Passato Presente Dialoghi d’Abruzzo. A cura di Anna Imponente 10 Aprile – 3 Luglio 2011 CIAC – Centro Internazionale per l’Arte Contemporanea Castello Colonna, Genazzano – Roma Catalogo della mostra a cura di A. Imponente, Palombi Editori, Roma 2011.
Collocati su un’inerpicata roccia tufacea che domina l’intorno, gli spazi imponenti ed evocativi del Castello Colonna di Genazzano, sede del CIAC, Centro Internazionale per l’Arte Contemporanea, ospitano la mostra Passato Presente Dialoghi d’Abruzzo a cura di Anna Imponente, Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Lazio. Genazzano, scelta felice e strategica, assume secondo le parole della curatrice quel ruolo compensatorio di una mostra, meditata già dal lontano 2002, che il terremoto sembrava aver spezzato, e che contemporaneamente ne diviene cronistoria e simbolo di una fattiva volontà di ribellione alla paralisi generata dagli eventi.
Mostra pensata e voluta per L’Aquila, allestita come omaggio al Museo Nazionale d’Abruzzo (da cui provengono la gran parte delle opere), ci ricorda i suoi preziosi tesori in una connessione con il territorio fortemente cercata e voluta. Connessioni perseguite in modi differenti, che vanno da affinità iconografiche con il patrimonio abruzzese, ad opere che si stratificano sulle tradizioni del luogo, passando attraverso artisti che lì vi hanno trovato i natali. Riecheggiamenti arcaici quelli che si condensano nella mente del visitatore, che tenta attraverso la sacralità dell’arte di cicatrizzare una ferita ancora aperta, in un pensiero che inevitabilmente torna alla tragedia del 6 aprile 2009. Ed ecco riaffiorare alla memoria quel ruolo catartico che l’arte aveva già ricercato a Gibellina, paese del Belice raso al suolo dal sisma del 1968, in cui l’afflato di un lavoro artistico di gruppo, tramite un abbraccio corale, aveva provato a rinsaldare l’identità di un popolo.
Il doppio binario passato-presente fa dialogare sedici coppie di opere connesse per mezzo di rimandi e sensazioni percettive: è un totale spaesamento dell’antico che si fa portavoce di nuovi significati che trovano attualizzazione proprio nel confronto con la contemporaneità. Ed ecco incontrare l’impressionante scheletro fossile Archidiskodon, rinvenuto casualmente negli anni Cinquanta nel comune di Scoppito, a dialogo con il surreale Bucranio di Pino Pascali, scheletro in tela centinata bianca del 1966, richiamo ad un’intensità primordiale tanto cara all’artista. Un coperchio cinerario, in pietra calcarea, modellato nella forma di serpente attorcigliato (I sec. a.C. – I sec. d.C.) in armoniosa conversazione con la sinuosa opera, Naturale (2007) in travertino e marmo nero di Lucilla Catania. Spirito ferino e ctonio emerge dal leone in pietra (I sec. d.C.) dalla folta criniera, posto a baluardo della vita nell’aldilà, e dalla Leonessa (1937) bronzea dagli influssi classicheggianti dell’abruzzese Venanzo Crocetti, allievo di Arturo Martini.
Se il Calendario Amiternino (20 d.C.) ci riporta alla memoria i fasti dell’impero romano, Suffragium (1995) di Maria Dompè è un monito al valore della libertà: O dolce libertà preziosa più di qualsivoglia tesoro! parte dell’iscrizione latina riportata all’interno della cabina elettorale in travertino.
La personalità del pontefice Celestino V è richiamata da un lato dalla bolla pontificia (1294) con cui elargisce l’indulgenza plenaria, e da un manufatto effigiante la sua figura, dall’altro dall’opera di Fabio Mauri Celestino V – Una storia moderna (2000), moderna trascrizione su carta di frasi dalle Sacre Scritture, e da quella di Luca Maria Patella, Vas Caelestinus V (2000), mosaico del santo sulla falsariga di un’incisione calcografica del XVIII secolo. La sensibilità di Enzo Cucchi, notevole rappresentante della Transavanguardia, fuoriesce prepotente da Intesa (2009), opera dalla forte carica visionaria, che ci racconta il mistero della morte, raccordandosi per contrasto con il mistero della vita della Madonna in trono con Bambino (sec. XIV). Accostamento singolare realizzato, ancora una volta, anche sulla base del materiale utilizzato, quello tra la Santa Coronata e Senza titolo (2008) di Nunzio, che riscoprono approcci differenti nella lavorazione del legno.
Interessanti suggestioni che hanno il sapore di antiche ritualità nella poetica del tombolo, in candidi ricami del XIX secolo, a confronto con l’opera For ever (2011) di Maria Elisabetta Novello che tesse le sue sottili e raffinate trame attraverso l’impiego della cenere su plexiglass, e con Volume (2007) di Christelle Familiari, in cui il filo elettrico rivive in sapienti intrecci che trascendono la materia. Atmosfere religiose ed evocative nel parallelismo tra l’olio su tavola San Francesco riceve le stimmate (1480-1485) attribuito a Giovanni di Bartolomeo dell’Aquila, e il disegno su carta Senza titolo (1998-2011) dell’artista rumeno Radu Dragomirescu. Il legame con il territorio ritorna autoritario nelle ceramiche del Paliotto con storie di San Francesco Saverio (1713) e della Germinazione (1992) di Claudio Palmieri, attraente disseminazione di frammenti in argilla di leoncilliana memoria.
Tra le altre opere contemporanee che offrono notevoli spunti di riflessione con l’antico segnaliamo Icaro (1968) di Attilio Pierelli, la cui semplicità ed economia formale non la priva del denso spessore simbolico; Mani sporche, coscienze pulite (1993) di Mario Ceroli, che riprende uno dei suoi leitmotiv, quello della serializzazione; Territorio italiano, stanza, casa Spalletti (1996) di Ettore Spalletti, in cui la terra d’Abruzzo ispira colorate suggestioni materiche; il vibrante arazzo di Afro Senza titolo (1968), esplosione astratta e dinamica di colore.
A corollario della mostra due progetti ne arricchiscono il valore: cartoline già affrancate e pronte per essere imbucate del lavoro in progress di Giuseppe Stampone, Saluti da L’Aquila, richiedono l’intervento fattivo dello spettatore, coinvolto nel processo d’arte nella misura di ambasciatore al mondo dei calcinacci e puntelli che ancora costellano il capoluogo abruzzese. Le Nicchie dei Baci della Chiesa di San Bernardino de L’Aquila saranno restaurate grazie ai proventi della vendita di biscotti tipici del luogo, le Neole, divenuti artistici per mezzo di una cottura su piastre in ferro realizzate da Bruna Esposito, con il motivo del rosone della chiesa di Collemaggio a L’Aquila.
La mostra, che trova uno dei suoi punti di forza nello shock percettivo che genera, ci porta inevitabilmente a ricercare e sperimentare significati altri: quelle affinità elettive tra messaggi artistici differenti di cui ci parla la curatrice che incalza “se l’arte ha il potere di guardare alle spalle, oltre il presente, di doppiare la natura e invertire la rotta alla ricerca di risposte, con un lavorio a incastri sottili, si può tessere anche un’attenzione al passato tutta sporta sull’oggi”.
Una conversazione silenziosa che ci restituisce una vitalità nuova del guardare avanti nel contemporaneo, che si ibrida con un non voler dimenticare il passato, un volerci essere nell’hic et nunc con una forza rigenerante dell’arte, che si fa condivisione, e che in questa occasione non cede mai all’attrattiva di un potenziale glamour. Un’arte che nell’umanizzarsi appone un sigillo forte nel suo voler rinsaldare la memoria di una collettività: epoche e stili differenti si incontrano ricomponendo nel loro insieme un’armonia che sa di vita. Una mostra consigliata, che fa riflettere: fermarsi, riprendersi il proprio tempo e ripensare il Dasein.

