Bibliografia:
Jean Tinguely, L. Bezzola, Zurigo, 1974; Niki de Saint Phalle, a cura di P. Hulten, Centres George Pompidou, Parigi, 1980; Jean Tinguely, Biographie und Werk, H. E. Violand-Toby, Munich, 1995; Niki de Saint Phalle. Il Giardino dei Tarocchi, a cura di A. Mazzanti, Milano 1997; Niki de Saint Phalle, la donazione, a cura di Jacques Peyrat, AndrŽ Barche, Nizza, 2002;

Notizie utili

Ubicazione:

Località Garavicchio, presso Capalbio (GR)

Ingresso:6 euro

Informazioni: www.provincia.grosseto.it/tarocchi

Tel. (0039) 0564 895122
Fax. (0039) 0564 895700
Apertura compresa tra il 13 maggio 2002 ed il 20 ottobre 2002

Si tratta di una serie di sculture ambientali percorribili a tema che costituiscono un vero e proprio parco: le figure dei Tarocchi, progettate e realizzate da Niki De Saint Phalle tra il 1979 ed il 1996. Jean Tinguely, marito di Saint Phalle, a cui la moglie ha dedicato alla fine del percorso una piccola ed insolita cappella, con tanto di fotografia del compagno scomparso nel 1991, ha collaborato realizzando alcune opere in movimento che emettono i suoi tipici e sinistri cigolii, oltre naturalmente alle altre strutture in ferro. I suoi interventi contrastano visibilmente con l’ironia, la favola ed il senso del gioco di De Saint Phalle.
In aperta campagna, situato a metà di una collinetta ricoperta di vegetazione, visibile per le sue torri colorate e riflettenti giù dalla strada statale Aurelia, il “Giardino dei Taroccchi” sorge proprio la dove era una volta una cava di marmo. Un’operazione quindi che segue quegli interventi di recupero di discariche, miniere o cave abbandonate, che per primi hanno messo in pratica a livello progettuale e pratico, a partire dagli anni ’70, negli Stati Uniti, Smithson, Morris, Heizer, spesso dimostrando che il recupero in senso artistico di questi luoghi è più economico di recuperi tradizionali e più “razionali”.
L’ingresso nel “Giardino dei Tarocchi” avviene sulla falsariga di un percorso magico ed irreale, del tipo “Alice nel paese delle meraviglie”, o più semplicemente fantastico, attraverso mostri, draghi, cavalieri, architetture coloratissime, tutte realizzate in cemento e ricoperte di tessere di mosaico in vetro ed in ceramica, che nelle giornate di sole si accendono nel vero senso della parola. Se a questo si unisce il fatto che le opere sono disseminate in una vasta area verde, al punto che alcune sono visibili soltanto entrando in piccole radure nella boscaglia, il percorso nel “Giardino dei Tarocchi” agisce continuamente sullo stupore, la sorpresa e la curiosità dello spettatore. Un attraversamento di uno spazio per certi versi simbolico ma anche naturalistico nel senso che sfrutta la conformazione del territorio, in cui le sculture si animano fino a divenire veri e propri ventri della balena che ingoiano letteralmente lo spettatore (come avviene all’inizio del percorso).
Se i referenti più immediati per questo spazio sono naturalmente il Giardino di Bomarzo (tra l’altro non lontano da lì) o le architetture di Gaudì (in particolare il Parco Guell di Barcellona), non può non venire in mente il “Palazzo Ideale” del postino Cheval presso Hauterieus, in Francia, a cui il curioso personaggio lavorò in piena solitudine per più di 30 anni. Il “Giardino dei Tarocchi” E’ un’opera collettiva perché realizzata con l’aiuto di manovalanze varie (lungo il sentiero di cemento si leggono ancora i loro nomi e le loro dediche) e non di certo l’opera solitaria di un incredibile sognatore come Cheval, perchè possiede, pur nella sua rifinita ed elegantissima estetica, una forte carica onirica e surreale, come del resto gran parte delle sculture di De Saint Phalle, dalla grande “Hon” del 1966, un grande corpo femminile penetrabile al suo interno attraverso un vero e proprio ingresso con tante di scalette, alle “Nanas” od alle sculture in movimento che spruzzano acqua davanti il Beaubourg.
Il “Giardino dei Tarocchi” è dunque pensabile come una grande scultura architettonica decomposta ed agibile, in grado non solo di modificare ed estetizzare l’aspetto di una zona naturale ma anche di conferire al luogo una sua durevolezza nella memoria, nell’emozione, nella suggestione e quindi nella caratterizzazione storica e culturale (seppur magica e fantastica) di uno spazio. E’ grazie all’aiuto dell’amica Maria Caracciolo Agnelli che il progetto dell’artista è stato reso possibile, mentre attualmente il luogo museale è sostenuto dalla Fondazione dedicata proprio a De Saint Phalle.

Garavicchio- Grosseto, Il giardino dei Tarocchi