Tra il 17 ed il 19 maggio si è tenuta a Roma la sesta edizione di Dissonanze, festival di arti elettroniche ospitato tra le essenziali geometrie marmoree del Palazzo dei Congressi dell’Eur.
La programmazione è stata suddivisa in tre sezioni corrispondenti ad altrettanti spazi della location: Visual Art (Aula Magna), Sounds (Terrazza), Dance (Salone della Cultura). La rassegna ospitata nell’Aula Magna, curata da Marco Mancuso, ha offerto uno sguardo ampio ed interessante su recenti produzioni video digitali, puntando l’attenzione sulla sua natura di medium ibrido, proposto nella rassegna sia come mezzo di documentazione di live performance che come linguaggio autonomo della creazione artistica. La carrellata ha visto spiccare nomi quali Tez, alias Maurizio Martinucci, video artista proveniente dalla musica, che collabora da anni con artisti come Kim Cascone, Taylor Deupree e Scanner (con il quale Tez si è esibito a Roma qualche anno fa in un live a Festa Elettronica), video artista a cavallo tra un utilizzo del video discendente dai parametri del video clip e l’immagine di sintesi, amalgama dal quale discende la sua personale visone dell’interazione tra musica e cinema, il Generative Live Cinema. Sounds Film sono invece definite le opere del duo inglese Semiconductor, formato da Ruth Jarman e Joseph Gerhardt, presentati da Mancuso attraverso lavori come The Sonds of Microclimates (2002) che ben rappresenta la simbiosi tra suono e visione cercata da Semiconductor: una video descrizione di scorci urbani che, manipolata digitalmente, trasforma le ombre in direttrici del suono, in una correlazione talmente stretta tra il movimento visivo e quello acustico da rendere indistinguibile la matrice primaria della sincronia; su un sincro parimenti chirurgico è basato Inaudibile Cities (2002), viaggio in un land scape vettoriale nel quale parallelepipedi generati dal suono costruiscono architetture di una città da videogame nella quale orecchio ed occhio scorazzano all’unisono. La chicca più interessante della sezione sono stati i lavori audio video di Ryochi Kurokawa. Un viaggio immersivo, vero godimento, massaggio sinestetico: impeccabili composizioni di minimalismo orientale riscaldate da campioni sonori naturali, paesaggi e mura di pietra lentamente ricamate da arabesci di fili vettoriali. Sempre nell’Aula Magna due live: Stare Mesto, del collettivo milanese Otolab, e la performance di Bruce McClure, elaborata utilizzando 4 proiettori super8 e 4 oscillatori, un’interpretazione della sinestesia di tipo analogico, loop ipnotici ispirati alla musica concreta, ripetuti per 40 minuti. La location più suggestiva dell’evento, la terrazza del Palazzo dei Congressi, ha fornito il bianco totale dei propri sfondi al flusso di performance curate da Edwin van der Heide, artista creatore di musica spaziale, per Dissonaze ha selezionato suonds artists, con un occhio di riguardo alla storia della sperimentazione elettronica. Nelle bio dei presenti ricorrono nomi quali Fluxus, movimento al quale ha partecipato attivamente Yasunao Tone, organizzatore di fluxus-eventi ed elaboratore di composizioni fedeli alle teorie post- strutturaliste; Merce Cunningham, e John Cage, tra i numi tutelari nella fondazione della pratica performativa oggi tanto in uso in ambito elettronico, entrambi hanno collaborato con un’ altra grande artista proposta al pubblico romano da Edwin van der Heide: Maryanne Amacher, come Heiden legata ad una strutturazione del suono architettonica, da fruire, anzi, sentire letteralmente come presenza, spazio fisico tangibile. Il live di Dissonanze è stato un cubo di potenza sonora che ha fagogitato i presenti: al suo interno puro noise elettronico di suoni tirati al limite del dolore acustico a riempire lo spazio. Da questa iperstimolazione lentamente i timpani hanno potuto scorgere un’armonia, ordine di piccoli suoni fatti danzare nel caos, la calma nell’occhio del ciclone sonoro…un unico profondo brivido! Tra le realtà più recenti Olivia Block, orchestratrice di comunioni musicali tra field recording e suoni elettronici sovrapposti in bilico tra una naturalizzazione della sintesi digitale e la contaminazione di campioni di musica da camera.
La sezione Dance ha visto alternarsi sul palco, animato dai giochi di luci del U.V.A.- United Visual Artists, collettivo autore anche delle coreografie luminose sulla facciata del Palazzo dei Congressi, importanti nomi della club-culture quali Mathew Jonson, Sven Vath, Dave Clarke, Motor e T. Raumschmiere, aka Marco Haas, Dj producer tedesco che mescola ritmiche quadrate acidamente tecno con sonorità rockettare e campionamenti electro, si è esibito sul palco di Dissonanze accompagnato da un gruppo composto dalla classica triade punk basso-chitarra-batteria, a far letteralmente saltare il pubblico house-ofilo che popolava la Sala Congressi.
Sin dalla struttura della programmazione appare evidente l’intento degli organizzatori di fotografare in un unico evento le due anime della produzione elettronica attuale, miscelare nella stessa manifestazione le stimolazioni acustico-motorie della club-culture e mostri sacri dell’elettronica concettuale, amalgamarla in una location suggestiva e condire il tutto con una panoramica sulle più interessanti produzioni video degli ultimi anni.
Ottimi gli ingredienti, peccato che il risultato del procedimento organizzativo abbia dato vita ad un preparato dai gusti troppo disgiunti ed all’assaggio abbia creato da più parti la sensazione di una situazione dicotomizzata tra intellettualismi a volte noiosi e lo sgambettare danzereccio della Sala Congressi. Ma questa è una pecca ricorrente in molte delle manifestazioni romane dedicate all’elettronica, che si dividono nettamente tra i nipotini bigi del concettuale e gli adepti del divertentismo da una house ormai spoglia di sperimentazioni, senza comprendere che la potenzialità maggiore del digitale sta nel mezzo, nella sua natura ibrida, nella sua anima border line difficile da cogliere.

Dall’alto:

Area Sounds, Terrazza del Palazzo dei Congressi.

Semiconductor, The Sounds of Microclimates, 2002,          still dal video.

Maryanne Amacher durante il live.

Olivia Block durante il live.