“Il duende sale dal profondo, dalla pianta dei piedi (..) Tutte le arti sono capaci di duende ma dove lo si può trovare più facilmente è, naturalmente, nella musica, nella danza e nella poesia declamata, perché tutt’e tre hanno bisogno di un corpo vivo che interpreti, perché sono forme che nascono e muoiono continuamente (..) Questo ha molto duende”.
 
L’espressione, presa in prestito dal poeta Federico García Lorca, accenna alla potenza comunicativa dell’opera di Laura Cionci, artista che non può essere inserita in alcuna categoria prestabilita, creativa a tutto tondo che da circa dieci anni ha scoperto nella murga una nuova possibilità di manifestare, in un modo altro, pensieri e sensazioni.
Da poco rientrata in Italia dopo aver ottenuto un grande successo in Uruguay con la mostra Carnevalma presso il Museo del Carnaval a Montevideo, Laura Cionci propone un’arte mai autoreferenziale ma sempre implicata nella realtà in cui essa nasce e protesa a contatto con lo spettatore.

La murga è un fenomeno legato al Carnevale, una sorta di teatro di strada che unisce danza, canto, musica e si è sviluppata con diverse caratteristiche a seconda del Paese interessato, lasciando dunque distinguere una murga porteña nella parte argentina (Buenos Aires) e una uruguaya (Montevideo). Come afferma Laura Cionci: “Io nasco dallo studio e dal coinvolgimento della murga porteña. Nella zona del Quadraro qui a Roma, al centro sociale dello Spartaco, faccio parte di una murga porteña a tutti gli effetti che è Los Adoquines de Spártaco. Ha un’anima molto sociale e si inserisce in un quartiere con una storia importante”.
L’approdo alla murga uruguaya è stato il naturale proseguimento della necessità espressiva dell’artista e della sua passione per il Carnevale: “Sono arrivata nel Paese dove c’è il Carnevale più lungo del mondo, che è l’Uruguay. Qui il fenomeno della murga si è andato professionalizzando, è molto complesso ed ha raggiunto dei livelli qualitativi elevatissimi. È una risorsa di interesse internazionale che, a differenza della murga porteña, trova nel testo e nelle parole delle canzoni il suo fulcro espressivo”.

Testo per comunicare ma soprattutto testo per denunciare e farsi portavoce dei sentimenti e delle opinioni di coloro che non sempre vengono ascoltati. I murguisti, utilizzando melodie note al pubblico, variano il testo lanciando messaggi al tempo stesso poetici e satirici, piccanti e riflessivi.
Il rapporto tra arte e sociale è per Laura Cionci un rapporto stringente, attraverso il quale creare un nuovo tipo di relazione e di empatia tra gli individui, riappropriandosi in modo dirompente di quello spazio comunicativo di cui a volte è carente il mondo contemporaneo. Un dialogo profondo, che scende fino all’intimo della propria anima così come testimonia il titolo della sua mostra presentata a Montevideo, Carnevalma, in concomitanza con il carnevale uruguayo.
Qui, al Museo del Carnaval, dal 17 al 29 febbraio scorso, Laura Cionci ha esposto otto lavori, che elaborano in modo personale l’esperienza della murga e di tutti i suoi elementi tra cui il trucco, aspetto centrale e simbolico, ma anche i vestiti e le luci. “Non volevo fare niente di documentaristico. Volevo trasmettere una sensazione. Ho iniziato a truccare i miei amici e le persone che venivano nel mio studio. Facevo cantare loro una canzone e scattavo delle foto. Da queste ne sceglievo alcune e le privavo degli elementi più soggettivanti, come la bocca o gli occhi. Volevo l’espressione ma non il riconoscimento perché volevo creare una murga universale, sviluppando il mio lavoro sempre sulla costante della parte effimera della murga”.

Laura Cionci rielabora digitalmente le foto, in maniera molto leggera; le stampa su carta lucida e, scegliendo momenti diversi di uno stesso soggetto, le sovrappone in modo non preciso. L’immagine centrale, a differenza delle laterali, si presenta con le labbra chiuse perché quello in atto “non è un canto normale ma qualcosa di più profondo, un canto dell’anima”.
L’aspetto transitorio ed effimero della murga si manifesta dunque in queste opere tramite un gioco di contrasti che lasciano emergere l’unicità di questa manifestazione che mai si ripete uguale a se stessa e che, attraverso varie sensazioni che si succedono tra di loro, fanno sì che si delinei un diverso modo di comunicare e di entrare in contatto con l’altro. L’artista si fa carico di questa necessità quando afferma: “Il murguista che prima era racchiuso in quella splendida scatola luccicante e raccontava, ora è di fronte ad ognuno di noi. Ti bacia per salutarti. Il suo trucco rimane come un timbro sulla faccia dell’anonimo interlocutore. Come un piccolo virus, un cambiamento esterno che inizia a funzionare anche all’interno”.

Un toccare e allo stesso tempo un essere toccato, una reversibilità tra soggetti che non lascia spazio all’indifferenza ma che racchiude nello sguardo il momento culminante del contatto.
Durante lo spettacolo i murguisti in Uruguay – come i murgueri in Argentina – guardano sempre negli occhi il loro pubblico; in quest’atteggiamento non c’è però nessuna finalità di sfida, come racconta Laura Cionci, bensì la voglia e la necessità di trattenere l’attenzione e instaurare un rapporto con l’ascoltatore che non è più solo uno spettatore ma assume un ruolo attivo e partecipativo.
Per completare la sua opera Laura Cionci aggiunge un minibusto del David di Michelangelo, come direttore del gruppo della murga e ponte tra Italia e Uruguay, e diciassette luci al neon (come il numero dei componenti di una murga): “Il neon non è solo utilizzato tecnicamente per illuminare le trasparenze della pittura, ma anche per creare il movimento dei vestiti, perché il vestito è movimento e luce insieme”. La luce mette in evidenza lo sfavillio dei colori del trucco, che non ha la funzione di nascondere come la maschera, ma di lasciar trapelare un significato.

I contatti e le collaborazioni di Laura Cionci con l’Uruguay e con il Brasile si stanno infittendo e il fenomeno della murga si sta sempre più espandendo anche in Europa, dove in Spagna, in Italia, in Germania, in Belgio e in altri Paesi ancora, sono nati molti di questi gruppi.
Nell’attesa di vedere presto questa mostra – dichiarata in Uruguay di interesse culturale nazionale – anche in Italia, dove l’artista vorrebbe riproporre Carnevalma e portare la murga Agarrate Catalina, Laura Cionci sta lavorando ad un video, in cui attraverso la murga denuncia il mancato riconoscimento nel nostro Paese del linguaggio dei sordomuti.
Ancora dunque coinvolgimento sociale e allo stesso tempo emotivo perché: “La necessità di un artista è comunicare e secondo me la murga è l’elemento perfetto per farlo”.

Dall’alto:

Mostra Carnevalma di Laura Cionci a Montevideo in Uruguay presso il Museo del Carnaval

Murga Uruguaya

Murguista, 2012

Laura Cionci durante l’allestimento della mostra Carnevalma, 2012

Murguista, 2012

Murguista, 2012

Tutte le foto: Laura Cionci