1. Jack London, The Unexpected, in “McClure’s Magazine”, 1906 (trad. it. in Racconti dello Yukon e dei mari del Sud, Mondadori, Milano 2003).
2. Viktor Sklovskij, Zoo o lettere non d’amore (ed. originale, Berlino 1923), Sellerio, Palermo 2002.
3. Lev Kuleshov, in Richard Taylor, Ian Christie, The Film Factory: Russian and Soviet Cinema in Documents 1896-1939, Routledge & Kogan Paul, 1988.
Jack London, famoso per i suoi romanzi d’avventura, ha scritto nel 1906 un racconto intitolato L’imprevisto [1], dove quest’ultimo concerne pochi uomini dentro una casa isolata. Incomincia così:

“é semplice vedere ciò che è ovvio, fare ciò che è prevedibile. La vita degli individui tende ad essere statica piuttosto che dinamica, e tale tendenza viene trasformata in impulso grazie alla civiltà, dove viene visto solo ciò che è ovvio, dove raramente accade l’imprevisto. Quando però l’imprevisto accade, e quando si tratta di qualcosa di sufficientemente serio e importante, gli inetti periscono: non vedono che ciò che è ovvio, non fanno ciò che è imprevisto…”

Viktor Sklovskij, noto agli specialisti come studioso del linguaggio e presunto antesignano dello strutturalismo, nel 1926 ha collaborato con Lev Kuleshov, noto ad altri specialisti come inventore di un effetto di montaggio cinematografico, per trarre un film da questo racconto di London, intitolato in russo Po Zakonu (Secondo la legge); una pellicola che sarebbe imprevisto veder proiettata.

L’interesse di Sklovskij per i comportamenti umani in situazioni d’emergenza trova riscontro nella sua esperienza, di rivoluzionario compromesso nel tentativo di dirottare il treno del metodo bolscevico, quel metodo che “è uscito di casa e ha intrapreso una sua propria vita” [2] schiacciando metodicamente ogni creazione imprevista dell’arte come della rivoluzione. Quanto a Kuleshov, si è opposto alla teoria del montaggio di Eisenstein perché l’ha vista come manipolazione che mira consapevolmente, giocando sui contrasti, a “catturare le emozioni dello spettatore”: ha preferito giustapporre immagini prive di un significato emozionale già dato, “come un bambino costruisce un’intera parola o frase da blocchi di lettere divise e sparpagliate” [3], mettendo lo stesso osservatore nella parte del bambino che, tra gli elementi che ha davanti, deve cercare un rapporto e dare un significato, reso possibile dal gioco ma non previsto in partenza.

Questi sono solo alcuni spunti, volutamente non conclusivi, per riunire attraverso le storie separate dei metodi o delle tecniche dell’arte quelle costellazioni che nel nostro tempo siano attuali: come pare quella di un’arte del ricercare risposte impreviste all’emergenza dell’imprevisto nella vita.
Qualche elemento complementare si trova, introducendo altri contributi oltre a quello di chi scrive, ne L’avanguardia difficile, e rimossa: Viktor Sklovskij, sul sito www.lamourfou.it (archivio).