Dall’alto:

Attilio Pierelli, Icaro, 1968 Acciaio, cm 200 Museo Nazionale d’Abruzzo, L’Aquila

Nicola da Guardiagrele, Croce di San Massimo a L’Aquila, 1434 Croce: lamina d’argento sbalzata, bulinata, cesellata, parzialmente dorata; argento fuso, cesellato, parzialmente dorato; sfere in rame dorato; smalti champlevés, cloisonnés, traslucidi, filigranati. Fusto e nodo: rame sbalzato, cesellato, traforato, dorato; lamina d’argento; smalti filigranati. Cm 117 x 80 Curia Arcivescovile – L’Aquila

Afro, Senza titolo, 1968 Arazzo in lana, Cm 150 x 220 Collezione privata – Penne (PE)

Giuseppe Stampone, Saluti da© L’Aquila, 2011 Stampa su carta Courtesy Prometeogallery di Ida Pisani, Milano – Lucca

Neola, 2010

Coperchio di cinerario a forma di serpente da Amiternum I secolo a.C. – I secolo d.C., Pietra calcarea, Cm 50 x 58 Museo Nazionale d’Abruzzo, L’Aquila

Francesco da Montereale, Compianto sul Cristo morto, XV secolo, ultimo quarto Affresco staccato, Cm 152 x 316 Museo Nazionale d’Abruzzo, L’Aquila

Claudio Palmieri, Germinazione, 1992 Ceramiche smaltate, Cm 40 x 50 x 45 circa cd Proprietà dell’artista – Roma