Elegante ed essenziale, l’opera di Alfonso Talotta reca con sé le tracce del passato in cui affonda. Le forme sembrano riprodursi per partenogenesi, in ordine ad un processo rigenerativo riconducibile direttamente a quelle Pitture al nero, che segnarono già dai primi anni Ottanta l’incipit del percorso dell’artista. Conclusa l’esperienza delle Pitture al nero, l’attenzione di Talotta si volse verso l’isolamento del segno quale morfema della composizione, in grado autonomamente di creare forme. Nacque quello che Simonetta Lux battezzò il “Ciclo S”, una serie in cui, come uno spazio al negativo, il vuoto diviene presenza in contrastato equilibrio con la materia: “I segni-non segni sono generati dall’aver egli pensato ad un certo punto di lasciare affiorare il fondo”.

Non è un caso dunque se nel 1999, l’artista fa il suo primo incontro con la scultura, in particolare con la ceramica, che gli consente di sperimentare più direttamente gli esiti della dinamica presenza-assenza. In mostra sono presenti anche alcuni Generatori, la serie di sculture in ceramica prodotta in quegli anni. È proprio la qualità espressiva della ceramica a dare una nuova spinta a Talotta verso la sensualità del colore, da allora sempre presente nella sua ricerca, anche in quella più recente. Le Chiusure e le Pitture emergono proprio dall’incontro del colore e della tela, interpretata nella sua texture originaria: così mentre l’olio cola sul cotone, l’acrilico solca la iuta, definendo delle campiture di tela grezza ora aperte ora chiuse. Dunque l’assenza diviene tautologicamente presenza, in un ossimoro formale che si colloca tra una pittura scolpita e una scultura pittorica attraverso una prospettiva che è sempre rigorosamente frontale. La cifra dell’artista è inoltre riconoscibile dall’intervento finale sulla superficie: le pitture a olio vengono trattate per asportazione, con un effetto opacizzante, mentre le sculture sono spolverate con granulazioni di diverso calibro, affermando ancora una volta la relazione di reciprocità vuoto-pieno che caratterizza tutta l’opera di Talotta.

Nel 2007, l’artista si è dedicato alla realizzazione di monili, sculture di piccole dimensioni da indossare, che ripropongono in termini minimi la medesima qualità formale delle ceramiche; anch’esse in esposizione.

Omaggio a Talotta, Viterbo, Galleria Chigi, 23 marzo-11 aprile 2007 (prorogata fino al 23 maggio).

Dall’alto:

Generatore, ceramica, 2002

Chiusura, olio su tela, 2005

Pittura, acrilico su juta nera, 2006