Giovedì 5 novembre alle ore 19.00 il MLAC, Museo Laboratorio di Arte Contemporanea della Sapienza, presenta Peggio tutta. Concorso per comici e imitatori di Mauro Folci, a cura di Domenico Scudero.

Peggio tutta. Concorso per comici e imitatori ideato da Mauro Folci, chiede ai concorrenti (comici e imitatori, cabarettisti, attori e gente comune) di esibirsi recitando un capoverso a scelta della poesia di Beckett Peggio tutta tradotta in latino, imitando papa Ratzinger. La performance al Museo Laboratorio di Arte Contemporanea consiste nella gara dei sei finalisti selezionati da una giuria che ha valutato le proposte pervenute a partire da luglio, quando il concorso è stato ufficialmente bandito con la pubblicazione in rete. I partecipanti hanno presentato il loro progetto in formato video oppure descrivendo dettagliatamente la loro performance nel sito dedicato al concorso www.peggiotutta.it.

La scelta dell’Università La Sapienza quale sede della serata finale del concorso non è casuale ma si riferisce alla rinuncia del Papa a parlare all’Università in occasione dell’inaugurazione dello scorso anno accademico, a causa delle contestazioni di alcuni professori e studenti che cercavano di difendere la laicità dell’istruzione universitaria. La questione della caduta dei valori e della perdita della fede è cara al pontefice che, insistendo su una interpretazione in senso nichilista del nostro tempo, ha accusato Nietzsche di essere il responsabile della perdita dei valori, indicandolo esplicitamente come il filosofo del male.
Scrivono Mauro Folci e Marta Roberti: “Se Ratzinger ritiene che i solidi valori della fede e dell’obbedienza possano riscattarci dalla malattia nichilista, Nietzsche invece nella sua analisi genealogica del pensiero occidentale rileva che i valori del Cristianesimo sono la causa principale della decadenza. Pur nella frammentarietà della sua esposizione, il filosofo lascia spazio ad un pensiero positivo, che si è soliti denominare come nichilismo attivo per contrapporlo al nichilismo passivo che è quello che si rifugia nel ricordo”.
A partire dunque da questa riflessione, nella performance Peggio tutta Nietzsche è sostituito da Beckett perché i suoi personaggi esplorano in profondità il non senso dell’esistenza. Tutti i protagonisti beckettiani sono all’insegna dell’esaurimento: si esaurisce la parola, si esaurisce la voce, si esauriscono le immagini ed i gesti. La condizione che ci prospettano è quella in cui l’annullamento di ogni determinazione, di ogni bisogno, preferenza o scopo si fa paradossalmente preludio alla massima potenza.
Il cortocircuito tra Papa Ratzinger e Beckett si gioca proprio su questa questione, tra il determinismo espresso dalla religione di cui è capo, secondo cui tutto è determinato compresa la fine, e l’indeterminatezza o genericità del carattere umano che invece può generare ogni possibile.

L’evento fa parte del ciclo espositivo del MLAC diretto da Simonetta Lux e curato da Domenico Scudero, realizzato con il contributo della Regione Lazio per la ricerca “Applicazione nuove tecnologie multimediali arte contemporanea” e con il sostegno della Facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università La Sapienza.

