Terre natale – ailleurs commence ici: una mostra d’arte contemporanea senza opere, non per via della loro “sparizione” di memoria concettualista, ma per l’affermazione di una modalità espositiva al cui centro è un concetto – la terra nativa e le sue insospettabili declinazioni – a partire dal quale si dipana la sua “mise en oeuvre”. I protagonisti, o meglio gli artefici della concettualizzazione di quello che potremmo ritenere il tema dell’esodo estremo, non sono due artisti in senso stretto, ma un cineasta fotografo esploratore, Raymond Depardon, e un urbanista filosofo, colui che ha firmato alcuni dei momenti cruciali dell’attuale dibattito artistico contemporaneo, Paul Virilio.

Ad essere realizzata è l’idea di indagare dove sia oggi la radice, che cosa si debba intendere per radicamento alla terra, quale sia la terra e che cosa rappresenti alle sue diverse latitudini essere nel mondo e, infine, come ci si sedentarizza o ci si esilia in un momento segnato dalla caratteristica del nomadismo perpetuo. Questione, quest’ultima, di scottante attualità visto che si stima che da qui ai prossimi 30 anni, all’incirca nel 2040, le aree di distribuzione della popolazione mondiale saranno sostanzialmente diverse da quanto ci appare oggi. I fattori che gli studi di settore hanno individuato come determinanti le nuove migrazioni sono molteplici e spaziano dall’irresponsabile sfruttamento delle risorse naturali (effetto serra), alle questioni politiche (rifugiati politici, perseguitati politici), alle questioni economiche (il sempre più elevato dislivello tra paesi ricchi e paesi poveri). Oggi siamo perennemente in movimento, ed è in tal senso possibile parlare di uno stato di mobilitazione “globale”. Che riguarda tutti, indipendentemente dalle ragioni che ci spingono a muoverci, sia nei lunghi tragitti che in quelli brevi.

Il preliminare interrogativo di partenza è dunque: “cosa resta oggi del mondo, della terra nativa, della storia del solo pianeta abitabile?” Qual è lo stato di salute della terra in un’epoca di radicamenti e sradicamenti nuovi, dati complementari di un unico tema: quello del nomadismo in una dimensione che, si diceva, non ha corrispettivi precedenti nelle vicende passate del nostro pianeta e che oggi nella sua età matura è l’elemento che lo contraddistingue ovunque, in ogni sua parte, a qualsivoglia latitudine?
La mostra offre un palinsesto dell’indagine su questo delicato tema che investe per sua natura l’umanità nella sua interezza, sia che la si osservi da un punto di vista strettamente etno-antropologico o scientifico-statistico, sia che se ne apra la lettura ad una prospettiva socio – politica – economica. Non fornisce, d’altro canto, soluzioni che, inevitabilmente, si darebbero come contingenti e sottilmente sovradimensionate, ma mette in scena il “pensiero su”. È nel suo complesso una rappresentazione della Terra, quasi ci si collocasse fuori e la si osservasse da un altro pianeta.
Innegabilmente c’è un effetto di straniamento che pervade l’intera operazione, straniamento rispetto ad un pianeta che abitiamo e che viviamo ma del quale ci sfuggono le macroscopiche dimensioni delle sue attuali trasformazioni e sul cui futuro, sul destino che l’attende, restano aperti numerosi punti interrogativi.

Il giro del mondo in 14 giorni compiuto da Raymond Depardon è un viaggio nella storia e nel presente che mette insieme il ricordo dei morti in Vietnam, con le riprese al monumento di Washington, con il cimitero di Hàcia. I vari mondi ciascuno con le sue storie, Maiuscole e Minuscole, in un viaggio che si compone di tessere disarticolate del presente o, come dice Virilio, di derive che annullano la consapevolezza della geografia. Siamo dunque ad un giro di boa in cui la concezione geografica stessa non ha più ragion d’essere? “La terre est trop petite pour le progrès” è la constatazione di fondo. Stiamo attraversando una crisi che concerne il senso di ristrettezza del mondo, la sua inadeguatezza a corrispondere le ambiziose mete del progresso. Questa consapevolezza, che così eloquentemente Terre natale – ailleurs commence ici contiene, impone riflessioni approfondite sul “sostenibile”, difficilmente liquidabili in una formula risolutiva e il cui segno epocale è nell’idea di una mostra portavoce di un nuovo senso di responsabilità a cui tutti siamo chiamati: una lezione etica.

© Raymond Depardon – Paul Virilio
Terre natale – ailleurs commence ici (cat.)
Parigi. Fondation Cartier pour l’art contemporain
2008

© Raymond Depardon – Paul Virilio
Terre natale – ailleurs commence ici (cat.)
Parigi. Fondation Cartier pour l’art contemporain
2008

© Raymond Depardon – Paul Virilio
Terre natale – ailleurs commence ici (cat.)
Parigi. Fondation Cartier pour l’art contemporain
2008

© Raymond Depardon – Paul Virilio
Terre natale – ailleurs commence ici (cat.)
Parigi. Fondation Cartier pour l’art contemporain
2008

© Raymond Depardon – Paul Virilio
Terre natale – ailleurs commence ici (cat.)
Parigi. Fondation Cartier pour l’art contemporain
2008