Cantieri d’Arte, 9\16 settembre 2005; Genius Loci, 10 settembre\10 ottobre, Viterbo

Il settembre viterbese si è aperto con due eventi di arte contemporanea che hanno “invaso” il centro medievale della città, luoghi e palazzi storici in percorsi che legano la storia del luogo all’arte dei nostri giorni. Diverso lo spirito che ha fatto nascere i due progetti, ma entrambi conducono per le vie della città alla ricerca delle opere esposte.
Il progetto Cantieri d’Arte a cura di Isabella Aquilanti, Laura Cariati, Paolo Martore, Marco Trulli, nasce nell’ottica della valorizzazione e della tutela attiva del centro storico attraverso la scelta di luoghi significativi in cui allestire le opere, legando passato e presente, a cui sono stati invitati a partecipare artisti viterbesi di nascita o adozione, comunque legati al territorio. Significativi i luoghi scelti: Palazzo degli Alessandri unico nella sua architettura e le vicende che lo legano allo scontro tra guelfi e ghibellini, la dimora di famiglia di Donna Olimpia Maidalchini da anni chiusa al pubblico e la storica piazza San Pellegrino uno dei simboli della città.
Mario Ciccioli interviene discreto in piazza S.Pellegrino con le sue Arpe Eolie, sospese che sembrano attendere un alito di vento per vibrare ed emettere il loro suono.
Paul Wiedmer ha realizzato ad hoc per la manifestazione Eusebius, titolo ispirato alla storia dell’architettura che lo ospita, nel cortile “rubato” al suo abituale stato di abbandono del Palazzo di Donna Olimpia. L’artista ha realizzato la sua installazione: sei tonnellate di scorie ferrose che sprigionano fiamme, per poi tornare silente materia caratterizzata da una inedita policromia.
Nello storico Palazzo degli Alessandri, la rilettura plastica di Caravaggio di Mutsuo Hirano, in un racconto di luci e ombre che sembra amplificare attraverso la terracotta e la sua resa, l’effetto espressionista. Thomas Langhe ci narra il suo 2001 in 364 disegni, appunti\immagini di emozioni e di eventi.
Interessante la scelta degli artisti, curato l’allestimento in tutti i suoi dettagli, una manifestazione sicuramente coinvolgente, dato evidente anche negli interventi dei singoli artisti.
In un calendario estremamente denso hanno affiancato l’evento le perfomances di Giovanna Di Corpo e Mario Ciccioli, Angelo Rossi, Anna Lea Antolini. In un’ottica dialogica opera\ambiente si è aperta Genius Loci a cura di Silvia Pegoraro, che ha scelto artisti la cui ricerca è legata al rapporto tra manufatto artistico e spazio circostante. Sedici artisti che vivono tra l’Italia e l’estero, tutti sensibili al tema dell’ambiente e di diverse generazioni: Kengiro Azuma, Pino Barillà, Carlo Bernardini, Josè D’Apice, Davide Orlandi Dormino, Nicola Evangelisti, Emanuela Fiorelli, Raul Gabriel, Valeria Gramoccia, Eduard Habicher, Hans Hermann, Klaus Münch, Attilio Pierelli, Alex Pinna, Paolo Radi, Giuseppe Spagnulo.
Tutti gli artisti interessati ad esporre non in un ambiente deputato, ma nei luoghi storici di Viterbo, in un dialogo anche in sede curatoriale sottolineato tra l’ambiente scelto come paesaggi ed architetture, con le sue caratteristiche storiche e le contaminazioni operate dalle opere\immagini della cultura della contemporaneità, rendendo la mostra ed il luogo che la ospita un unicum.
Gli artisti sono stati scelti in base alla sensibilità espressa nelle seppur diverse poetiche al rapporto tra opera e ambiente. È piacevole seguire gli allestimenti, peraltro interessanti, in giro per la città scoprendo magari insieme alle opere anche scorci o spazi sconosciuti. Il binomio opera ambiente mi è parso più evidente in alcuni casi, nelle opere di Pierelli, per esempio, che brillano e riflettono nel cortile di Palazzo dei Priori, la città medievale ed i sarcofagi etruschi che le circondano. Sempre nello stesso spazio la figurina in corda di Pinna si inerpica su un alto albero, equilibrista di materia povera. Le FibreOttiche e Acciaio di Bernardini inondano il piccolo altare della Sagrestia di S.Tommaso di luce livida e irreale, in un gioco di luce emanata e riflessa.
Possente nella sua matericità Morta Natura di Spagnulo invade lo spazio della navata di S. Tommaso in un ritmo di materia, ferro e fuoco.
Le “incordature ascensionali” di Barillà si stagliano discrete nel Cortile di Palazzo Zelli Pazzaglia, Estetiche Mutanti in una ambiguità materica che riluce nei toni dell’acciaio. L’evento è sicuramente interessante, ma la totale assenza di didascalie alle opere rende quanto meno tortuoso il riconoscimento di titoli e autori con l’ausilio della non precisa brochure che funge da cartella stampa, didascalia, catalogo ad interim, aggiungendo alla ricerca della mostra quella delle notizie in assenza totale di personale presente.