Bibliografia
E. Crispolti (a cura di), “Campo del sole. Un’architettura di sculture a Tuoro”, Tuoro sul Trasimeno, 3 voll., Milano 1986-1990.
A. Magnoni, “Nove scultori di Campo del sole”, maggio/giugno 1990, Galleria d’Arte Aminta, Siena 1990.
L. Caccia, “I Parchi-Museo di arte contemporanea in Italia. Il caso di ‘Campo del Sole’ a Tuoro sul Trasimeno”, tesi discussa alla Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali, Viterbo, A.A. 2000-2001.

Notizie utili
Ubicazione:
Tuoro sul Trasimeno (PG), zona “Punta Navaccia”. Si raggiunge mediante l’Autostrada del Sole (A1) Roma-Firenze: uscita Valdichiana per chi proviene da Nord; uscita Chiusi-Chianciano Terme da Sud.
Ingresso libero
Informazioni:
á Associazione turistica pro-Tuoro, via Ritorta 1, Tuoro sul Trasimeno (PG); tel.: 075 825220; e-mail: tuoro@edisons.it
áwww.comune.tuoro-sul-trasimeno.pg.it

Sorto in tre fasi tra il 1985 e il 1989, Campo del sole è un parco-museo situato a Tuoro, in Umbria, nello storico teatro della battaglia che Annibale, il 24 giugno del 217 a. C., condusse e vinse ai danni dell’esercito romano.
Rispetto ad analoghi tentativi di prescindere dalla tradizionale fisicità del museo-contenitore, il caso del piccolo centro della provincia perugina si distingue per il prevalente carattere pubblico di un’iniziativa che è riuscita a far convergere esigenze di natura urbana, ambientale ed economica. All’inizio degli anni Ottanta, l’approssimarsi del ventiduesimo centenario del sanguinoso evento che investì le rive del Trasimeno divenne occasione per una celebrazione del fatto storico che sfruttasse il potenziale socializzante dell’arte. Una zona in prossimità del lago – Punta Navaccia – venne recuperata per la circostanza ad area di verde pubblico e destinata a sede stabile di un insieme di sculture. Della direzione artistica fu incaricato Enrico Crispolti, mentre alla concreta progettazione di quello che a tutti gli effetti divenne uno spazio urbano, come tale liberamente fruibile dalla collettività, avrebbero provveduto gli scultori Pietro Cascella, Cordelia Von den Steinen e Mauro Berrettini.
Nel complesso furono coinvolti ventotto artisti di varia provenienza geografica, chiamati a dare corpo a quella che Crispolti ha definito un”’architettura di sculture”. L’esibita progettualità.è in effetti uno dei tratti più singolari di Campo del sole, evidente sin dalla scelta di un unico tema – quello della colonna in pietra – da declinare senza escludere la commistione con altri materiali, ma restando entro margini dimensionali anch’essi dettati a priori.
Buona parte degli elementi scultorei creati su questi presupposti è stata collocata seguendo il sinuoso andamento di una spirale caudata, alla quale introduce una pavimentazione in pietra di forma triangolare e con il bordo perimetrale segmentato lungo la base da tre blocchi allineati, in origine affioranti dall’acqua. Alla destra del triangolo, altri blocchi in sequenza innescano con discrezione il vero e proprio sviluppo concentrico. L’intento è quello di invitare il visitatore a trascorrere con gradualità dalla dimensione lacustre che si dispiega giusto in prossimità dell’ingresso del Campo a quella insieme terragna e simbolicamente astrale evocata dalle stelle allineate. L’apparente univocità del percorso è inoltre suggerita da un sentiero lastricato che traccia sul manto erboso la via spiraliforme da seguire, ma che in realtà si presta a continue deviazioni, finendo per immettere in una dimensione labirintica ricca di stimoli. L’approdo ultimo verso cui sospingono con fare centripeto le molteplici, potenziali traiettorie è costituito da una tavola, anch’essa in pietra, su cui campeggia un elemento plastico chiaramente allusivo al cosmo. Per Cascella, che è l’autore di questo desco, si è trattato di un modo per evocare la dimensione simposiaca e di conviviale pluralismo insita nella spirale.
Parallelamente, lo slancio verticale delle colonne e la loro collocazione in funzione di uno schema circolare hanno autorizzato l’assimilazione a monumenti megalitici protostorici e ai culti uranici da essi testimoniati. Da qui l’idea di Campo del sole come di una sorta di Stonehenge dei nostri giorni, misterioso invito ad una spiritualità da riscoprire e da coltivare per il tramite della scultura.
All’ideale polo opposto di questa spinta ascensionale si colloca invece la concretezza di ciò che è strettamente avvinto alla terra, e ad essa strappato per fornire agli artisti la materia prevalente di cui servirsi. Estratta da cave locali, la cosiddetta “pietra serena del Trasimeno” – un’arenaria dal colore grigio-azzurro che col tempo e con l’esposizione all’aperto vira in una caratteristica tonalità rosata – costituisce più che un semplice materiale d’occasione. L’idea di valorizzare una risorsa del territorio ha costituito infatti la spinta più forte alla realizzazione del parco-museo, senza contare l’importanza del coinvolgimento, al fianco degli scultori, di scalpellini e artigiani di Tuoro, depositari per antica consuetudine dei più intimi segreti di quella pietra.



La tavola-desco di Pietro Cascella al centro della spirale; visibili, da sinistra, le colonne di Staccioli, Nagasawa, Stahly e Lionni

Veduta d’insieme del parco-museo