L’intervento di Bill Viola nella chiesa cinquecentesca dell’Oratorio di San Gallo, curato da David Anfam, è tra gli eventi a latere dell’ultima Biennale di Venezia, un calderone che comprende anche cocktail, cene e feste in barca, fronte mare, o bordo piscina, dove invitati e imbucati possono cimentarsi negli sport più in voga del momento, quali l’accaparramento di tartine e bicchieri, senza disdegnare le esercitazioni di social climbing, in compagnia per esempio di Valeria Marini, tra le più avvistate in giro.

Ma lascerei le note di costume ai professionisti di settore, per concentrare l’attenzione su Ocean without a shore, la cui lettura, come il resto della produzione dello stesso autore, richiede un approccio percettivo sinestetico perfettamente in linea con il titolo dell’intera manifestazione Pensa con i sensi. Senti con la mente. Nel caso specifico la fruizione ravvicinata e partecipata può produrre effetti collaterali quali un progressivo coinvolgimento per immersione, con rallentamento del respiro e dilatazione dei connotati spazio-temporali.

“Il sé è un oceano senza approdo, lo sguardo non trova un inizio né una fine, in questo mondo e nel prossimo”. La citazione da cui è tratto il titolo è di Ibn al’Arabi, mistico poeta e filosofo nato in Andalusia nel XII secolo, sua la teoria dell’universo intermedio immaginale delle sostanze rarefatte “in cui lo spirituale prende corpo e il corpo diventa spirito”. Il tema è la presenza della morte nelle nostre vite, come dichiara lo stesso artista, da sempre dedito al perseguimento dell’ineffabile e ispirato per l’occasione a una poesia del cantastorie senegalese Birago Diop, che ci consiglia di “sentire le cose più che le persone, ascoltare la voce del fuoco, la voce dell’acqua, il fruscio dei cespugli nel vento”.

Come negli antichi templi il percorso di accesso procede dal pronaos al naos, uno spazio raccolto a pianta centrale, nel quale si spalancano tre grandi pale, poste sugli altari di pietra, concepite come portali di transito tra la via e la morte, la luce e l’ombra, la presenza e l’assenza. Una potente cascata d’acqua visualizza il punto di intersezione tra i due mondi, una sferzata di energia che squarcia il velo e anima le figure, dà loro colore, consistenza e incombenza, nel lento incedere dallo sfondo alla ribalta. In successione ciclica un medesimo rovescio d’acqua segnerà un altro attraversamento della soglia e l’inizio del percorso inverso di ritorno dei figuranti a poco più che conglomerati fantasmatici fuori fuoco, in un movimento danzato, fluido e incessante come quello delle onde del mare che rompono a riva. Concorre all’effetto l’espediente dell’uso strumentale della tecnologia video più sofisticata in stretto rapporto di comparazione con la scarsa definizione delle prime riprese in bianco e nero, con le quali l’ex musicista, tra i pionieri nell’uso del “pennello elettronico”, aveva iniziato a lavorare nei primi anni settanta.

Nostalgia per le origini o autocitaziane? Di fatto la qualità delle immagini video nei tratti che precedono e seguono la trasformazione digitale, mostra vistose analogie con quella dell’opera Il vapore (1975), nella collezione permanente del MAXXI, recentemente esposta al pubblico nell’ambito del Progetto DIC. Analogie di significante e di significato, perché nell’ecosistema del pianeta i processi di evaporazione sono dispositivi di termoregolazione in connessione diretta con la vastità degli oceani, così come il semplice atto di sedersi intorno a un tavolo a gambe incrociate per condividere del cibo, nell’accezione più ampia del termine, insieme alla video presenza dell’autore e ospite, diventa oltremodo significativo, qualora venga restituita all’accadimento la debita attenzione.

L’ultima immagine che mi viene negli occhi prima di andare in decompressione è Le tre età dell’uomo (1500-1) di Giorgione, che al tempo non disponeva delle meraviglie e degli effetti speciali dell’elettronica di oggi, e un’altra ipotesi di lettura dell’opera: forse un omaggio di un grande maestro americano alle sfumature del tonalismo veneto.

Bill Viola, Ocean Without a Shore, 2007                              Video ad alta definizione-installazione sonora /High Definition video-sound installation                                         Foto dal set / Production stills, Photo Kira Perov, Courtesy the artist