Dal 20 gennaio 28 febbraio 2007 la galleria Placenta Arte ha ospitato l’installazione Jesus&Muhammad, ultimo lavoro di Sükran Moral. L’artista ha occupato l’intero ambiente della galleria dando vita ad un’apparizione. Sükran Moral tra pareti di tessuto bianco, illuminate da una luce immateriale, ha inscenato l’incontro tra due icone, due simboli religiosi ed allo stesso tempo due capri espiatori della politica mondiale. Gesù e Maometto, rappresentati in dimensioni umane, si guardano stringendosi la mano. La scena è visibile attraverso un foro lasciato aperto nella parete-vetrina della galleria, coperta anch’essa di tessuto bianco. Il messaggio della Moral riempie di chiarezza ed essenzialità l’intero spazio espositivo: è un messaggio che invade l’ambiente, è scomodo e provocatorio proprio per la sua semplicità.

Sükran Moral, artista nata in Turchia, ha sfidato con le proprie opere e performance il potere tradizionalista del proprio paese, ha portato lo “scandaloso” corpo di donna nei luoghi simbolo dell’esclusione femminile, ha incarnato con la propria nudità il simbolo della religione cristiana, impersonando una crocifissione al femminile. Sükran Moral torna ad utilizzare il simbolo per innescare una riflessione, forzare attraverso gli strumenti dell’arte gli automatismi delle coscienze. Dagli anni Novanta ha utilizzato il proprio corpo come mezzo, campo entro il quale decostruire i messaggi veicolati dai simboli politici e religiosi sia occidentali che islamici, innescare cortocircuiti semantici. Ha utilizzato il proprio corpo come mezzo per violare le “zone rosse” costruite dal potere per stabilire i limiti della normalità, ha utilizzato ruolo d’artista come zona franca del sistema per rendere manifesti i luoghi dell’alterità.

In Jesus&Muhammad la Moral non mette in gioco il proprio corpo, l’artista da attore diviene regista, pungola lo spettatore attraverso tre provocazioni: la prima, la più evidente, formale ed iconica, è data dalla rappresentazione in sembianze umane di Maometto, simbolo irrapresentabile della religione islamica; la seconda provocazione è una sferzata alle ipocrisie del regime del terrore e della guerra permanente che orchestra contrapposizioni tra i diversi credi religiosi, per alimentare d’odio le strategie del neocolonialismo mondiale; la terza provocazione, la più sottile e “sadica” controllata dall’artista, è rivolta all’individuo, al singolo spettatore, chiamato come soggetto a prendere coscienza del proprio ruolo attivo, all’interno dei macro meccanismi del potere. Lo spettatore è costretto a dover spiare, cercare in un foro la scena dell’incontro, a piegarsi per guardare. Ed è proprio la messa in atto del ruolo voyeuristico dello spettatore ad attivare la visione dell’incontro in Jesus&Muhammad, opera che non si può guardare, non esistente se non attraverso quel volontario piegarsi dello spettatore. Ciascuno di noi è quotidianamente spettatore del programma “in mondo visione” dello scontro tra culture, scontro che si alimenta anche della nostra imbambolata passività. Jesus&Muhammad costringe invece lo spettatore a genuflettersi, ad assumere la posizione del penitente. È ancora il corpo lo strumento primo utilizzato dalla Moral per scardinare i meccanismi del potere ed attivare consapevolezza, ma questa volta il processo è attivato nel corpo stesso di ciascun individuo, perché attraverso una diversa posizione del corpo possa generare una diversa visione.