Riccardo Finocchi, docente di Sociologia dei processi culturali e Linguaggi visivi e comunicazione all’Università L.U.M.S.A. di Roma, definisce in questo saggio una linea che attraversa il sistema delle arti nell’antichità, fino all’attuale dibattito sulla nascita dell’estetica e la separazione tra arte e società.

Domanda l’autore: “Cosa fa sì che noi consideriamo un film di Vittorio de Sica, un dipinto di Giuseppe Capogrossi e una poesia di Mario Luzi come accomunati e accomunabili nell’essere opera d’arte?”. Come si suggerisce nella presentazione, Riccardo Finocchi indaga in che modo il sistema delle arti, ovvero cosa viene considerato arte e cosa invece non lo è, sia mutato nel corso dei secoli in un rapporto di interdipendenza e di stretta correlazione con il sistema sociale e il sistema culturale. Questo tipo di analisi comporta uno sguardo verso discipline diverse adottando un taglio trasversale, come si evince dal sottotitolo del volume “Per una sociologia dell’estetica”: dalla sociologia dell’arte alla sociologia della cultura, dalla storia dell’arte all’estetica. L’uso di un metodo di osservazione interdisciplinare e la discussione teorica in merito è alla base quindi dell’indagine dell’autore che si impegna nell’analizzare quale sia il significato che assume il concetto di “arte” nel corso dei secoli.

Seguendo lo sviluppo di questioni quali la diacronia del sistema dell’arte e della società, il sistema delle arti nell’antichità e gli adattamenti medievali al sistema delle arti, l’autore verifica come nell’antichità sia mancata una delimitazione netta del concetto di “arti”, inteso come “belle arti” rispetto ad altre forme di arte. Esaminando i sistemi delle arti elaborati durante il Medioevo, Finocchi appura invece come durante quest’epoca venga rielaborato completamente il sistema delle arti liberali con la connessa svalutazione nei confronti di tutte quelle attività che comportano il lavoro manuale. Un interessante capitolo, infine, è dedicato alla nascita dell’estetica e la separazione tra arte e società. A partire dal Seicento, secolo che ha segnato una svolta per la definizione del sistema delle arti proprio nel tentativo di dimostrarne la scientificità, si giunge alla postmodernità osservando il processo che ha dato origine alla società di massa. L’indagine si organizza intorno al pensiero di alcuni filosofi. Il sistema delle arti durante il Settecento è ben spiegato nella Critica del giudizio di Immanuel Kant che classificò le arti in tre diverse categorie, inserendo il giardinaggio tra le arti figurative. Nell’Ottocento, con l’introduzione della fotografia prima e del cinema poi, si creano nuove difficoltà per la delimitazione di un sistema dell’arte. Walter Benjamin analizza il rapporto tra arte, società e mezzi di comunicazione di massa nel celebre saggio del 1936 L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. L’esito estremo del processo di contaminazione tra arte e riproducibilità tecnica – spiega Finocchi – si ha con l’avvento dei New Media, capaci di generare un abbattimento delle distanze spazio-temporali rendendoli fruibili in ogni momento e in ogni luogo.

L’ultima domanda che si pone l’autore verte sul gusto estetico e su come questo venga condiviso socialmente. La questione dell’arte quindi, afferma ancora una volta l’autore, deve essere osservata come sociologia dell’estetica.

 

 

Riccardo Finocchi, Arte e non arte, Meltemi Editore, collana Meltemi Express, Roma 2005, b/n, 140 p.
euro 8,00, ISBN 88-7881-001-0