“Milano Flash Art Fair non è una fiera d’arte ma un weekend culturale semestrale” scrive Giancarlo Politi nel testo d’apertura del catalogo realizzato per l’occasione che dal 26 al 28 marzo ha visto riunite circa cinquanta gallerie d’arte contemporanea italiane e straniere nelle stanze dell’UNA Hotel TOCQ di Milano con una selezione di artisti, opere, eventi e progetti curatoriali site-specific.
L’evento, organizzato e realizzato da Flash Art in collaborazione con Consolo Produzioni&Consulenza, centro media specializzato nella progettazione e produzione di eventi speciali con contenuto artistico, mira a proporsi come ritrovo fisso in cui operatori del settore, galleristi, critica e mercato possano incontrarsi per dare spazio e visibilità a progetti, idee e proposte nel campo del contemporaneo.
Nutrita la lista dei partecipanti alla prima edizione di questo appuntamento segnata da una massiccia adesione di pubblico e critica ed ampia la vetrina delle gallerie presenti che hanno occupato le stanze del’’Hotel su quattro piani, con interessanti e singolari soluzioni espositive e senza preclusione di generi: dalla video art, alle istallazioni, dalla fotografia tradizionale a quella digitale, dalla pittura tradizionale alla performance.
Ogni camera diventa un tassello in cui l’opera rende lo spazio diverso, lo costituisce come ambiente espressivo: si va dall’inquietante installazione di Maria Kazoun che, per la rivista “Juliet”, invade il candore immacolato della stanza con tentacolari creature zoomorfe in tessuto nero che giganteggiano sul letto o sopra l’armadio come in un inquietante incubo notturno, al Ricatto visivo della galleria Monitor (Roma) che obbliga lo spettatore, per vedere l’opera, ad accostarsi ad un foro applicato alla parete da cui, come attraverso una camera ottica, si possono spiare in sequenza video di De Dominicis, Sol Le Witt o Vettor Pisani. Dagli spazi invasi a quelli preclusi, il percorso assembla in sequenza, stanza per stanza, quasi fotogramma per fotogramma, molteplici espressioni del panorama contemporaneo: dalla tecnica minuziosissima di Maurizio Vetrugno (Galleria Carbone.To,Torino) che attraverso il ricamo in seta realizza a mano delle tele di sorprendente realismo fotografico, ai light box dalle prospettive impossibili di Giacomo Costa (Galleria Guidi&Schoen, Genova).
Grande spazio alla fotografia, in tutte le sue varianti: dagli ormai noti ritratti digitali di Matteo Basilé che presenta i suoi lavori del 2004 con la Galleria Sergio Tossi di Firenze, alla prima apparizione con una personale di suo fratello Davide Sebastian (Galleria Altri Lavori in Corso, Roma) che pur rimanendo all’interno della stessa tecnica, sviluppa una riflessione autonoma che investe i rapporti tra natura e scienza.
Discorso a parte merita l’opera dell’esordiente Simone Bergantini (Galleria Romberg, Latina) che si serve della tecnica fotografica più classica per arrivare- paradossalmente – a soluzioni di totale contaminazione visiva: i suoi scatti riescono a cogliere realtà urbane sovrapposte creando un dialogo tra i contrasti e le differenze facendo riflettere su ciò che, senza farcene accorgere, costituisce il nostro orizzonte visivo abituale.
La Milano “Flash Art Fair” ha animato le stanze dell’UNA Hotel per tre giorni costituendo senza dubbio un polo attrattivo per chiunque interessato all’arte contemporanea: una fiera di nicchia, com’era nell’intenzione dei promotori, ma anche un’occasione in cui dare visibilità all’arte contemporanea e alle proposte emergenti.
In questo crogiuolo creativo, a dominare su tutto, l’impressione di un’immagine e di un’immaginazione deflagrata in una commistione di linguaggi e di significati impossibili da ricondurre ad univocità, ma anzi, essi stessi moltiplicatori di senso e di visioni; moltiplicazione in cui forse, a ben guardare si confonde e si fonde proprio la realtà espressiva transitoria frammentaria e in continua interconnessione precipua del contemporaneo.