La sottile linea rossa è il titolo della mostra di Maurizio Mochetti, al momento in corso presso la Galleria Il Ponte, a Roma.
La mostra presenta alcuni dei momenti significativi della creatività dell’artista romano, una creatività caratterizzata da una ricerca fondata sull’idea piuttosto che sulla forma, e che sfocia nell’uso della luce come elemento fisico dell’opera. Le opere esposte sono installazioni progettate tra il 1966 e il 1996. Su ognuna di esse è stato eseguito un rovesciamento del naturale orientamento degli oggetti rappresentati e dell’idea che essi generalmente evocano. In altri termini Mochetti sembra eseguire una doppia operazione sull’oggetto rappresentato: un’operazione di ribaltamento fisica e concettuale. Il primo lavoro che accoglie lo spettatore è Forma piena e laser, un lavoro progettato nel 1987. Si tratta di una figura geometrica chiusa, irregolare e dai contorni flessuosi e non angolari, sul cui spessore laterale viene proiettato un punto luminoso rosso, il quale ne attraversa e scandisce tutto il perimetro ad una velocità che dipende dalla curvatura su cui si riflette di volta in volta. In questo lavoro l’operazione di rovesciamento risiede nel fatto che ci troviamo dinnanzi a ciò che potrebbe definirsi una scultura orizzontale e dinamica. Accanto ad essa sfreccia immobile Bluebird CN 7: la riproduzione in scala del Bluebird Cn7/60, automobile terminata tra il 1960e il 1962 e realizzata per battere il record di velocità su terra. In quest’opera il Bluebird, l’auto più veloce del mondo, è accesa, ma ferma con il paracadute aperto, che non può frenarne la corsa, non solo perchè il veicolo non è in movimento, ma anche perchè lascia che l’aria filtri attraverso di esso per via di ampie fessure. Anche in questo lavoro Mochetti gioca a ribaltare la comune percezione delle cose, e ci lascia godere l’estetica di un ossimoro fisico e concreto dove l’idea della massima velocità raggiunta dall’uomo è accostata all’immobilità dell’oggetto e dove un complesso meccanismo di frenata è il solo elemento mobile. Mochetti prosegue i suoi ribaltamenti nelle installazioni successive: Baka con punti laser (1976) è un piccolo aereo da guerra sospeso sulla testa dello spettatore che proietta la sua sottile linea rossa sulla parete di fronte ad esso, anche qui egli ricrea una sensazione di equilibrio e di immobilità che evoca un movimento che si sta per compiere, e la cui idea si concretizza nella luce rossa che il piccolo aereo proietta avanti a sé. A seguire, Filo Inox (1983): un pendolo che parte da una parete verticale piuttosto che dal soffitto, tracciando una diagonale tesa tra la parete e il pavimento. Il pendolo dunque rimane immobile, mentre le sue oscillazioni sono rappresentate idealmente dalla traccia di una circonferenza sulla parete che rappresenta la proiezione ideale dei movimenti circolari del pendolo. Anche qui ciò che è mobile diventa immobile, ciò che si muove su un asse verticale, si muove su un asse orizzontale: il pendolo non vibra né oscilla, né indica l’asse del centro gravitazionale, solo si fissa sul pavimento in tensione con l’altra sua estremità. Proseguendo ci si trova di fronte l’Oggetto polimerico (1966): un lavoro idealmente dinamico costituito da due semi calotte bianco-lucide come estremità, legate tra loro da un filo, che spezza la sua direzione in un punto sul soffitto. La possibilità di spostare le estremità rende l’opera flessibile e soggetta a diverse direzioni e forme, sconvolgendo ancora una volta la stabilità della forma artistica, l’inequivocabilità degli orientamenti orizzontali o verticali. Infine ci troviamo di fronte i Pinguini (1987): uno schieramento di aerei da caccia, riprodotti in scala ridotta e disposti in verticale. L’immagine nel suo insieme, piuttosto che una flotta aerea evoca un gruppo di pinguini che camminano. Ancora una volta Mochetti propone un oggetto evocato nelle sue forme essenziali e ne contraddice la natura, trasformando una temibile flotta da guerra, in un impacciato gruppo di pinguini: gli aerei dalla loro posizione orizzontale vengono disposti in verticale e una temibile flotta viene elegantemente tradotta in un gruppo di uccelli che non sono noti per i lunghi voli, nè per l’eleganza dei loro movimenti sulla terra. Concludendo Mochetti riproduce oggetti comuni nelle loro forme essenziali e in un linguaggio sintetico, li rovescia fisicamente e concettualmente, e ne valorizza la funzione estetica, attraverso tali ribaltamenti direzionali e funzionali. Quella di Mochetti non è semplice defunzionalizzazione dell’oggetto, perchè l’oggetto reale non c’è, viene solo evocato attraverso la ricostruzione in scala, la sommarietà delle forme e la perdita di particolari. La sua operazione sembra piuttosto una riflessione sull’instabilità delle percezioni, un gioco fondato sul ribaltamento delle sicurezze comuni e delle idee diffuse sulle quali basiamo le nostre percezioni e le nostre conoscenze: la scultura diventa orizzontale e dinamica; l’auto più veloce del mondo resta immobile e il paracadute-freno inutilizzabile e unico oggetto in movimento. I suoi lavori colpiscono per il valore simbolico degli oggetti scelti ed evocati, per l’operazione sia fisica che concettuale e per l’accostamento di idee e immagini opposte che si traducono nella costruzione fisica di un ossimoro.

Dall’alto:

Bluebird CN 7 1996-2002

Pinguini 1987-2005

Nb. La prima data si riferisce alla prima realizzazione dell’opera; la seconda alla realizzazione dell’opera esposta.