte “ come forma di partecipazione sociale: un’ipotesi da seguire nei suoi futuri sviluppi con grande attenzione, all’interno di un contesto quale quello cinese, ove il rapporto tra il singolo e la collettività è fin dalle origini vissuto come vincolo indissolubile.

NOTE:
(1) Wu Hung, Exhibiting Experimental Art in China (Chicago: Smart Museum of Art, 2001), pp.148-50.