Quando Uemon Ikeda installa un sistema di segni e di oggetti in un ambiente come in questo Viaggio in Italia a Bomarzo (6 novembre – 11 dicembre 2005), dove realizza un’opera fatta di una fitta rete di fili rossi di plastica che occupano un intero ambiente come una ragnatela irregolare con sospeso in un certo punto un abito da donna tutto tagliuzzato a striscioline, o quando fa un disegno di quelle sue architetture fantastiche in rosso Letraset all’interno delle quali sono accennati frammenti di eventi o scale impossibili, o quando scrive uno di quei suoi testi di Teatro Impossibile (in cui associa una parola o un microevento a memorie mitiche o autobiografiche personali o qualsiasi altro dissociato elemento) in verità mostra sempre una cosa: il suo processo creativo e immaginario che consiste nel suo interiore melting-pot fatto di storia, storia personale, mitologia, e quotidianità. Veloce e acuto Ikeda può drammatizzare lo sguardo interrogativo in uno specchio con una scritta veloce di rossetto, o anche il più quotidiano e basso degli eventi flash che ci possono accadere ogni giorno.
In Ikeda convivono una cultura e una filosofia elevata con il dramma di un nomadismo tra Giappone e Italia, suo paese di adozione, che non ha trovato uno scoglio di ancoraggio.

Il vello d’oro*
Giasone e
La bella Medea
: ma a tutto cio c’e’ un limite, straniero!
(So d’addormentarlo-il drago che protegge il vello d’oro)
Medea s’intrecciava ripetutamente i suoi capelli sciolti
Giasone abbassò lo sguardo
: non ti fidi, rimpiango d’averti incontrato in quest’occasione.
: Straniero, mi porterai nel paese dove tu abiti a bordo di Argo, la nave ……,
Prendi il vello d’oro dalla quercia …
Scorreva il tempo più veloce dei miei passi, una pelliccia di un bazar di Istanbul
, che non le piace più. Era il mio viaggio con lei, ma non è altro che i ricordi raccontati da lei… Le memorie del mio viaggio sono tutte esaurite. Tutte le repliche di lei erano soltanto i racconti già subiti da me al tempo dei giorni passati. Non mi ricordavo nulla di che diceva lei.
Lei: ma veramente non ti ricordi di nulla che racconto?
Abbiamo viaggiato insieme o no!
Senza di lei i miei ricordi di viaggio di noi due-insieme non completava nulla. Anzi, alla fine, i miei ricordi erano suoi, come quelli dell’infanzia che a volte mi accorgevo/scoprivo essere soltanto immagini di foto scattate dai genitori o dai suoi racconti.
Uemon
Testo che accompagna la realizzazione dell’installazione nel Castello Orsini di Bomarzo realizzata nell’ambito della mostra collettiva Viaggio in Italia.

Dall’alto:
Uemon Ikeda, Progetto Casa Lux Atelier, 2000, disegno, a inchiostro, pantone Letraset rosso su carta, cm 29 x 42

Uemon Ikeda, installazione, fili di plastica rossa, vestito da donna, in Viaggio in Italia, 2005, a Bomarzo.