Mauro Folci. Peggio Tutta
di Domenico Scudero

Una delle prime osservazioni che possono farsi sul lavoro Peggio tutta di Mauro Folci riguarda la definizione stessa dell’opera e della sua messa in scena. Per quanto si sia abituati ad un sistema dell’arte che produce le più disparate forme di rappresentazione artistica, dalla performance alla produzione seriale, dal frammento effimero all’azione socio-politica, una delle domande più frequenti riferite all’arte è proprio quella di chiedersi in cosa consista fattualmente l’opera. Qui la risposta non è semplice, ma ha bisogno di uno sforzo comprensivo da parte dell’osservatore, se anche persone informate del contemporaneo e a conoscenza del lavoro svolto negli anni da Mauro Folci mi hanno chiesto: ma l’opera qual è?
La mostra “Peggio tutta”, che ha avuto una genitura alquanto difficile, aspra, complicata anche e soprattutto per via della carenza di fondi e di personale da parte della struttura MLAC, e alla quale cerchiamo di porre rimedio con lavoro volontario da parte di giovani curatori e di studiosi, è incentrata su un concorso per giovani comici. I performer saranno chiamati a recitare un verso della poesia di Beckett Peggio tutta tradotta in latino, imitando papa Ratzinger. Una giuria premierà il vincitore e la documentazione di ciò che accadrà sarà la parte concreta e fissa dell’allestimento che verrà. L’idea originaria era di poter esporre questa azione complessa in spazi più articolati e pubblici all’interno dell’università, ma come sempre accade, quando si produce sperimentazione, sono emersi gli ostacoli insormontabili, l’occhiuta censura da parte di una burocrazia inflessibile e idiota, l’obbedienza cadaverica (Kadavergehorsam) che già precedentemente Mauro Folci proprio al MLAC aveva indicato come male estremo reso banale nella traduzione di organigrammi di comando. Non a caso quella mostra Effetto Kanban del 2002 al MLAC “ci” era stata censurata con brutalità. Che in questa e altre università si stia vivendo una condizione di repressione della ricerca e che a beneficiare di questa situazione siano i quadri intermedi, di una pubblica amministrazione corrotta e abbrutita dai privilegi, è fatto oramai scontato, conclamato. Peggio tutta!
In una breve sintesi si può affermare che l’opera esposta da Folci, e da lui interamente prodotta, sia l’azione performativa di una messa in scena collettiva. Ci si ricollega a quanto teatralizzato da Fabio Mauri sulle condizione del Fascismo in quanto costruzione di una forma bella votata al male e che nel suo maquillage rapisce gli sguardi e distoglie dalla consapevolezza del pensiero e della morale. In Peggio tutta si smitizza sarcasticamente il bello come veicolo del bene. Noi non sappiamo sino a che punto gli artisti che parteciperanno al concorso siano consapevoli di ciò che “rappresentano”, ma in qualche modo questo gioco è simbolo dell’inconsapevolezza dei nostri tempi, anni in cui si agisce senza spendere mai del tempo sulla ragione di ciò che si fa e sulla responsabilità di ogni nostra azione come parte del tutto. Sebbene la ragione ci dica che i tempi del nostro quotidiano siano disastrati e focalizzati sul male, una politica minata da scandali torbidi da basso impero, un potere assoluto nelle mani di chi disprezza la cultura ed il pensiero, rimane l’accidia consapevole di constatare in ogni tragitto pubblico che una netta maggioranza sociale, sia perché psicologicamente schiavizzata dai mass media, sia perché ricattata da un sistema di gestione economico impazzito, ha deciso di “suicidare” la parte positiva e solidale della nostra cultura. Dando mandato esecutivo ad un manipolo di assurdi individui che “non sanno cosa fanno”, ma che stanno lì per motivazioni spesso riconducibili a valori estetici. Che un ministro sia scelto per le sue gambe è indicazione che per questa maggioranza di “pensatori” risulta del tutto accettabile. Ciò che si ravvisa non è tanto la rassegnazione di chi vede il male ma la gioiosa tracotanza di chi lo gestisce col beneplacido di un pletora di schiavi ben vestiti e assopiti nel comfort. Peggio tutta è un fotogramma del nostro tempo, la parodia del male travestito da bene, la ridanciana comicità della politica e delle sovrastrutture sociali agite e veicolate come strumento di gestione di un paradosso storico, ovvero quello di ingessare la cultura in panni votivi e condizionare le nostre vite per favorire interessi di una esigua minoranza dagli usi e dai costumi votati all’ipocrisia ed al sadismo.

Novembre 2009