Maria Grazia Pontorno
Roots
A cura di Alessandra Troncone
Dal 14 al 28 gennaio 2011
NOTgallery
Piazza Trieste e Trento, 48. Napoli
www.lithiumproject.com
Il restyling concettuale della NOTgallery, nella centralissima Piazza Trieste e Trento di Napoli, prende avvio con la personale di Maria Grazia Pontorno intitolata Roots, a cura di Alessandra Troncone. Roots è il primo di 12 eventi che darà vita al ciclo Lithium, un nuovo progetto espositivo – concepito come una collana editoriale – che vedrà avvicendarsi giovani artisti dediti all’utilizzo delle nuove tecnologie. Lithium, come la più classica delle sorgenti energetiche che alimentano oggi le immagini elettroniche, apre la galleria napoletana alle più recenti sperimentazioni nell’ambito dei nuovi media, naturalmente interconnessi alle tecnologie digitali. Il progetto propone un incontro fruttuoso tra i linguaggi della comunicazione multimediale più avanzati e i più classici strumenti del fare arte.
Se il dialogo tra tradizione e innovazione rappresenta il punto focale di Lithium, i lavori di Maria Grazia Pontorno propongono il confronto dicotomico tra realtà tangibile e immagine virtuale.
Pontorno presenta Herbarium e Roots, realizzati durante la sua residenza all’Harlem Studio di New York, creati con l’utilizzo sapiente della grafica 3D. Herbarium si compone di otto immagini digitali raffiguranti arbusti e corolle nel pieno della loro fioritura. Le immagini, a differenza dell’allestimento newyorkese che prevedeva la stampa e l’esposizione simultanea di tutte le piante, sono esposte, alla NOTgallery, a rotazione e in formato digitale, ciascuna durante i giorni di programmazione della mostra. L’artista ha voluto rendere omaggio alla vegetazione del Central Park. Le piante del suo erbario sono quelle che maturano nel polmone verde di New York tra febbraio e aprile, i mesi della sua residenza nella Grande Mela. La ricerca condotta è meticolosa: la Pontorno ha consultato gli antichi erbari, studiando le forme, i colori e le caratteristiche delle singole piante, selezionando poi quelle esteticamente più congeniali al proprio scopo. Nonostante lo studio condotto dall’artista sia tra quelli più tradizionali, quasi di stampo rinascimentale, il prodotto finale risulta tutt’altro che classico: la Pontorno produce le sue immagini utilizzando il computer e la grafica 3D.
La mancanza di un referente reale è dunque l’elemento spiazzante del lavoro dell’artista catanese, che non si serve di alcuna immagine “analogica” per la realizzazione dei suoi lavori.
Le opere di Maria Grazia Pontorno sono dunque una copia della copia, scomodando il concetto che di arte aveva Platone; sono icone virtuali di immagini non reali bensì espressione di forme prodotte esclusivamente dalla mente dell’artista. L’utilizzo sapiente dei potenti e sofisticati software per la grafica e l’animazione in 3D non rappresenta per la Pontorno solo un sapiente esercizio tecnico, ma diventa un “luogo” autonomo, un territorio di esperienza ed espressività soggettiva. La tecnica della terza dimensione conduce dunque verosimilmente all’inganno: la menzogna che si tratti di dati reali.
L’inganno è reso ancor più evidente se passiamo ad analizzare il secondo lavoro intitolato Roots. Si tratta in questo caso di una video-animazione sempre realizzata attraverso la tecnica 3D. L’artista enfatizza l’illusione che si tratti di dati reali grazie all’introduzione del movimento. Ci troviamo di fronte a movenze ben studiate e fluide, come se a scuotere gli steli dei fiori fosse proprio il “vero” vento di Central Park.
Ma non appena l’inquadratura del fiore si allarga fino a coinvolgere i grattacieli di New York, l’inganno del reale attenua la sua forza e il virtuale torna a prendere il sopravvento. I grattacieli, come il fiore, si sradicano e spiccano il volo, mostrando le proprie radici. I tuberi dei grattacieli e quelli dei fiori non appaiono poi così differenti tra loro; sono, in fondo, attecchiti allo stesso terreno e si sono nutriti della stessa linfa. Il nutrimento vitale è in realtà una comune cultura che equipara piante e cemento armato, e che rende il paesaggio newyorkese naturale così come si manifesta.
L’allestimento di Roots prevede la presenza di cornici per entrambi i lavori, così come avverrà per quelli degli altri artisti che parteciperanno a Lithium, secondo un vero e proprio format espositivo. Nonostante il senso della cornice – da sempre votata a racchiudere e valorizzare i dipinti – si sia ormai modificato con l’avvento delle digital frame, il significato che qui le si vuole dare è proprio quello tradizionale: “aurizzare” e impreziosire le nuove forme d’arte mediali così come si farebbe per la più classica delle nature morte.
Grazie alle ottime capacità tecniche e ad uno studio scientifico rigoroso, Maria Grazia Pontorno ha creato delle immagini raffinate che sfidano e giocano con i nostri sensi spacciandoci per reale ciò che non lo è. Il lavoro della Pontorno, sapientemente enfatizzato dall’allestimento proposto nelle due sale espositive, vuole essere un grazie a New York, una città che probabilmente le è rimasta nel cuore. Il suo è un elogio ad una città dove l’integrazione tra popolazioni differenti è oramai una prassi naturale al pari dell’integrazione tra le piante del Central Park e le lamiere dei grattacieli.

Dall’alto:

Herbarium – Quercus Robur, immagine 3D, 2009

Herbarium – Vinca Minor, immagine 3D, 2009

Roots, still da video, animazione 3D, 2’36’’, 2010

Roots, wireframe, fase della modellazione 3D, 2010

Roots, still da video, animazione 3D, 2’36’’, 2010

Roots, still da video, animazione 3D, 2’36’’, 2010