Vorrei dire sono sorpresa di fronte al caso della artista Dorota Nieznalska, ma in verità non sono sorpresa veramente poiché i tempi sono molto ambigui.
Sono però adirata ed indignata.
In effetti accade che di fronte all’ampiezza della diffusione delle notizie, di fronte alla larghezza della consapevolezza dei valori della democrazia, di fronte alle manifestazioni di solidarietà di carattere veramente cosmopolite, si innalzi una arroganza dei politici e delle magistrature a loro servizio che possono senza vergogna compiere operazioni di censura da considerarsi inaudite per l’Occidente e per l’Europa unita democratica: come è per la condanna a sei mesi di reclusione dell’artista Dorota Nieznalska, con motivazioni liberticide. 
Dorota Nieznalska, una giovane artista, è stata condannata a sei mesi di prigione per offesa ai sentimenti religiosi. Il reato, contemplato dal nuovo codice penale polacco, era costituito dalla mostra personale dell’artista, intitolata “La Passione” e svoltasi dal 14 dicembre 2001 al 21 gennaio 2002 nella galleria “Isola Progress” di Danzica. 
L’installazione presentata dalla Nieznalska era composta da un oggetto a forma di croce greca, appesa in una sala semibuia dove, su uno schermo, era proiettato un film video sugli esercizi di un uomo in palestra. L’opera nel suo complesso costituiva una lucida riflessione sulla condizione maschile, perciò su quell’oggetto a forma di croce, c’era un’immagine dei genitali maschili. 
Altro Vero e proprio atto censorio e gravemente dannoso dal punto di vista penale e civile, oltre a quello citato, è la chiusura della galleria Isola Progress, tra le più note della avanguardia polacca postcomunista. Dichiaro che la motivazione “per offesa ai sentimenti religiosi” e la scelta della pena “punire il reo con la reclusione e non con la multa, perché l’artista è diventata famosa e sicuramente si troverebbero persone pronte a pagarla in sua vece” sono gravemente offensive dei principi fondamentali democratici della separazione dei poteri tra stato e chiesa, sono gravemente offensive del principio della libertà dell’arte e dell’espressione in genere, sono inoltre accusatorie ed offensive verso la comunità internazionale dell’ arte e della cultura democratica.
Come può entrare in Europa una Nazione come la Polonia, che dovrebbe farlo il 1° maggio 2004, che non rispetta la libertà di espressione e la libertà dell’arte?
Va d’altronde dichiarato e ricordato che l’arte e l’azione dell’arte sono riconosciute internazionalmente come sacre, così come sacri sono riconosciuti i luoghi dell’arte: ed al pari di qualsiasi religione va tutelata la libertà di creare propri simboli e segni. Il carattere “TESTIMONIALE” e “SIMBOLICO” dell’ ARTE è riconosciuto nella filosofia e nella letteratura artistica di tutto il mondo moderno, da Dante Alighieri a Erwin Panofsky ad Umberto Eco a Catherine Millet (tanto per fare solo alcuni nomi).
Dichiaro pertanto che né tale legge polacca (come nessun altra legge di diritto comune) può essere applicata all’arte e alla libertà della sua sacra pratica, salvo auto-negarsi.
Nel mio ruolo di libero professore universitario di Storia dell’arte Contemporanea presso l’Università di Roma 1 “La Sapienza”, in nome della mia legittimazione a valutare e riconoscere l’opera di un artista contemporaneo, dichiaro che l’opera della Dorota Nieznalska è un’opera d’arte, esprimo piena solidarietà per l’artista, e dichiaro che in quanto artista Dorota Nieznalska non è perseguibile.
Come volle Gesù “Dai all’Artista ciò che è dell’Artista, dai a Dio ciò che è di Dio”.

In fede,

Prof. Simonetta Lux

Cattedra di Storia dell’arte contemporanea
Università di Roma “La Sapienza”

Roma, 27 aprile 2004